E:IKON N. 4

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Anno 2 - Giugno 2009 e. 10,00

PIETRO NEGRI EDITORE Rivista trimestrale prezzo di copertina euro 5,00- POSTE ITALIANE s.p.a. Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv, in L.27/02/2004 n°46) art.comma 1, DCB VICENZA N. 1Giugno 2008 suppl. rivista Museohermetico

e:IKON eventi, artisti e immagini dell’Arte

federcritici

IKON:04 SERENARI ROBERTA FUKA SANDRA DENTI GIUSEPPE FERRANTE CARLO AMELIE GATO DEL PICCOLO FEDERICA VALDIVIA PATRICIA NANGERONI CARLO VERNI TITTI BELLUCCI ALESSANDRO NATALI MANOLA NIGRI FRANCESCO SCOLARO MASSIMO FRAGLIA DEI MUSICI GROTTO MIRCO CASSETTI LAURA ANGELERI COSIMO DE FRANCO GIOVANNA



e:IKON

federcritici

eventi, artisti e immagini dell’arte

EVENTI & MOSTRE

LA BIENNALE DI VENEZIA 2009 53^ esposizione

04 ARTE& TERRITORIO

TALENTO& MESTIERE

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18 ARTISTI& GALLERIE

22 SCRITTORI& LIBRI

38 EIKON - federcritici per l’arte e la cultura

N. 4/ Giugno 2009

Rivista trimestrale Supplemento della testata MuseoHermetico Reg. Trib. VI . 1115 del 12.09.2005 Pietro Negri Editore Roc. n. 13974

Stampa Grafiche Corrà San Bonifacio (Verona)

Federcritici Str.lla S. Barbara 1/b 0444 324915 federcritici@alice.it

Direttore responsabile Maria Elena Bonacini Redazione Arch. Laura Leone Giulietta Cozzi - artista e designer Prof. Anna Maria Ronchin Dr.ssa Graziella Zardo Prof. Lori Adragna

Pubblicità Pietro Negri Editore pietronegrieditore@alice.it 0444 324915




EVENTI & MOSTRE

LA BIENNALE DIVENEZIA

Fare Mondi//Making Worlds

a cura di Anna Maria Ronchin

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omenica 7 giugno 2009 è stata aperta al pubblico la 53^ Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, ai Giardini , all’Arsenale e in altri luoghi di Venezia. Yoko Ono e John Baldessari sono i vincitori dei due Leoni d’oro alla carriera, titolo dell’edizione 2009 “Fare Mondi//Making Worlds”. Il riconoscimento è stato attribuito dal Cda della Biennale di Venezia, su proposta del Direttore Daniel Birnbaum , perché, ha dichiarato, i due artisti ” hanno dato forma alla nostra comprensione dell’arte e al suo rapporto con il mondo nel quale viviamo.” Una premiazione prevedibile, per alcuni, meritata per altri: Yoko Ono (Tokio, 1933) è una delle più significative personalità dell’Arte, tra i fondatori del gruppo Fluxus ha elaborato strategie artistiche d’avanguardia, le sue performances hanno lasciato una traccia duratura nell’arte del secondo dopoguerra. John Baldessari (California, 1931) dagli anni ’60 ha creato un linguaggio rivoluzionario ed ormai consolidato nelle arti visive, realizzando un eccezionale corpus d’opere. Infatti, i due artisti hanno “aperto nuove possibilità di espressione poetica, concettuale e sociale”, ha dichiarato il Direttore artistico ed hanno assunto un ruolo di riferimento sia per i movimenti d’avanguardia sia per gli happening, la body performance, le installazioni o l’arte concettuale di film-makers selezionati per questa 53^ Esposizione Internazionale di Venezia. Com’è noto la Biennale ospita artisti selezionati dai commissari nazionali dei Paesi espositori e presentati dai curatori nel padiglione loro riservato. Significativa la scelta della Repubblica di Corea che nella precedente edizione del 2007 aveva presentato l’istallazione di Lee Hyungkoo, in quella attuale il commissario Eungie Joo ha scelto le opere luminescenti dell’artista Haegue Yang Series of Vulnerable Arrangements – Seven Basel Lights, 2007 esposto nel Padiglione ai Giardini . Il nuovo Paglione Italia all’Arsenale è ingrandito passando da 800 mq. a 1.800 mq. di superficie affacciandosi sull’adiacente Giardino delle Vergini, costituisce una delle principali innovazioni della 53^ Esposizione della Biennale di Venezia. I curatori sono Beatrice Buscaroli e Luca Beatrice che hanno presentato la mostra “Collaudi”, una selezione di artisti che omaggiano Filippo Tommaso Marinetti, la vitalità nel presente.“Il nostro sguardo – affermano Beatrice e Buscaroli - si è concentrato soprattutto sulla generazione dei quaranta-quarantacinquenni, arricchendolo con alcune proposte più giovani e con maestri che rappresentano punti di riferimento visivo e culturale”.

Haegue Yang, 2008

Michelangelo Pistoletto : Seventeen Less One, 2008

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Al Padiglione Italia la creatività italiana torna al centro della Esposizione Internazionale d’Arte, grazie al Ministero per i beni e le attività culturali, al PARC e alla Fondazione La Biennale di Venezia, Presidente Paolo Baratta, con opere appositamente realizzate da: Matteo Basilé, Manfredi Beninati, Valerio Berruti, Bertozzi&Casoni, Nicola Bolla, Sandro Chia, Marco Cingolani, Giacomo Costa, Aron Demetz, Roberto Floreani, Daniele Galliano, Marco Lodola, MASBEDO, Gian Marco Montesano, Davide Nido, Luca Pignatelli, Elisa Sighicelli, Sissi, Nicola Verlato e Silvio Wolf. Viene così recuperato uno spazio determinante per l’arte italiana nelle maggiori manifestazioni al mondo dedicate al contemporaneo. Uno spazio particolare è riservato all’artista biellese Michelangelo Pistoletto, già Leone d’oro alla Carriera nel 2002, che ripropone il tema della specularità, di superfici sezionate e riflettenti, in un rimando senza fine, come nel ciclo Divisione e Moltiplicazione dello Specchio, degli anni 70. Photo: Ueno Norihiro - Courtesy: Galleria Continua, San Gimignano /


Lygia Pape: TTEIA 1, 2005

Daniel Birnbaum è rettore della Städelschule Art Academy e direttore di Portikus, a Francoforte sul Meno, già co-curatore della 50^ Biennale d’Arte e reduce della Triennale di Torino entra in uno dei nodi del nostro tempo: Making worlds e sottolinea l’effettivo predominio della tecnica, non c’è dialettica tra tecnologia e arte, è parte ossessiva della vita quotidiana. Allora agli artisti spetta il compito di creare nuove forme di pensiero, Making new things, di sperimentare e mostrare il processo del fare artistico reagendo alle possibilità offerte dalla vetrina internazionale della Biennale, un’esibizione che parla di noi oggi e di noi proiettati nel futuro, con le concrete, primitive figure di Lygia Pape, TTÉIA 1, C, (2002) 2005 Project: Lygia Pape - Cultural Associates. Oppure con le epifanie di Susan Hefuna Building framed, 2008 La poesia e l’attenzione al sociale sono i parametri che caratterizzano l’ esposizione veneziana, figure connotate di messaggi urgenti e improrogabili per il nostro vecchio mondo come Zimmerlinde (Michel), 2006 e Wald (Rheinshagen), 2008 di Wolfgang Tillmans (Photo: Wolfgang Tillmans) Quest’estate Venezia sarà ancora una volta la capitale mondiale dell’arte Susan Hefuna: Building framed, contemporanea, in cui gli artisti 2008 grazie all’eccezionale lavoro dei curatori e alla loro sensibilità avranno modo di farsi apprezzare. Si potrà accedere dai Giardini – Arsenale tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00, escluso il lunedì ai Giardini ed escluso il martedì all’Arsenale, fino al 22 novembre 2009 Prenotazioni Visite guidate tel. 041.5218.828 fax. 041.5218.732 promozione@labiennale.org www.labiennale.org Wolfang Tillmans: Zimmerlinde, 2006 e Wald, 2008

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ARCHITETTURA&TERRITORIO

MOSTRA “PRE-VISIONI”

arch. Laura Leone

30 Giovani architetti sul futuro Inaugurazione della Mostra del 15 Aprile 2009 l 15 aprile 2009 presso il Palazzo Trissino è stata inaugurata la Mostra “Previsioni_ 30 architetti sul futuro di Vicenza”. Le sale del Lamec, poste al piano terra della Basilica Palladiana, hanno ospitato fino al 3 maggio 2009 tutte le tavole, grafici e foto delle tre “Zone Studio”, individuate nella periferia e nel centro storico di Vicenza. Il repertorio era eccezionale e gli elaborati esposti coprivano vivacemente le pareti dei due piani, dove ogni zona studiata presentava indicazioni, mappe, immagini, idee e ipotesi progettuali . Nell’ambito del Workshop, presso la “Villa alle Scalette” sede di Trend, i giovani progettisti hanno fornito idee e ipotesi d’intervento a livello di riqualificazione edilizia e di recupero degli spazi esistenti nella Zona posta ad Ovest del Centro Storico (Stazione Ferroviaria, viale Milano, viale Mazzini per chiudersi sulla direttrice per Thiene-Schio), nella Zona del Centro Storico (Basilica Palladiana, il Palazzo degli Uffici Comunali, Piazza Matteotti, il Tribunale e il complesso di Santa Corona e di San Biagio) e nella Zona Industriale. All’ inaugurazione della mostra erano presenti il Sindaco Achille Variati, l’Assessore alla Progettazione e all’Innovazione del Territorio, Francesca Lazzari, e il designer Flavio Albanese. L’Assessore Lazzari ha inaugurato la mostra elogiando il felice risultato dell’attività progettuale, iniziato a dicembre 2008 e concluso a febbraio 2009, di 30 giovani architetti che hanno fornito idee per rinnovare e rivalutare le tre zone in oggetto. L’esito, ha commentato l’Assessore, è ricco di qualità e di originalità grazie alla forte sinergia lavorativa che si è instaurata tra i giovani architetti, e grazie anche alle loro diverse esperienze culturali e formative che hanno dato vita a questi programmi urbani. L’assessore ha presentato il catalogo “Pre-visioni_30 giovani architetti sul futuro di Vicenza” come la sintesi delle attività svolte nell’ambito del Workshop e come valido strumento decennale di idee capace di stimolare e consigliare l’Amministrazione Comunale per definire i futuri interventi sulla città e per migliorare il nuovo disegno generale del Piano di Assetto del Territorio. Divisi in 3 gruppi di studio, i progettisti hanno affrontato tematiche relative alle sole ipotesi d’intervento sulla città e sul territorio. Non ci sono progetti esecutivi. Lo scopo è di individuare le tre aree di studio, finalizzate ai bandi di concorso per aprire una nuova pagina di eventi sul futuro di Vicenza. L’Assessore ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione dell’evento e in modo particolare l’Associazione culturale Abacoarchitettura, l’Associazione Vaga, l’Associazione Industriali- sezione Costruttori Edili, l’Ordine degli Architetti, gli illustri architetti Luis Mansilla, Emilio Tunòn, Cino Zucchi, Joao Nunes, Werner Tscholl, il designer Flavio Albanese, i tutor Carollo, Battistella e Corradin e i sociologi, gli economisti, i pianificatori, gli esperti di tematiche ambientali che hanno contribuito alla formazione sociale, progettuale, paesaggistica, storica e interculturale dei giovani architetti. Il Sindaco Achille Variati ha dedicato un momento di riflessione alle esigenze della città e le ha individuate nelle necessità di riordinare l’aspetto urbano e territoriale vicentino. Ha sostenuto l’ipotesi di riportare alla luce gli studi progettuali architettonici e urbanistici formulati negli anni precedenti, mai realizzati, integrarli nelle tre zone “ pre-visioni”, rivitalizzarli nella nuova destinazione d’uso e restituirli

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Inaugurazione della Mostra Presentazione dei 30 Architetti al Lamec

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al pubblico come visione d’insieme di Vicenza, facendo emergere le diverse strategie operative, dove la realtà si mescola alla creatività. Le soluzioni progettuali sono concrete e realizzabili, pertanto il catalogo entrerà nel Consiglio comunale e diventerà lo strumento di studio del PAT per iniziare gli interventi sulla città, e si provvederà in tempi brevi a restituirle ampi respiri, liberando e valorizzando tutti gli spazi architettonici e storici attualmente occupati. Si auspica una migliore sistemazione dell’arredo urbano e una maggiore luminosità ai monumenti architettonici, per conferire maggiore valorizzazione e interesse nei riguardi degli altri paesi europei. Il designer Flavio Albanese ha concluso gli interventi dichiarando che il catalogo riassume tutte le esperienze conoscitive, storiche, sociali e progettuali svolte all’interno di Vicenza dai giovani progettisti che hanno raccolto con entusiasmo tutte le informazioni, le interviste dei cittadini e hanno realizzato idee e molte suggestioni. Egli ha sottolineato la difficoltà iniziale del gruppo di cercare un linguaggio comune capace di ricostruire un nuovo equilibrio, felicemente poi raggiunto. La presenza e il contributo professionale degli illustri ospiti ha garantito il grande successo dell’attività del Workshop ricco di freschezza, di vitalità e di forti emozioni. “Il risultato è decisamente ottimo e gli elaborati producono idee e sogni….”(F. Albanese). Ora spetterà all’Amministrazione Comunale prendere le decisioni di intervenire sul rinnovo della città e in modo particolare su quelle aree mai realizzate, per conferire una nuova immagine. I criteri progettuali degli architetti Luis Mansilla, Cino Zucchi, Joao Ferreira Nunes e Werner Tscholl. Nella “Villa alle Scalette”, sede di Trend, inserito in un mirabile contesto architettonico e artistico, Abacoarchitettura ha progettato tre incontri con illustri architetti: Luis Mansilla, Cino Zucchi, Joao Nunes e Werner Tscholl, partecipanti al Workshop “Vicenza città dell’architettura: Previsioni”. L’architetto Luis Mansilla, architetto madrileno, ha esposto e spiegato ai 30 giovani architetti i criteri storici, sociali, progettuali e paesaggistici del “Musac, Museo d’arte Contemporanea di Castilla y Leon”, vincitore del Premio Mies van der Rhoe del 2007 per l’Architettura Europea, come spazio destinato ad ospitare ogni genere di manifestazione artistica contemporanea. Il complesso è strutturato su una maglia geometrica a scacchiera iterativa, in grado di sviluppare ambienti aperti e chiusi. Le sale sono caratterizzate da pareti irregolari. Gli spazi si distribuiscono sugli altri ambienti in modo differenziato e si affacciano all’esterno su cortili, offrendo agli spettatori percezioni visive trasversali e diagonali. Lo spazio esterno, circondato dall’edificio fortemente caratterizzato da forme geometriche e da vetrate colorate, rappresenta il punto di contatto tra l’uomo e l’ambiente, tra l’uomo e il contesto naturale, favorendo L’architetto Luis Mansilla una perfetta armonia d’insieme. L’architetto distingue sei criteri progettuali: 1. Il pensiero personale dell’architetto si basa su concetti razionali, dove prevale la capacità di ordine, dove vengono proposte le forme geometriche, modulari, ripetitive e simmetriche come le teorie razionali di Le Corbusier . Egli coglie l’attenzione del pubblico quando esalta gli effetti della doppia luminosità, ottenuta con strutture lineari e lucernai, per ottenere giochi di luci capaci di dare vita a forme espressive tra architettura e arte, e dove all’interno di questo contesto riesce a creare una perfetta armonia tra l’edificio e l’uomo. 2. Il pensiero intellettuale dell’architetto si concentra sui volumi progettati come moduli iterativi, come forme pure, razionali, essenziali che si accostano, si sovrappongono, si riproducono (o si tolgono) fino a dar vita a nuove configurazioni in relazione alle funzioni degli spazi interni. Nel progetto è importante considerare i rapporti tra gli elementi compositivi e la dimensione umana, per riuscire a rendere una perfetta armonia d’insieme. 3. Lo studio della geometria dei materiali è visto come capacità di riciclare idealmente i materiali di diversa natura e d’integrarli. La componente principale della struttura è il cemento armato, seguono le varie componenti di isolamento e l’impiego di pannelli colorati (piccoli cristalli di molti colori), le cui vivacità rievocano la memoria delle vetrate gotiche della Cattedrale di Leon. 7


L’architetto ritorna alla vetrata come fonte d’ispirazione coloristica e fonte di energia, tanto da scorporare i colori antichi e distribuirli sulle pareti del “Musac” in chiave moderna. Il suo è un semplice processo di trasformazione che va dall’analisi della vetrata gotica alla scomposizione strutturale dei colori, per arrivare alla sintesi della forma e del colore. 4. Il contesto storico si basa sulla ricostruzione della storia della città vista nell’epoca romana e nei periodi successivi che includono i processi di trasformazione urbana e urbanistica, riproposti idealmente in chiave moderna. 5.Il progetto artistico-sociale del Museo è inserito all’interno della città, spazio condivisibile con altre persone, per cui lo stesso contenitore diventa strumento di utilizzo e mezzo di comunicazione sociale. 6. Il “Musac” è il museo naturale della Regione e vive all’interno della città. E’ il contenitore che rievoca la storia del passato, la storia dei luoghi, la natura, i fiumi, tutti gli aspetti della Regione e li riunisce in un unico scenario, dove le gallerie e i percorsi interni riflettono sulle pareti lo scorrimento lineare dei fiumi e la presenza della natura, mentre le decorazioni del pavimento ricordano l’arte musiva dell’epoca romana. E’ interessante lo spazio e le pareti dedicate ai bambini dove si possono apprezzare le loro opere pittoriche e le loro creatività. L’organizzazione razionale degli spazi, l’equilibrio strutturale delle forme, la precisione, l’ordine, la qualità intrinseca dei materiali plastici e decorativi, l’integrazione della natura, l’immaginario della storia, uniti alla creatività dei bambini, fanno del Museo di Luis Mansilla uno tra i più significativi interventi di Avanguardia Europea 2007. L’architetto milanese Cino Zucchi, nella conferenza del 7 febbraio 2009 intitolata “C.Z. una città non è un albero”, ha sostenuto che l’architettura deve inserirsi, pur puntando alle nuove soluzioni spaziali, all’interno della città in un ordine naturale e cosmico, necessario all’uomo per sentirsi in armonia. Egli ha rievocato la storia dell’architettura e dell’urbanistica della fine dell’800 e i principi progettuali adottati in seguito alle forti espansioni territoriali che hanno determinato la crescita a dismisura della città, violando tutti i principi di razionalità e di equilibrio formale. L’architetto deve guardare la città storica e la sua espansione come una continua ricerca di bellezza. E’ necessario osservare il tessuto urbano come un sistema equilibrato di fluidi scorrevoli e funzionali che unisce il centro storico alla nuova espansione, pertanto la progettazione urbanistica può essere concepita come un albero, la cui maglia strutturale organica è capace di allargarsi sul territorio con o senza criteri razionali, per unire tutte le strutture. Si può prendere in considerazione un altro aspetto d’intervento urbanistico, laddove la città cresce in modo disordinato e caotico, l’urbanista sente la necessità di riprogettarla in base ad un nuovo profilo equilibrato e funzionale, a volte in netto contrasto con la città storica. Vanno valorizzati i polmoni verdi della città e la loro riqualificazione ambientale e funzionale, perché sono ideati come organismi fondamentali integranti che regolano l’armonia tra l’uomo e il contesto. La memoria del passato è ricca di violenze urbanistiche. Esempio eclatante è il Piano Regolatore di Parigi che ha abbattuto il centro storico per dare spazio a proposte progettuali rivoluzionarie, innovative e moderne. Lo stesso Le Corbusier nei primi decenni del novecento ha suggerito che le innovazioni progettuali possono, in caso di necessità, estraniarsi dal contesto urbano per diventare autonome. Il passato insegna che gli interventi urbanistici, talvolta drastici, diventano strumenti validi per riordinare la città cresciuta a dismisura nel caos e nel disagio collettivo. L’uomo, posto davanti a questo processo di evoluzione, ha la capacità di sopravvivere perché desidera trovare sempre un ordine tipologico e urbanistico, nuovi scorci ambientali, paesaggistici e nuove sinergie, per coniugare nuove soluzioni d’avanguardia con l’elemento naturale e sociale, per poi viverlo pienamente nella pluralità delle sue esigenze.

L’Architetto Joao Ferreira Nunes, noto paesaggista portoghese contemporaneo, ha presentato nella conferenza del 21 febbraio 2009 lo studio dei paesaggi urbani, per dare risposte alle esigenze dei cittadini e delle comunità. Egli illustra molti aspetti che il progettista deve considerare prima di intervenire sull’area studio: leggere le architetture e la morfologia del paesaggio, le tracce e i segni del passato storico che a volte si sovrappongono o svaniscono nel corso del tempo. Il paesaggio, quando raccoglie e conserva i segni convenzionali o simbolici del passato, diventa il vero ritratto della civiltà e di tutti i sogni realizzati. Si rafforza così la teoria di progettare un efficiente sistema urbano in grado di riordinare e unificare il centro storico della città con la periferia. I punti forti della progettazione si riassumono in: rispetto della continuità fisica e storica della città e della sua evoluzione nel corso del tempo, senza perdere le tracce del passato, razionale pianificazione urbanistica per inserire le trasformazioni e le esigenze della società contemporanea, equilibrato inserimento di infrastrutture, attento studio del verde e la possibilità di reinserire nei luoghi la vegetazione originale per restituire al paesaggio urbano i significati storici e sociali del passato. 8


L’architetto Werner Tscholl

L’architetto altoatesino Werner Tscholl ha concluso la conferenza del 21 febbraio 2009 puntando sul recupero ambientale del paesaggio storico. Egli presenta al pubblico il recupero dei castelli trentini, come repertorio di maggior successo, in quanto la felice coesistenza tra la pietra locale e l’impiego di materiali ecologici (vetro, ferro e legno) ha restituito l’immagine originale e la dignità alla struttura medievale antica. I punti vincenti del progetto si concentrano sul potenziamento della luce nei luoghi scuri, sulla valorizzazione degli ambienti interni ed esterni, sulla rivalutazione degli spazi esterni, sul rafforzamento delle fortificazioni murarie, per rievocare il passato storico, e sulla conservazione dei manufatti edilizi, inseriti nel loro contesto sociale, ambientale e paesaggistico. Progettazione d’idee e destinazione d’uso del Centro Storico, della Spina Ovest e della Zona Industriale. Il WorKshop ha individuato le tre zone urbane di Vicenza su cui sperimentare le progettazioni di idee, atte a stimolare l’Amministrazione pubblica ad un rinnovo di pianificazione urbana e architettonica. Le premesse originali confermano il recupero e la rivalutazione degli ambienti, accettando l’inevitabile trasformazione e la nuova destinazione d’uso. La città vanta indubbiamente una ricchezza storica, ma possiede la capacità di accogliere le esigenze moderne dei cittadini, nel rispetto delle tradizioni. “Il Centro Storico” apre al pubblico la sua immagine rinascimentale, la presenza dei monumenti palladiani e la grande Piazza dei Signori, polo di cultura e di vita sociale. “Pre-visioni” conferma questa realtà, ma è permeata da nuove relazioni spaziali, dove le diverse funzioni proiettano nuovi equilibri tra il pubblico e il privato. L’Assessore ai Lavori Pubblici e Mobilità E. Tosetto, nell’intervista rilasciata il 21 febbraio ’09, considera “…..il recupero ambientale del Centro Storico come un momento importante di riflessione. Le idee e le intenzioni di creare attorno a questi contenitori le nuove proposte significa dare un rilancio alla città palladiana e rafforzare il ruolo della cultura e del turismo…”

Le aree più idonee alla trasformazione sono Piazza Matteotti, il complesso di Santa Corona e San Biagio, su cui può essere attuata la fase progettuale di rivalutazione delle aree scoperte, riaprendo molteplici attività e restituirle così ai cittadini con interesse sociale, urbano e paesaggistico. Sopra: Sezione della nuova Piazza dei Signori A fianco: sezione di Piazza Matteotti riprogettata.

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Sopra: Sezione della zona vicina al Museo S. Corona

“La Spina Ovest” interessa la zona dei Giardini Salvi, la Stazione Ferroviaria e il Teatro per chiudersi alla zona Dal Molin. L’area si presenta complessa e disomogenea, caratterizzata da destinazioni miste (commerciali, residenziali ad alta densità e da superfici abbandonate) che non comunicano la continuità storica e la funzionalità urbana della città. I giovani progettisti hanno pensato di riattivare su tali superfici l’interesse pubblico e la razionalità urbana, potenziando il lavoro, i luoghi di cultura diurni e serali, gli uffici, i mezzi pubblici, gli sport e il verde attrezzato. “La zona Industriale Ovest” è vista come area destinata alle innovazioni tecnologiche future. Gli spazi verdi e le industrie esistenti danno motivo per ideare nuovi paesaggi e per creare un sistema di arredo urbano fatto di spazi interstiziali. Altre proposte si legano alla riorganizzazione agricola del territorio, alla necessità di perfezionare il sistema di regolamentazione delle acque del fiume Retrone e del suo affluente Dioma e alla proposta di incrementare i servizi legati alle attività produttive, quali servizi ricreativi, di ristorazione, sportelli bancari e postali…. “Pre-Visioni” propone la rinascita di Vicenza come polo di cultura e di commercio. Il gruppo di studio ha affrontato molteplici aspetti che tutelano il patrimonio urbanistico - architettonico e ha sentito la necessità di recuperare anche il ruolo e l’aspetto sociale della città, utilizzando tutte le aree periferiche, anche quelle abbandonate in passato, per destinarle ad attività culturali e a servizi. E’ interessante pensare questo strumento come fonte di idee finalizzato a ringiovanire l’aspetto urbano, ad allargare gli scambi interculturali con le altre nazioni e ad aprire nuove frontiere commerciali con gli stranieri, per intrecciare una proficua collaborazione e una solidale integrazione. I giovani architetti sono: Ruth Arribas, Vera Autilio, Raffaella Avesani, Ilaria Bernardi, Alex Braggion, Beatrice Arman Capdeville, Gabriele Falconi, Stefano Fauro, Massimiliano Foytik, Massimo Frigo, Francesco Fusaro, Matteo Gentilin, Roberto Pescarolo, Patrizia Pisaniello, Saverio Pisaniello, Giovanni Nicola Roca, Roberto Rossato, Simonetta Rossetti, Azzurra Carli, Michele Cecchetto, Alessandro Ceola, Andrea Contin, Giulio Dalla Gassa, Andrea Dragoni, Flavio Gilberti, Gianfranco Latorraca, Massimo Masiero, Matteo Marcon, Cynthia Mura, Raffaella Pascarella, Ilaria Saugo, Giacomo Tomasini e Anna Tasca. 10


dal 25 aprile al 4 ottobre 2009

Palladio per mano Visite guidate a Vicenza e Provincia nel 500° anniversario della nascita di Andrea Palladio

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Provincia di Vicenza

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Comune di Vicenza

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E inoltre…

Sound Touring Ritira il lettore mp3 presso l’Ufficio Informazioni per una suggestiva visita alle principali opere di Andrea Palladio, con percorsi audionarrati e musicati




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EVENTI&ASSOCIAZIONI

25° ANNIVERSARIO

di Antonio Rosso

Federazione delle associazioni di Archeologia del Veneto Fondata nel 1983 a Castel di Godego, Treviso, la Federazione delle Associazioni di Archeologia del Veneto è stata la prima Federazione Archeologica in Italia e si può dire che in questo settore ha precorso il movimento federalista di molti anni. E’ nata, innanzitutto, per costituire, per le associazioni, un punto di riferimento in ambito regionale nel campo della ricerca archeologica e per promuovere lo sviluppo della cultura archeologica in tutti gli aspetti teorici ed applicativi compresa l’archeologia subacquea (vedi box a parte). Secondariamente per promuovere conferenze, seminari, corsi propedeutici e didattici e qualsiasi altra manifestazione che contribuisca a sviluppare e diffondere la cultura dell’archeologia e della storia antica della Regione Veneto. Senza dimenticare l’obiettivo di agevolare i rapporti tra le associazioni federate e la Regione Veneto, tra gli organi ed Enti pubblici ed in particolare le competenti Soprintendenze. Attualmente la sede è a Castelnuovo di Isola Vicentina, Vicenza sotto la presidenza della sig.ra Maria Cenere. Ha compiuto 25 anni di attività e per ricordare questo evento sono iniziate alla fine del 2008 alcune iniziative che continueranno per tutto il 2009 fino a concludersi nuovamente a Castel di Godego, con una festa a cui seguirà, per chi vuole, una successiva attesa dell’alba nel vicino complesso de “Le Motte di sotto” risalente all’età del bronzo (XIVVII secolo a.c.). Una interessante “cinta arginata” costituita da quattro terrapieni di cui tre allineati sul sorgere e il tramontare del sole al solstizio d’inverno, come migliaia di anni fa. Nel frattempo è già stato realizzato un incontro dei gruppi a Marostica, nella sala Consiliare del Comune per la presentazione dei programmi alla presenza del Sindaco Alcide Bertazzo, dell’assessore alla cultura prof.ssa Mariangela Cuman, della Dott.sa Elodia Bianchin per Sprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, del dottor Martino Bonotto per la provincia di Vicenza e la prof.ssa Irene Favaretto dell’università di Padova. Alla fine di Maggio,nei giorni 23-24, sempre a Marostica ci sarà una mostra delle attività di tutti i gruppi del Veneto, attualmente oltre 50, con esposizioni fotografiche e didattiche associate ad un convegno sul tema del degrado/valorizzazione dei siti archeologici a 25 anni di distanza. Sul tema dello stato di salute dei siti archeologici locali, i gruppi vicentini hanno anche iniziato una ricerca sull’identificazione e valorizzazione dei punti archeologici più significativi del territorio vicentino grazie ad un contributo del Centro di servizio del Volontariato della provincia di Vicenza che continuerà per tutto l’anno. A luglio sarà il turno di un campo scuola di scavo a Rotzo, Vicenza. Il progetto è finanziato con il contributo della Regione Veneto ed ha il benestare della Soprintendenza Archeologica per il Veneto di Padova. Responsabile scientifico del progetto è il prof. Armando De Guio dell’Università degli Studi di Padova, mentre responsabile di cantiere è il dott. Carlo Bressan della cooperativa Archeidos. Il sito archeologico del Bostel, è un toponimo di origine cimbra che significherebbe “stalla” o “ripostiglio”, come lo spiega l’abate Agostino Dal Pozzo che per primo notò la presenza dei resti archeologici nell’area nel lontano 1781. E’ posto ad un’altitudine di 850 metri sul livello del mare, e si presenta come un’altura ventosa e ben soleggiata, in posizione ottimale per il controllo delle valli sottostanti: la Val d’Assa e la Val d’Astico, importanti vie di comunicazione tra l’area planiziaria e pedemontana veneta e l’area alpina retica. L’interpretazione crono-culturale socio-culturale e funzionale del sito rivela principalmente trattarsi di un abitato stanziale d’altura della seconda età del Ferro (tra la fine del V o più probabilmente tra il IV e il II secolo a.C.) ma è individuata anche una frequentazione più antica, risalente cioè alla fase finale dell’età del Bronzo recente (XII sec a.C.). Il campo scuola sarà full-time, articolato in una o più settimane di lavoro e saranno impegnati minimo 12 volontari a settimana. Per le prenotazioni ed informazioni rivolgersi alla FAAV, tel. 0444 975622, oppure a Michele Busato 349 7714256 Sono previste attività di scavo, ricognizioni di superficie, documentazione di scavo, documentazione e studio dei materiali, così come attività didattiche collaterali improntate sulla conoscenza e comprensione della geomorfologia dell’Altopiano dei Sette Comuni e sulle antiche frequentazioni del territorio con uscite guidate presso le aree di interesse storico archeologico. Per informazioni in segreteria, tel. 0444 975622 mail: info@faav.it www.faav.it

Il Bostel e gli scavi di Rotzo

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TALENTO&MESTIERE

MIRCO GROTTO

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ello studio di Mirco Grotto, tra un the e l’altro, ascoltando Lisa Gerrard e chiacchierando con lui. Ogni persona che abbia l’occasione e la fortuna di “passare davanti” ai tuoi quadri non può fare a meno di soffermarsi per alcuni secondi prima di capire se sia una fotografia o appunto un dipinto, e poi attratto, stupito, avvicinarsi sempre di più per cercare di capire il segreto di quegli occhi che ti scrutano fino in fondo, ti penetrano l’anima, ti mettono a nudo. Sono lì, presenti, veri. Nasce un incontro dove si confondono chi guarda e chi è guardato. Quindi, scusami, la domanda diventa urgente, … come fai? In realtà non ho una formula, cerco di vedere le cose al di là del primo sguardo … È per vederle più chiaramente e ancora più intensamente, che disegno ciò che i Cinesi chiamano - le diecimila cose – che ci circondano. Il disegno è la disciplina per mezzo della quale riscopro costantemente il mondo. Ho capito che le cose che non ho disegnato non le ho mai viste veramente e che quando mi metto a disegnare una cosa mi si rivela straordinaria. Voglio vedere quello che mi trasmette quel viso lavorando con le ombre e i chiaroscuri. Il fatto che io disegni volti di persone densi di espressione, che ti trasmettono il loro vissuto, le loro sensazioni, è proprio per cogliere un momento reale della loro vita cercando di racchiuderne nella tela l’attimo. Questo è il significato dell’iperrealismo per me: raffigurare una realtà che già esiste e racchiuderla in un preciso istante. Mentre disegni che cosa provi? In quel contatto, in quell’incontro?E’ proprio un incontro quello che io vivo, dove c’è un rituale. Così come nella musica minimalista a cui sono molto legato, che è composta da una spirale, un circolo, e ad ogni giro di note viene aggiunto un elemento che va ad arricchire la sinfonia intera, così è la costruzione dei miei quadri. Ogni stesura del colore che io dò, dal più chiaro al più scuro, si sviluppa sotto ai miei occhi in una specie di processo chimico, come per la carta fotografica con gli acidi, per cui l’immagine prende forma in una sorta di costruzione di un mandala, dove seguo un rituale e un ordine preciso nel mettere, aggiungere, dosare gli elementi che devono trovarsi in equilibrio nella stessa intensità. E io mi sento come un Darvishi, che parte lentamente in questo disegno che mi coinvolge e assorbe sempre di più in un ritmo che mi allontana dalla realtà fino ad essere solo lì, in quel momento, fino ad avere la sensazione di disegnare proprio qualcuno che mi sta guardando … gli occhi sono la prima cosa che disegno. Non sono più io che guardo il quadro. E’ lui che guarda me. Qual è il momento per te in cui il quadro è completo?Non è mai completo, nel senso che appena sento di averlo finito, mi devo staccare, sono io che decido di allontanarmi, perché altrimenti ricomincerei da capo. Quindi, cosa provi? La sensazione è di sentirmi svuotato, come se avessi trasferito lì tutta la mia energia. E’ come se avessi creato qualcuno che mi accompagnerà per il resto della vita ... anche lontano da me. Intervista di Laura Fissolo info@mircogrotto.com www.mircogrotto.com


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1. Ritratto dell’artista - foto di Nicola Zanettin 2. But not for me - acrilico, gessi e pastelli su tela - 70x70 3. No one looks at the sky - acrilico e pastelli su tela - 140x70 4. Clint - acrilico, gessi e pastelli su tela - 80x125 5. Untitled - acrilico, gessi e pastelli su tela - misura 100x70 6. Untitled - acrilico, gessi e pastelli su tela - 80x80 7. Samuel - acrilico, gessi e pastelli su tela - 80x125

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TALENTO&MESTIERE

MANOLA NATALI

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Autobiografia di una donna che ha fatto con l’arte un patto di reciproco scambio d’amore” Sono nata a Pescia (PT) il 01/01/1960, da genitori contadini dotati anche di notevole predisposizione creativa. Ho vissuto per ventitrè anni nella frazione di un paesino della montagna pistoiese “Avaglio” nel comune di Marliana. I carboni del fuoco, le pietre colorate del suolo, sono stati i miei primi rudimentali colori. Le mattonelle, i sassi giganti del fiume “Nievole”, la friabile terra, sono state le mie prime tele. Alle scuole elementari e medie fu confermata la mia inclinazione artistica, ma gli studi superiori mi dirottarono da ben altra parte: Istituto per il Commercio. Allora oltre al quaderno di stenografia, dove la mia mano volteggiava in armonia, i miei disegni si spostarono sui diari, sui bordi dei libri o sul blocco degli appunti scolastici. La vita andava avanti, poi con gli impegni della conduzione di una propria famiglia. E’ stato copioso il reportage fotografico dei miei figli, coglievo al volo attimi fuggenti che talvolta riemergono dalle cornici della mia memoria di madre. E la giostra, tra attimi magici e meno, continuava a girare, a girare, ....... con in sottofondo una leggera malinconica musica. Nostalgico suono rievocante un amore perduto, conosciuto agli albori della vita, con il quale avevo vissuto momenti di perfetta complicità, con la natura che ci faceva da cornice perfetta. Ma come una chitarra gitana, un giorno la musica cambiò e attirò a sè, come una potente calamita, il mio fervore artistico imploso. A fine estate del 1998 iniziai l’esperienza della decorazione del vetro. Nel febbraio del 1999 i primi elaborati esposti al fiera di Milano. Iniziò tutto per caso, ma poi nel 2000 si trasformò in attività vera e propria, nacque così la ditta artigianale “Anna decorazioni di Natali Manola”. Progettavo i decori che venivano poi esposti alle fiere di Milano e Francoforte. Da queste seguivano ordini copiosi di articoli in vetro decorato che veniva poi inviato in tutto il mondo. Le mie opere, che io chiamo affettuosamente “i miei figli” sono sparsi qua e là nei vari paesi della terra, forse chissà ce ne sarà uno anche in casa tua! Ho partecipato anche a fiere locali, nei mercatini artigianali, dove ho proposto anche creazioni di articoli in tessuto, decorazioni su legno o ferro, vetri con pitture a rilievo in resina, arrivando persino ad esporre articoli di bigiotteria in rame modellato. Dopo quest’esplosione di creatività ho concentrato le mie energie per l’arte, mettendo in primo piano la produzione di quadri ad olio. In queste tele intendo far emergere sentimenti che rappresentano, innanzitutto, un dialogo tra il mio essere interiore e la natura. Ricordi di una prima gioventù trascorsa in un ambiente contadino, dove la vita era vissuta nella semplicità, talvolta con il solo rumore di dialoghi interiori, e silenzi di folate di vento, di ticchetti di pioggia, di screpitii di legna che arde, di belate di pecore affamate, di sveglie di buon ora del gallo... di manici di secchi o paioli lasciati da una mano rugosa... di un trattore acceso che sembrava dire al campo lontano “tra poco vengo da te”. Queste sensazioni ribollono nel mio animo e non aspettano altro che il momento di uscire fuori per essere immortalate su una parete, per essere illuminate e riscaldate dal sole dei vostri occhi. Con amore infinito, per questi figli nati e da nascere, e per tutti coloro che vivranno insieme a me la magia di rivedersi o immaginarsi proiettati dentro a questi specchi di vita. Affettuosamente, Manola. Natali Manola, vive e lavora a Cerreto Guidi in provincia di Firenze. Prossimamente sarà presente con i suoi quadri alla Mostra Minipersonale INTERNAZIONALE del Turismo, MAESTRI MODERNI, che si terrà a Milano presso la Galleria d’Arte Modigliani dal 27 giugno al 9 Luglio. e-mail : manola.natali@alice.it - sito web : www.manolacrea.com 3.

1. Casa nativa - davanti l’aia 2. Testaiola 3. Taglio del fieno


FRAGLIA DEI MUSICI LA MUSICA TI ASCOLTA: NOTE INTERPRETATIVE DELL’ASSOCIAZIONE “FRAGLIA DEI MUSICI”

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oro hanno deciso di associarsi e di crare un gruppo che trasmetta i suoni piacevoli degli archi. Sono dieci e la loro associazione l’hanno chiamata “Fraglia dei Musici”. Ma soprattutto sono giovani (dai 16 ai 23 anni), diplomati o agli ultimi anni di studio al Conservatorio “Arrigo Pedrollo” di Vicenza, giovani che con determinazione credono in un reciproco ascolto tra loro e il pubblico. L’Associazione “Fraglia dei Musici” è nata nel novembre del 2008, quindi da pochissimo. È una piccola orchestra d’archi composta da 6 violini, 2 viole e 2 violoncelli, e ha trovato affiatamento perseguendo un unico scopo: l’interpretazione musicale per avvicinarsi al pubblico, un pubblico senza pretese, ma con la sensibilità di lasciarsi trasportare dalla creatività sonora trasmessa dall’insieme degli archi. Il nome che hanno scelto denota le caratteristiche del gruppo: il termine “fraglia” (anche “fragia” o “frala”, con il significato di “fratellanza”, da fratalia o fratalea), indicava nel Veneto del XIII secolo, le corporazioni di arti e mestieri, le quali si occupavano degli interessi dei propri associati e offrivano garanzia e qualità curando la loro stessa formazione. Era consuetudine, per gli associati delle “fraglie”, riunirsi in un “capitolo” che spesso aveva sede nella chiesa della contrada. Capita anche agli associati della Fraglia dei Musici di essere ospitati per le prove nella Chiesa di S. Paolo, dove i passanti o addirittura gli ospiti della cooperativa “Il Nuovo Ponte” possono intrattenersi nell’ascolto del repertorio musicale della giovane associazione. Il repertorio proposto scorre tra A. Corelli, J. Pachelbel, A. Vivaldi, J.S. Bach a W. A. Mozat, L. Boccherini, J. Strauss Sohn. Il componenti dell’orchestra della “Fraglia dei Musici” sono: Filippo Crimì, Sandro Rogenski, Margherita Moro, Giordano Poloni, Giulia Piazza, Giulia Cecchin (violino); Manuela Masenello e Alberto Crimì (viola); Giuseppe Peronato e Davide Pilastro (violoncello). Per informazioni: info@fragliadeimusici.it www.fragliadeimusici.it Filippo Crimì - cell. 3466113554


EVENTI&INAUGURAZIONI

MARIO VESPASIANI ICONS: IL VOLTO, LO SPECCHIO, LA MASCHERA

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YVONNE ARTECONTEMPORANEA Contrà Porti 21 Palazzo Iseppo da Porto Centro storico Vicenza tel. 393 9060790_ email: yvonne@artsinergy.com MOSTRA: Mario Vespasiani Icons: il volto, lo specchio, la maschera PERIODO: 18 Giugno - 25 Luglio 2009 INAUGURAZIONE: Giovedì 18 Giugno ore 18.30 ORARI GALLERIA: Martedì – Sabato 16.30 –19.30 UFFICIO STAMPA: Laura Finotto Yvonne Pugliese

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a mostra presenta i volti realizzati in olio su tela da Mario Vespasiani. L’artista parte da una lettura puntuale delle forme fisiognomiche e attraverso un percorso di ricerca porta il volto fino al punto di dissolversi, arriva ad un’opera che è più somigliante al ricordo che alla mappa del volto stesso. Proprio in un periodo storico in cui cerchiamo sempre più di leggere, interpretare e incasellare i segni, Mario Vespasiani ci libera da tutto questo e permette alla luce e al colore di dominare il nostro volto. Partendo dallo studio delle tensioni quotidiane, normalmente sospese tra interno ed esterno, visibile ed invisibile, la mostra analizza la condizione statica e dinamica del volto fino agli eccessi che lo portano ad essere prima maschera, quando è imprigionato dall’assenza di luce vitale, ma anche specchio - quando ricorre all’evocazione della simbologia spirituale dal contenuto sovrarazionale. Se gli studi effettuati dalla Fisiognomica propongono - partendo da un’identità psicosomatica - di osservare e giudicare i rapporti tra valori estetici (bellezza) e valori etici (bontà) basandosi sia sul risparmio della fatica percettiva, che sulla garanzia di uno schema di riferimento sicuro, Icons moltiplica questo dispendio psichico verso “l’invisto”, cioè verso qualcosa che non è stato ancora codificato delle regole della visione, dai linguaggi dominanti. Focalizzando l’attenzione sui concetti di assimilazione e di intuizione, il ritratto simbolo dell’uno nella totalità e del tutto nel frammento - è da intendersi come parte dell’archetipo, derivante da una sorta di memoria o di spirito collettivo, indipendente dalla mano stessa dell’autore. Come per il pittore di icone che è da considerarsi semplice esecutore di una missione che si deve compiere senza discutere, così il volto è da intendersi come una superficie “senza tempo” tra reale ed immaginario. Accentuata dall’assenza di uno sfondo riconoscibile, l’opera, si appiglia sia all’eterno che all’anonimato ed i volti appaiono immobili ma sfuggenti, nel bagliore di quel percorso iniziatico che va nello stesso istante, dalla chirurgia plastica alla trascendenza divina. La necessità di portare l’ignoto al noto e l’invisibile al visibile, unita alla perdita dell’identità che compromette il singolo obbliga i volti come per le metropoli ad indossare una nuova maschera, per colmare quel continuo bisogno di attribuire un senso di dominio sulla complessità del reale. Rispetto ad una realtà che offre costantemente risposte agli enigmi, dove lo spaesamento dinanzi al nuovo è reso inoffensivo da una serie di schemi di riconoscimento ben collaudati, capaci di ridurre la struttura più profonda del volto a decodificazione semiotica, il progetto Icons segue invece la flebile traccia dell’esistenza di un mondo a sé, in cui il tempo trascorre disordinatamente, dove le pose e le atmosfere riflettono il sublime, il silenzio e la meraviglia, come l’attimo e l’eterno. Icons vuole condurre in quel luogo al di sopra dei contrari che comprende l’identico ed il diverso, dove realtà, contemporaneamente unite e distinte collegate ad una origine remota, impediscono alla varietà di trasformarsi in confusione. I riferimenti dell’artista riguardo questo progetto, ma validi anche per tutta la sua ricerca generale sono: dalla teologia (Dionigi areopoagita - Meister Echkart - l’autore della nube della non-conoscenza), dagli umanisti (Pico della Mirandola - Roberto Grossatesta Nicola Cusano - Renè Girard), dai grandi mistici (Lao Tzu - Giovanni della croce Rumi - Simone Weil - Jiddu Krishnamurti), dai filosofi (Plotino - sant’Agostino - san Bonaventura - Pavel Florenskij - Ludwig Wittgenstein), dagli artisti (Beato Angelico - Giambattista Tiepolo - James Turrell - Mark Rothko - Bill Viola), dagli scrittori (Dante - Miguel de Cervantes - William Shakespeare - Lewis Carroll - Italo Calvino)


EVENTI&CONCORSI

CONCORSO CLEAN ART 2009 “Clean Art 2009” Concorso Nazionale Seconda Edizione promosso da Primo Piano Arte Studio - ideato da Graziella Zardo dal 7 al 28 giugno “Clean-dario 2010” laboratorio bambini per la realizzazione del calendario il giorno 25 giugno (rivolto a bambini dalla terza alla quinta elementare)

GALLERIA PRIMO PIANO Contrà Santa Barbara, 21 Centro Storico Vicenza Orario 10-12.30/ 16-19.30 e-mail: info@galleriaprimopiano.it www.galleriaprimopiano.it tel 0444 544037 mercoledì, giovedì, venerdì 15 >19 sabato e domenica 16 >20 mattino di giovedì e sabato 10 >13

Ritorna il Concorso Clean Art che nella precedente edizione ha avuto vincitore lo scultore Toni Venzo. Anche quest’anno i partecipanti dovranno esibire l’opera contenuta all’interno di una teca, e anche questa volta il pubblico dovrà munirsi di straccetti, pennelli o altro per “ripulire” la superficie della teca dalla quale si potrà vedere l’opera. Ecco i nomi dei 30 partecipanti all’edizione del Concorso Nazionale Clean Art 2009: Alfonsi Mario, Amadori Gabriele, Baccilieri Oscar, Basso Monica, Biagiotti Alessio, Boriero Bianca, Borsin Mauro, Bortoli Paolo, Bortoluzzi Milvia, Bozzo Roberto, Bragagnolo Mario, Calegaro Chiara, Cortiana Tarcisio, De Marinis Fausto, Diatto Claudio, Freato Elisa, Iodice Annamaria, Ivaldi Carlo, Marchiori Matteo, Marra Karlos, Morbin Gabriella, Perobelli Stefano, Picinin Rossana, Poletto Andrea, Simoncelli Manuela, Targher Annamaria, Todescato Mirco, Turri Luigina, Urbano Emilio, Vendaval. Tutte le opere saranno esposte dal giorno 7 al 28 giugno nella Sala Grande della Galleria Primo Piano Arte Studio di Vicenza. Ricordiamo che domenica 7 giugno il pubblico dovrà partecipare alla performance che lo coinvolgerà a “scoprire le opere”. Il giorno 25 giugno sarà attivo il Laboratorio dei bambini, coordinato dalla Prof.ssa Ives Celli, per la realizzazione del Clean-dario, il calendario 2010 che ci ricorderà ogni giorno come tenere pulito l’ambiente attraverso frasi e immagini realizzate dai bambini. La Prof.ssa Ives Celli è esperta nelle tematiche infantili dell’Immaginario Simbolico, relatrice di Seminari e Convegni, autrice di un testo didattico sperimentale L’Immaginario simbolico (2004) e dell’ultimo libro Dove vivono i bambini. Al mattino i bambini saranno deliziati dal racconto delle “Storie rovesciate”. Il pomeriggio dovranno attivarsi con il “Laboratorio del fare” e utilizzando del materiale recuperato messo a disposizione dalla Galleria Primo Piano Arte Studio, dovranno realizzare i personaggi delle fiabe. Ad ogni bambino partecipante sarà donato un cofanetto di Propp in cArte. Il Clean-dario uscirà ad ottobre/novembre. Per informazioni: info@galleriaprimopiano.com, Tel/Fax 0444544037. Il giorno 21 giugno è prevista la festa della Musica che come ogni anno si svolge a Vicenza in collaborazione tra vari enti pubblici e privati, organizzata dal Comune di Vicenza. E anche quest’anno Primo Piano Arte Studio collaborerà all’evento invitando in questo ambito l’Associazione “Fraglia dei Musici” ad abbellire sonoramente con i loro archi la serata musicale. Graziella Zardo 21


ARTISTI&GALLERIE

LAURA CASSETTI Laura Cassetti nasce il 4/6/1979 a Vercelli. Diplomata al Liceo Artistico si dedica alla pittura, all’illustrazione e al fumetto.

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inee e colori parole dell’anima Colore che crea, scolpisce a freme di intima essenza alfabeto di colori, la linea è l’accento, la curva pausa fremente Vita che scorre, intrappolata nella sua tela Donne libere Vibranti Colore che scorre in prigioni di forzata armonia. L.C.

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“Una ricerca figurativa elegante e sensuale, dove si esaltano chiare ed elaborate ascendenze déco e liberty, tra la stucchevole lascivia di Tamara De Lempicka ed il surreale e appuntito rigore di Gino de Dominicis, il tutto elaborato in un tratto cromatico acceso e palpitante. Padrone di un contesto spaziale rarefatto, memori dell’esperienza nella cartesiana bidimensionalità di Keith Haring, le donne e le superdonne di Laura Cassetti, madonne postmoderne, veneri e dee, belle e perfette nella perfezione delle unità che le compongono, si muovono sinuose in curve che hanno licenza di abbandonare il figurativo per incontrarsi in una vera e propria ricerca grafica”. Riccardo Roma, curatore “Nei lavori di Laura Cassetti i soggetti rappresentati, esotiche figure femminile, prendono forma attraverso una trama di segni e colori che rimanda ai mosaici bizantini con un linguaggio pittorico che ne è una suggestiva rivisitazione in chiave contemporanea”. Valeria Giuliani, curatrice

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1. Donna in rosa. 2. L’attesa 3. Donna in verde 4. Le due amiche 5. L’insicurezza

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MOSTRE ED ESPOSIZIONI 2007: Festival delle arti di Bologna – Bologna 2007: Mostra collettiva “Erotic Art” presso De Forma by Art – Bologna 2007: Mostra collettiva “La figura” presso galleria De Marchi – Bologna 2007: Mostra collettiva “Giovane arte europea” presso La pergola arte – Firenze 2007: Mostra collettiva “Insolitemozioni” presso il Laboratorio emozionale – Roma 2007: Mostra “Il corpo nel colore” presso il Fattore K – Torino 2008: Mostra collettiva “Insolitemozioni” presso il Laboratorio emozionale – Roma 2008: Mostra personale “I colori dell’anima” presso il Baraka Cafè – Firenze 2008: Mostra collettiva “Dai segni-simboli al figurativo moderno” Galleria Poliedro – Trieste 2008: Mostra collettiva “Italia circa 2008” presso Informagiovani – Imperia 2008: Mostra personale “City Views” a cura di Riccardo Roma presso la Taverna del Gusto – Torino 2008: Mostra collettiva “Arte, filosofia di vita” presso La pergola arte –Firenze 2008: Mostra personale presso il Circolo Vizioso – Torino

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2008: Mostra collettiva “Tutti i colori dell’anima 13x17” presso la Galleria Merliani – Napoli 2008: Mostra collettiva “Percorsi” presso la Galleria “Il Futurista” – Crotone 2008: Mostra collettiva “Italian Feelings” a cura di Francesco Elisei, Magic Market Place - Las Vegas 2008: Mostra collettiva “Concorso internazionale 18x24” presso il Circolo Artistico – Lido di Jesolo 2008:Esposizione alla “Giornata del contemporaneo 2008” presso il MAUI (Museo delle Arti dell’Unità d’Italia) – Teano (CE) 2008: Mostra collettiva “Sirene” a cura di Beppe Palomba – Capri e Sorrento 2008: Mostra collettiva “Metrocubo” presso il Fuoricentro – Livorno 2009: Presente all’Arte Fiera di Stoccarda Sindelfingen con la Galleria Poliedro di Trieste. 2009: Mostra collettiva “I’m blue” presso Infantellina Contemporary Gallery – Berlino 2009: Mostra collettiva presso Gallery Gora – Montreal (Canada) 2009: Mostra collettiva “Humans & Gods” presso Infantellina Contemporary Gallery - Berlino 6. Estasi 7. La sognatrice 7.


ARTISTI&GALLERIE

GIUSEPPE DENTI a cura di Graziella Zardo

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1. Profili di vita, stucchi e legno su tavola cm 110x101 2. Pausa d’orchestra, olio su assemblaggio di cinquetele, cm 100x100 3. Intimità, xilografia (legno a perdere) cm 50x35 4. Grazia femminile, polvere di marmo e stucchi su tavola 5. Notte rock, vari materiali e tempera su assemblaggio di cinque tavole, cm 102x202 - Quotazione quadri dai 300 ai settemila euro Giuseppe Denti è nato a Cremona nel 1939. Pittore ed incisore, si è formato frequentando i Maestri dell’area comasca dove ha lavorato e perfezionato la sua espressività artistica. Dagli anni ’90 vive e lavora nel suo atelier a Thiene (VI), in cui espone le sue opere ed approfondisce la propria ricerca stilistica. Ha al suo attivo numerose personali e partecipato ad importanti rassegne in Italia e all’estero, ottenendo riconoscimenti e segnalazioni dalla stampa e dalla critica qualificate. Sue opere si trovano in collezioni private e pubbliche, in Italia e all’estero ed esposte permanentemente nel suo atelier “Torre Serliana” di Thiene (VI), in Piazza G.Chilesotti, 14. info@giuseppedenti.it www.giuseppedenti.it

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Poetica del colore

n’attenta osservazione delle opere di Giuseppe Denti, ci invita ad apprezzare quel qualcosa che si percepisce quasi in maniera epidermica: una sensibilità tattile di esplicita impronta maschile percorre e penetra tutti i lavori dell’artista. Questa sensazione trasmessa a chi guarda le sue opere, è la proiezione di un’abilità tecnica che sicuramente lo contraddistingue, una capacità che non deve essere interpretata come pura manualità e autocompiacimento del saper fare, ma che va letta e condivisa nell’attitudine di adattamento della struttura materico-pittorica alla rappresentazione di un figurativo astratto, scelta e voluta dall’artista. Il percorso che Giuseppe Denti attua per rendere effettivo il proprio lavoro, è tutt’altro che istintivo. Egli soppesa, sperimenta, trae le conclusioni dal comportamento delle materie con cui si confronta e dagli stimoli cromatici, arrivando così a quall’equilibrio compositivo personalizzato anche nell’uso di colori timbrici molto accesi, con esclusione sistematica del “non colore”, ossia del nero. La varietà di impianto tecnico-espressivo con cui egli sintetizza i risultati della sua ricerca, è improntata sullo studio di una resa stilizzata della figura eccezionalmente femminile. Tale sintesi la si può osservare in due varianti che si ritrovano costantemente soprattutto nelle opere più recenti dell’artista: la prima variante si esprime nella semplificazione della forma in un profilo contornante che la racchiude, svuotandola del suo essere materico e lasciandola come semplice apparizione; l’altra variante si pone come volontà di sintesi della figura femminile ponendo l’attenzione all’interiorità, a quella parte “piena” dell’essenzialità femminile che ne va a determinare la sua iconicità. Ben si intuisce che dalla semplicità di queste sintesi rappresentative traspirino temi e simbologie riguardanti il rapporto tra donna e natura. Giuseppe Denti rende atto della propria serietà interpretativa ed espressiva delineandone uno stile pittorico sempre variato da assemblaggi compositivi e materici, i quali assecondano la resa stilistica della rappresentazione. Le sue personalissime intuizioni hanno il pregio di saper far dialogare in una idilliaca simbiosi tecnica, interpretazione stilistica della forma, invenzione compositiva e resa cromatica. Per lui i colori non hanno segreti: li gestisce e li fa vivere nei supporti lignei, o nelle tele trattate con imprimiture ad affresco, stendendoli a spatola e lasciandoli vibrare in accostamenti azzardati, ma sempre calibrati da una percezione che va oltre il visivo, penetrando nella sonorità del colore. Le opere di recente produzione hanno evoluto la ricerca cromatica traducendosi in un candido bianco, simbolicamente sintesi di tutti i colori. Nella produzione dell’artista hanno ampio respiro tutte le varianti dei verdi e del blu, quest’ultimo divenuto il “Blu Denti” per l’equilibrio cromatico che è riuscito a conferirgli; gli accostamenti dei gialli e dei marroni con modanature a rilievo dei contorni applicati a gesso, appaiono come stucchi vibranti sulle campiture monocrome. In questo modo Giuseppe Denti ha saputo riscrivere la complessità cromatica traducendola in poetica del colore.


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ARTISTI&GALLERIE

CARLO NANGERONI “Opere recenti”, acquerelli ed oli

GALLERIA VI-ART Via Paolo Lioy, 7 Centro storico Vicenza Dal22 al 30 Maggio 2009 VI-ART

ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA

C.trà Paolo Lioy, 7

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Prof. Anna Maria Ronchin

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alla sua prima mostra allestita alla “New York circulating gallery of paintings” nel 1949 Nangeroni si è caratterizzato come artista cosmopolita, svolgendo gli studi superiori a Milano e frequentando negli USA gli espressionisti astratti Willem De Kooning e di Franz Kline. L’origine nell’opera di Nangeroni è indifferente, artista d’avanguardia dalla nascita, in itinere lo è diventato per scelta; infatti, il medium che ha privilegiato sin dal primo quadro è il silenzioso linguaggio universale della forma e del colore, progressivamente semplificato, fino a tradurlo in elementi costruttivi “concreti” .

- VICENZA

La ricerca artistica di Nangeroni si focalizzerà poi nelle informali “Monocromie” degli anni ’50, dove è la forma che definisce il colore nei toni dei chiaroscuri ed è essa stessa ad essere “figura”, che scevra di ogni naturalismo produce un linguaggio ridotto, costituito da elementi geometrici e plastici autonomi. L’esposizione vicentina di recenti acquerelli ed acrilici su tela intitolata “Geometrie e percorsi” è un saggio della rigorosa ricerca artistica che Carlo Nangeroni persegue dagli anni ‘60 , da quando all’essenzialità delle strutture, aggiunse le tonalità del colore, nel suo ormai sicuro linguaggio informale. E’ il metodo che caratterizza la sintassi visiva di Nangeroni, composta dal modulo, con cui riformula una nuova idea di classicità e dei suoi canoni di perfezione, ma con la quale contemporaneamente, dichiara la sua perenne precarietà, per la reiterazione di altri modulo, che relativizza ogni pretesa di figurazione assoluta. Il segno-modulo, prima circolare si svilupperà, successivamente, lungo le coordinate cartesiane, in “figure” che si intersecano alle linee ortogonali senza ridursi al tedio minimalista dei più e dei meno mondriani, ma che si affermano in epifanie formalmente rigorose, ispirate a fenomeni vitali, comunque decantati e sublimati nel processo estetico della rarefazione. Lo spazio viene reinventato da Nangeroni, si amplia e si restringe per effetto del variare dei moduli sulle diverse tonalità della campitura, che caratterizza il Cromatismo iridescente della sua produzione recente. La classicità informale e la perfezione stilistica dell’autore svelano altresì il carattere mistico del suo metodo, che per l’ infinita ripetitività delle invenzioni, ha come felice risultato l’armonia cromatica, che evoca suggestioni tanto intime e singolari, quanto universali. Altre recenti e significative personali di Carlo Nangeroni sono state alla Esso Gallery di New York (2006) e alla Fondazione Stelline di Milano (2002), ospitato nella Sala del Collezionista, meritato tributo della capitale lombarda a questo suo Artista di livello internazionale. Prof. AnnaMaria Ronchin 1. Acrilico 3 2. Acrilico 2 3. Acrilico 1


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ARTISTI&GALLERIE

ROBERTA SERENARI Nata a Bologna, vive e lavora a Sasso Marconi (BO) Autodidatta, ha iniziato giovanissima, con l’incoraggiamento del prof. Italo Cinti (pittore dell’immaginazione), ad accostarsi alla pittura ad olio, avendo come maestra la “bella pittura” dei grandi musei del mondo. Continua, con passione e tenacia, la personale ricerca tecnica ed espressiva della pittura ad olio e lo studio del colore, rivisitando con un gusto attuale venato di intenso intimismo, l’atmosfera onirica della stagione metafisica e surrealista. Il suo percorso pittorico si esprime in maniera personalissima rimanendo strettamente legato al mondo della fiaba e dell’infanzia come a quello del sogno. Si confronta con la fanciullina interiore, con l’eterna adolescente che si annida in ogni donna la pittura di Roberta Serenari. Dotata di una tecnica di rara magnificenza, che la porta a realizzare dipinti preziosi, sedotta dall’eterno fascino della velatura ad olio, la “bella pittura” della Serenari sceglie il tema della bambina, dell’adolescente in bilico fra il mondo dei giochi ed i primi turbamenti interiori per interpretare timidi avvii di un individuale percorso nel mondo. Attraverso l’ausilio del simbolo, l’artista pone in essere una rinnovata metafisica che isola la personalità femminile in contesti appartati e silenziosi, in cui una miriade di particolari, descritti con minuzioso realismo, contribuiscono a rappresentare una stagione, un’età in cui il sogno è ancora integro, l’innocenza è intatta, il destino non si è ancora compiuto e tutto, in definitiva, può ancora essere. Silvia Arfelli

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el paese delle meraviglie che Roberta Serenari crea, con una capacità di colore e di volumi che non prescindono dalla tecnica né dal sentimento o dalla passione, l’intrigante mistero di atmosfere oniriche si agita all’interno di fredde brezze ibernanti, capaci di marmorizzare i poetici e romantici, a tratti malinconici artisti, o le, forse inconsapevoli, bambine vestite da quel perfettamente drappeggiato, soffice velluto rosso, palpabile, come vivo tra le nostre dita. Visi perfetti trasudano una tensione emotiva tagliente, esprimono una violenza comunicativa, trasmettendola energicamente senza deludere le aspettative di chi osserva. Roberta Serenari trasla l’osservatore nel personaggio rappresentato, servendosi di una calma romantica e di un dinamismo celato attraverso azioni alla moviola, recitando un rigore formale, quasi circense, teatrale le cui maschere velano sguardi sospesi o nascosti lasciando lo spettatore appeso, in bilico in una realtà indecisa tra l’immaginario e il sogno. Multidirezionale è l’architettura: confonde, diffondendo e raccogliendo, fa esplodere la scena che si apre come su un palcoscenico nuovo, futuribile. Questi sono i labirinti segreti dell’arte di Roberta Serenari, un’arte nuova pregna di misticismo e magia, affascinante, abbagliante che promette l’espressione di ciò che in arte vorremmo vedere più spesso: bellezza suggestiva e tecniche rigorose. Roberta Serenari sconfigge tutte le oscurità più tetre servendosi della migliore arma che può essere brandita attraverso l’arte: La Bellezza. Carla Primiceri

2.

1. L’invito, Olio su tela, cm 140x140 2. La domatrice, Olio su tela, cm 150x170 3. Rosa - Roasae, Olio su tela, cm 100x120 3.


SANDRA FUKA

SOGNI&EMOZIONI

E’

pittura al femminile, delicata ma anche fortemente propositiva, di grande carattere e dal linguaggio ben formato: determinata e tenera al contempo, pone la donna come protagonista intensa e assoluta. E’ un dipingere di calore e luminosità: costante ricerca di capire e di capirsi per andare a scovare dove vive, dove nasce, in quale luogo segreto del cuore si crea l’energia che muove pensieri e azioni, certezze e propositi ma anche le fragilità appena svelate, che ci spingono a crescere, a lottare, ad andare Oltre. E’ un cammino tracciato dalla donna che da sola si accompagna al latrato solitario di un lupo, al movimento lento e protettivo della tartaruga, al ruggito orgoglioso della tigre, al nitrito alto e superbo di un cavallo, …creature con le quali avviene una particolare simbiosi, quasi uno scambio, una cessione, un’integrazione di energia, di forze che emanano nascoste e preziose tra il femminile e l’animale, visto come presenza maschile devota, evocata quale integrazione, quasi totale completamento. Quella di Sandra Fuka è pittura larga e sciolta, guidata da un gesto sicuro, che vuole estrarre dal profondo quella necessità, quel bisogno che si apre inizialmente guardingo, a volte titubante, poi esplosivo, a discernere sorrisi e singhiozzi, sogni ed emozioni: le ragioni dell’anima. La donna nata magicamente dalla metamorfosi della vite, la donna con nel ventre una chiocciola di luce e il suo disco solare che prende origine dall’utero e le penetra nella carne e nel sangue e muove e ruota aggiungendo forza a forza, calore a calore, luminosità a luminosità, in un crescendo ritmico visivo e sonoro che scivola, sovrappone, manda in cerchio sonorità liriche di sentimento e razionalità, grande connubio che addiziona sensibilità a dimensioni interiori inesplorate. L’Artista crea fanciulle dorate che agilissime si intrecciano come giunchi nella danza, accompagnate da una presenza maschile che ruota nel gesto armonico con loro, addizionando plasticità e vigore in avvincenti abbracci ritmici, in guizzi segnici che insoliti e sfuggenti percorrono, innocenti accentuano, vaghi e decisi sottolineano la leggiadria di posture colte, sorprese in un istante singolare dalla piega magica dell’aria. La luce dell’oro sottende delicatissima tutte le tinte che dialogano tra profili e forme: dalla pienezza del bianco, allo sfumato del cielo e dell’erba, all’accensione delle tonalità terrose che dilatano il gioco arioso dell’adolescente che si lancia, si apre ai soffi incantati del vento. Immerse nel loro destino di guida spirituale le vergini alate meditano assorte, interrogano con sguardi curiosi, si assopiscono estatiche, si tendono pronte a restituire misteri, segreti dell’invisibile, promesse del cuore. L’irradiazione della pennellata aurea porta sempre con sé un’emanazione singolare che plasma queste creature angelicate fatte di luce: è un’emanazione di energia pura che brilla e sorride con le palpebre socchiuse, tra l’organza tremolante di penombra, nella speranza di tessere un filo leggero tra cielo e terra, una trama impalpabile che conduce l’uomo verso mondi certi e perfetti, un’ispirazione che segna con l’indice puntato le orme sulla sabbia lungo il guado, prima che l’onda della notte copra le ultime tracce verso l’Infinito.


CREATIVITA’&TALENTO

ALESSANDRO BELLUCCI

1. Angoscia e Divinazione 2. Homo Defecans 3. Uomo Pagliaccio (la rassegnazione dell’)

1.

Volevo restar solo mille anni per riflettere su quel che avevo visto e sentito, e per dimenticare”, mi sono tornate in mente queste parole di Henry Miller dal suo complesso libro “Tropico del Capricorno” e seppure così estrapolate dal contesto di una pagina ricca di fascino surreale ben si adattano a quest’“umano” metamorfico che il giovane Alessandro Bellucci ci propone e che ci appare quale vittima di un caos tra psicologico e sociale ma al contempo protagonista “attivo” perché “reagente” al dramma. Bellucci percorre questa tematica da alcuni anni con coerenza espressiva e stilistica affrontando fin dagli esordi l’esercizio sempre più affinato del realismo dell’immagine di questa nudità ferita e collocata in spazi certamente costrittivi e allucinati nei quali ricorre una simbologia non presa a prestito da altre scuole di “pittura dell’anima” ma anzi, come appare, scelta e ambientata per offrirsi ad una lettura enigmatica fondata sulle relazioni di senso. Ogni quadro è una sorta di scena teatrale costruita con la consapevolezza di mettere in atto una rappresentazione dolorosa la cui drammaticità si accentua nell’uso di precisi contrasti cromatici e di luci vivide che già nel gesto e nel segno pittorico come nell’incombenza della figura rispetto allo spazio e, infine, nell’audacia di proporsi preferibilmente in tele di grandi dimensioni, ci comunica il coraggio dell’introspezione sotteso a questa forte espressività. E’ una natura umana tormentata quella che osserviamo – e in certi tratti più esasperati può apparire perfino aliena - ma in quei corpi martoriati eppure mai deformi emerge e si conserva anche un’idea di bellezza che va oltre il concetto di fisicità e diviene liberatorio: nel mettere a nudo le cicatrici senza distogliere lo sguardo la pittura di Bellucci ci indica una scelta importante che è quella di “non dimenticare” bensì di togliere il velo delle stratificazioni e delle inibizioni culturali per “crescere”. E in questo processo l’artista sta già affrontando nuovi confini, nuovi lidi nei quali reale e immaginario figurativo e astratto dialogano diversamente e i cui esiti non mancheranno di coinvolgerci. [Roberta Fiorini Firenze] 3.

2.


AMELIE GATO Il Silenzio degli amanti Romanzo Il silenzio degli amanti è un viaggio immobile in una Firenze dei nostri giorni, che passa tra emozioni, ricordi e riflessioni di tre storie... intrecci che si sviluppano tra strade piazze e luoghi ovattati dall’intimità che posa sul mondo uno sguardo dai colori porpora e pastello di una stagione autunnale. Immagini scorrevoli sulle quali il tempo non può prevalere. Amélie Gato vive a Firenze e ha scritto due romanzi pubblicati su www.lulu.it dal titolo “Il silenzio degli amanti” e “Il mondo di Chantal”. Alcune sue poesie sono state pubblicate nella rivista letteraria “Molino de Letras” al n. 26 di agosto del 2004. Amélie Gato scrive anche favole, a volte poetiche a volte nella tradizione delle “Fairy Tales” perché pensa di essere rimasta un po’ bambina dentro e questo le piace. Le piace anche organizzare letture animate per proporre le sue opere in modo inusuale e in questo modo le ha presentate durante la rassegna culturale “Mille e un nuraghe”, svoltasi in Sardegna a settembre del 2006. Oltre a scrivere le piace leggere, dipingere, accarezzare gli alberi e ascoltare gli animali, nuotare nel mare, sentire l’odore della pioggia, ed è appassionata del cioccolato.

31


CREATIVITA’&TALENTO 1.

PATRICIA VALDIVIA

N

ata a Santiago, Cile. Vive e lavora a Ponte San Nicolò, Padova. Ha iniziato dipingendo paesaggi, sempre alla ricerca della luce e dei riflessi (acque, cielo). Più tardi abbandona gli esterni per una tecnica più formale di un realismo quasi fotografico. Gli effetti di luce e ombra dei soggetti (bottiglie, calici, perle) si trasformano in raggi luminosi che arrivano all’animo dell’osservatore. Le opere acquistano diverse dimensioni, riflettono effetti visivi che esprimono la fedele e l’affascinata ricerca dell’artista. “…lavoro ore o giorni preparando la superficie della tela e il soggetto da dipingere. Stendo diverse strati di olio fin ad arrivare ad una superficie liscia e brillante. E’ un lungo lavoro di attenzione e sguardo ai riflessi della luce sui bicchieri e i vasi trasparenti. L’uso di questa tecnica non mi permette di creare più di qualche dipinto all’anno…..” L’artista Patricia Valdivia espone le sue opere in numerose mostre collettive e personali in diverse città italiane e all’estero. Ottiene riconoscimento, premi e consensi positivi dalla critica e dal pubblico. e-mail: info@arteitaliana.net http://www.ioarte.org/artisti/VALDIVIA/

2.

I calici, le bottiglie, i portaoggetti del cristallo uniti in una sorta di natura morta, sono protagonisti della sua poetica artistica e vivono di luci e trasparenze talmente pure che sublimano e innalzano l’intensità spirituale dell’ opera. dott.sa Raffaella Ferrari, Vicenza

La ricerca minuziosa della forma e del colore, la attenta osservazione della realtà, la distribuzione armoniosa degli oggetti nello spazio. Queste le componenti principali della ricerca pittorica di Patricia Valdivia che attraverso le sue raffinate interpretazioni cristallizza l’immagine fuggevole del tempo in rarefatte ambientazioni sovente dedicate al fascino discreto della natura morta. dott.sa Gabriella Niero, Padova

Si evidenziano sotto il battito fuggevole di una luce le nature morte di Valdivia, che rivendicano il valore della luminosità per esaltare la loro presenza. Così perle, cristalli, vetri e stoffe, come in un gioco, si colorano sempre nell’oscurità, anzi prendono corpo su uno sfondo scuro, che riporta da un negativo fotografico alla luce: da qui derivano l’intuizione della loro misteriosa esistenza e il richiamo alla seduzione. dott.sa Maria Lucia Ferraguti, Vicenza

3.

1. Bottiglia rossa 2. Riflessi grigi 3. Portacandele 4. Panno rosso - dettaglio

4.


1.

TITTI VERNI

P

rotagonisti indiscussi dei lavori dell’artista sono le figure femminili e i paesaggi, fra i quali esiste una sorta di comunicazione inconscia. La rappresentazione della natura avviene attraverso linee guida, che si snodano tra loro, formando rette parallele e perpendicolari. Il tutto conferisce alla composizione un’idea di ordine e di armonia. Tuttavia, a tale rigore geometrico si unisce la rappresentazione di un mondo naturale alquanto fiabesco e ricco di emozioni. Tale visione è resa, ancora più evidente, dallo studio della luce, che si concretizza attraverso la rappresentazione di corsi d’acqua, dove i riflessi specchiati diventano fondamentali. D’altronde, i maestri che hanno influenzato il percorso dell’artista sono stati, essenzialmente, i pittori appartenenti all’Orfismo e all’Impressionismo, per i quali lo studio della luce ha sempre avuto una valenza preponderante. In “Riflessi e Riflessioni” e “La luce della luna” la situazione descritta è abbastanza simile; diverso è, invece, ciò che emerge in “Frammenti di Memorie”. Infatti nei primi due lavori, l’immagine della giovane donna, completamente integrata con l’ambiente circostante, esprime una sensazione di benessere dovuta ad una sorta di comunione con tutto ciò che la circonda. La serenità del volto e il sorriso, appena accennato, sottolineano tale ipotesi. Paesaggio e figura sono perfettamente in sintonia. Tutto ciò lo si può notare, maggiormente, ne “La luce della luna”, dove la figura, riversa su se stessa, sembra essere parte integrante della roccia sulla quale poggia. La natura descritta è benevola, positiva, e con la sua luce va ad illuminare e a colorare di riflessi il bianco e nero della donna. In “Frammenti di Memorie” esiste un qualcosa di diverso, di più profondo e introspettivo. Il dipinto è diviso, sostanzialmente, in due parti: un primo piano e una zona retrostante. Il primo piano è occupato da una figura dall’aspetto quasi consunto e lunghi capelli scuri ne incorniciano il volto smagrito. Il suo sguardo profondo è rivolto verso la zona più buia , la quale rappresenta il passato. Tuttavia l’immagine della donna, nella sua totalità, non esprime dramma, bensì consapevolezza e coscienza. Alle sue spalle si snoda un sentiero fortemente illuminato che crea effetti di controluce. I colori dell’intero dipinto vanno dal bruno al magenta, fino ad arrivare al giallo di Napoli. La figura è trattata, essenzialmente, con il bruno e il bianco, ma la luce del paesaggio la avvolge e sembra volerla strappare dalla sua condizione di buio. Torna, ancora una volta, il tema della natura benevola. La tecnica usata, per i tre dipinti, è olio su tela.

2.

3.

1. Frammenti di memoria, Olio su tela, cm 80x60 2. La luce della luna, Olio su tela, cm 80x50 3. Riflessi e riflessioni, Olio su tela, cm 60x80


CREATIVITA’&TALENTO

CARLO FERRANTE

il pittore maledetto

C

arlo Ferrante è un artista eclettico e versatile che nella sua lunga carriera ha lasciato una propria impronta originale in tutte le forme d’arte con le quali si è misurato. L’artista vicentino ha avuto in passato l’apprezzamento di artisti come De Chirico che lo definì “pittore serio che lavora con coscienza e impegno”, di Giacomo Manzù che lo esaltò per la sua capacità manuale di plasmare l’argilla, e infine Mario Schifano di cui è stato grande amico che riconobbe in Ferrante il grande amore per il colore. La pittura e la scultura di Ferrante è caratterizzata da un deciso rifiuto dell’opera seriale e quantitativa in nome di una inesauribile ricerca di moduli espressivi sempre nuovi e originali. Nelle sue opere sono spesso raffigurati i volti, i gesti e le espressioni di un popolo arcaico e sofferente, il popolo di sempre, contadino, scavato dalla fatica e pervaso da una tensione costruttiva che è nello stesso tempo colma di dolore e di speranza. Volti rugosi e impastati di terra rossa, linee scarne, spigolose, di una plasticità drammaticamente lontana dagli stilemi di una iconografia convenzionale e accomodante. Le sue crete vibrano di profonde tensioni spirituali mosse da una incessante ricerca per tradurre le forme della materia in un messaggio sull’uomo e la società. Nella pittura invece fonde varie suggestioni pittoriche che vanno dalla metafisica barocca alla De Chirico, al violento cromatismo di Francis Bacon, uniti a un disegno stilizzato che ricorda di volta in volta il futurismo, il fumetto e la pop art. Il cromatismo dei suoi quadri è aderente alla visione reale delle cose senza però indulgere in un ritrattismo fotografico. Vi infonde invece una spinta irreale per indurre l’osservatore ad una ricerca e interpretazione personale del soggetto rappresentato. Una lotta tra realtà e illusione, o verità e menzogna, delle quali i famosi pinocchi di matrice neofuturista rappresentano uno dei suoi simboli privilegiati. In alto: l’artista nel suo studio di Chiampo


FEDERICA DEL PICCOLO

La sua è una pittura segnica, potente, incisiva, dinamica. La luce disegna uno spazio dilatato, che le pennellate istintive e corpose tendono a far fuoriuscire dal dipinto in un’esplosione cromatica suggestiva e ricca di rimandi storico- artistici futuristi e, perché no, futuribili: l’arte autentica è sempre contemporanea”. Guido Folco, Italia Arte “Federica è tutta nella sua pittura, è il rosso caldo di un bicchiere di vino, è il mercato di un paese tropicale, è l’allegria di una notte Parigina. La sua migliore amica è la macchina fotografica. E’ così che Federica ferma il tempo e porta con sé la complessità ed i colori di quell’attimo. In un secondo momento le foto vengono da lei rivisitate e rielaborate, per poi essere trasferite sulla tela con impasti materici di colori ad olio, acrilici e sabbie. E’ per questo che guardando questi quadri si ha l’impressione di un viaggio nel viaggio. Si viaggia nelle sensazioni di Federica, si guarda il mondo con i suoi occhi e se ne rimane piacevolmente avvolti, entrando nelle atmosfere dei suoi dipinti, a volte divisi come fotogrammi. I colori intensi, il perfetto disordine, i piccoli dettagli che diventano protagonisti, travolgono e trasportano in atmosfere di sfavillanti passioni.” Linda Milesi Federica Del Piccolo nasce a Treviso nel 1974. Intraprende studi scientifici, coltivando contemporaneamente interessi artistici quali la fotografia e le arti figurative, viaggiando, studiando, e frequentando ateliers di importanti pittori veneti. Oggi si dedica alla libera professione di architetto ed alla passione per il dipingere: imprescindibile link nella sua attività di interior designer, dove le sue creazioni diventano protagoniste di nuovi spazi del vivere. Dal 2006 collabora con la Casa Editrice Mazzanti Editori e con l’Unindustria Venezia come illustratrice, creando copertine ed illustrazioni per varie riviste tra cui “Il milione” (rivista di Venetobanca). Espone le sue opere dal 2006 in mostre personali e collettive in Italia ed all’estero, recentemente ha vinto il premio “centenario del futurismo” all’ Internazionale ItaliaArte 2009 di Torino, ed ha esposto alla KUNSTART di Bolzano 2009, con la Galeria de arte Gaudì, Madrid. Vive e lavora a Mestre-Venezia. I suoi lavori sono esposti nella galleria virtuale di IOARTE. www.federicadelpiccolo.com info@federicadelpiccolo.com 1. “Le parapluie rouge”, oli, sabbie, acrilici su tela, trittico 60x180 2. “Prima di partire”, oli, sabbie, acrilici su tela, 100x100 2.

1.


CREATIVITA’&TALENTO

COSIMO ANGELERI

Da “Il tempo assetato”(2007)

I

l caso è prodigo di fantasmagorie. Le RACCATTA: Roma è capitale del detrito. L’oggetto-caso del raccattato è prerogativa del degrado urbano, è RESTITUZIONE Di Roma a Roma, forse interpretazione. Ma solo nel suo ascesso di disponibilita’. Il rifiuto esercita il suo calore, umano, primordiale, che, come NATURA NATURANS, forma travisata, travasata di Roma. 2. A proposito di paradossi, analogie, per un’idea di scultura, la mia. Non parlerei di analogia astratta, ma di analogia sintetica. Un legno con frastagliature, incavi,sporgenze, direzioni geometriche inopinate, puo’ assemblarci una citta’, una figura. L’immagine è sintetica, perche’ è compressa in uno spazio che la trasforma in un altro spazio, in un altro tempo, e in un’altra figura, analoga, nello stesso senso e in un altro senso. Dopotutto, quel che si fa nel titolo, sintetico per eccellenza, è sgusciare via lasciando li’ appoggiato un altro senso. 3. Indicazioni redatte oggi: Orfismo del detrito. Detrito/decontestualizzazione. Natura industrial, industrial naturizzato. Dal 2008 accentuazione industriale rispetto a bipolare Legno antico/industriale. Arte combinatoria, invisibile del poco, precarieta’. La caccia. Nesso del trovare. Assoluto e marginale coincidono (“n+1=n-1”titolo mia personale 2008). Cosimo Angeleri


GIOVANNA DE FRANCO 1.

G

iovanna De Franco nasce a Catania nel 1970 dove vive e lavora. Nel 1989 si diploma in maturità d’arte applicata sez. architettura e arredamento presso l’istituto statale d’arte di Catania. Si laurea nel 1993 in scenografia presso l’Accademia di belle arti di Catania. Dal 1991 lavora nell’ambito della scenografia e degli allestimenti per conto di comuni, teatri, fiere e privati. Nel 2005 segue un corso di web-designer. La sua è una continua ricerca artistica tanto nella pittura quanto nella scenografia, nel design… Studiando Gris, si nota una adesione al cubismo; crea un insieme di forme geometriche collocate in uno spazio, conservandone, nella scomposizione, l’identità volumetrica.

Ci sono toni di rossi (caldo); di verdi e azzurri (freddi); i toni caldi nella percezione, tendono ad espandersi e a farsi avanti; i freddi a contrarsi, ciò crea dislivelli di piani illusori che suggeriscono un crescere delle distanze. La sua qualità è che, mentre gli oggetti della pittura tradizionale vengono dati nello spazio, in esso sono dati con lo spazio diventando un’entità spaziale e autonoma

3. 2.

1. Frammenti, olio su tela, 70x70 2. Oasi, olio su tela, 70x70 3. Natura morta con bottiglie, tecnica mista, 100x50


SCRITTORI&LIBRI

SCOLARO SANTO MASSIMO

Anomalie emotiva Opera prima autoprodotta da Scolaro Santo Massimo 38 anni dalla provincia di Napoli e impiegato all’Università degli Studi di Salerno. Una raccolta di scritti, poesie e versi bizzarri. Schegge pseudo letterarie, non sono uno scrittore e non mi fregio di cotale titolo senza alcun merito di sorta. Queste sono solamente anomalie emotive, macchie di colore in forma di scritti, piccoli racconti e cose assurde, attimi d’erotismo e sfumature di sentimenti, sprazzi del mio essere che qualcuno forse avrà piacere di leggere, questo recita l’introduzione. L’opera, un pamphlet artigianale, è divisa in sezioni a tematiche diverse, la prima è dedicata a racconti, la seconda a scritti folli inclassificabili, la terza alla poesia e la quarta a racconti erotici. Il Libro è acquistabile al seguente link: http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=240850 38


FRANCESCO NIGRI Magia della notte

Francesco Nigri

N

ato a Bari il 18 marzo 1965, ha iniziato a comporre versi all’età di dodici anni pubblicando il suo primo libro di poesie a diciannove anni – “Primi vagiti”, Albatros Editrice 1984 -. Dopo diversi premi conseguiti in concorsi letterari anche internazionali nel 1992 sceglie di dedicarsi alla meditazione componendo versi solo per riflessione personale. Inizia così un cammino di crescita interiore che lo porterà nel 2008 a tornare a rendere pubbliche le sue poesie con un blog sul social network Facebook. Tra i premi conseguiti: “L’Ala della Vittoria” Roma, “La rosa del successo” - Roma , “Trofeo dell’Altipiano” - Luco dei Marsi, “Sangro”.Così spiega il perché del suo scrivere e le motivazioni che lo hanno riportato al pubblico: “Il mio scrivere è il fissare un percorso di crescita interiore. Dopo diverse vicissitudini che la vita mi ha offerto, ho deciso di tornare a rendere pubbliche le mie poesie per aiutare chi questo percorso l’ha appena intrapreso e chi ancora non riesce. Un percorso che mi ha aperto l’orizzonte dell’amare, oltre gli amori e le sofferenze della vita.” Ricorrenti nelle sue poesie i profumi, i colori e i sapori del mare, che riportano alla terra pugliese in cui vive ed opera. E’ in allestimento il sito internet www.francesconigri.it . Per contatti: info@francesconigri.it

Magia della notte che incanta e regala atmosfere di luci soffuse e freschi tepori e invoglia la pelle ad abbracciarne i respiri e a trasudare di gemiti e complici sguardi e tenerezze sparse e diffuse come le stelle che brillano e lasciano prendere il cuore e ti fanno volare nell’infinità del creato e come le lucciole che fanno sognare e anelare. Magia della notte dove tutto si può e nulla si deve e che avvolge come un velo di lino gli incroci e fa desiderio dello scoprirsi sino a conoscersi e poi riconoscersi nel dirsi l’amore e nel farlo, liberi di sé nell’universo che accoglie queste candele accese alla vita ed alla passione. Magia della notte che fai del giorno la tenda che s’apre e del suo tramonto una finestra di attesa, tu sei la porta del cuore che sempre terrò spalancata al profumo e al sapore del mio tessere fili.

Coccolare il tuo cuore Ti accarezzo i capelli quasi a domare le tue resistenze e dolcemente sfioro la fronte dei tuoi pensieri più belli e sorridi e mi abbracci e così resti con me per tutta la notte, nuda di te e sempre più mia. Coccolare il tuo cuore sino al mattino con sole carezze ed il sonno di sogni e svegliarmi con te, innamorata di me finalmente in un’alba che sa della tua bocca.

Chiaro di luna Chiaro di luna che scalda il cuore voglioso dei tuoi teneri baci e delle tue dolci carezze mentre accucciato sullo scoglio più alto scruto ciò che non vedo e ti ritrovo in quest’aria un po’fresca e nel venticello che lieve mi sfiora e mi riporta nei brividi al nostro dirci l’amore e che assomiglia al sospiro del tuo desiderio che leggo velato in ciò che mi scrivi come dardi improvvisi nell’attesa snervante di ammirarti e apprezzarti sempre di più. Chiaro di luna che mi porti al sereno e mi doni l’estasi d’una luce insondabile che si fa accarezzare, mille parole ed immagini e suoni vorrei dedicarti fino a risalire il riflesso del tuo specchiarti nell’acqua ma nulla di più posso darti del restare qui a volere con forza che il mare si asciughi per poter giungere a te e sfiorare le labbra del tuo essere donna con le mie labbra di uomo.

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IMPRESA EDILE

BRUSAPORCO & LAGO

Impresa Edile Brusaporco Ottorino & Lago Giampietro snc

36050 Bolzano Vicentino - Via Crosara, 58 Tel. 0444 350307 - 660549 - Fax 0444 354776 Cell. 335 7327865 (Brusaporco) - Cell. 335 7327864 (Lago)





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