Eikon18

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EIKON ARTMAGAZINE

PIETRO NEGRI EDITORE - Distribuzione nelle gallerie d’arte e nei Musei su abbonamento -

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Anno V Gennaio - Febbraio n.18/2012 e. 5,00

EIKON 18/2012

una copia: 6 numeri 24 euro - 15 copie per 6 numeri 90 euro

Artisti_Mostre_Musei_Beni culturali

Bimestrale di cultura dell’immagine e comunicazione

ARTE ALBEDO: GIOVANNI GRECO

GLI ARTISTI VINCITORI

ARTE NIGREDO: PAOLO FIGARA

ARTE IOSIS: MARIA CRISTINA PACELLI

DEL PREMIO SCAMOZZI

ARTE RUBEDO: ALFREDO DI BACCO


A VICENZA: dal 1974 il punto di riferimento per chi ha problemi di udito.

Il Centro Sordità Elettrosonor Al Centro Sordità Elettrosonor troverete un ambiente rilassante e confortevole e sarete seguiti da un team esperto che vi aiuterà a trovare la miglior soluzione al vostro problema di udito. La nostra equipe di Dottori in Tecniche Audioprotesiche e Logopediste è a vostra disposizione per effettuare controlli gratuiti dell’udito e fornire informazioni su ipoacusia e acufene. Nel Centro Sordità Elettrosonor di

Strada Cà Balbi 320, a Bertesinella, Vicenza, particolare cura è stata posta in ogni dettaglio. La sala audiometrica, dotata di strumentazione all’avanguardia, permette lo svolgimento dei controlli uditivi sia in cabina silente che in campo libero. Gli studi sono attrezzati per effettuare le prove protesiche e il laboratorio offre un servizio immediato per le assistenze e le piccole riparazioni. L’accesso al Centro è agevolato da un ampio parcheggio.

ter applicativo

a scelta dell’apparecchio acustico è preceduta da una riorosa valutazione, volta a fornire al paziente la migliore iscriminazione uditiva. n seguito, per ottenere un rendimento ottimale dall’appaecchio acustico è fondamentale attenersi ad una corretta erapia protesica-riabilitativa.

Durante il colloquio iniziale, si esegue una anamnesi del aziente e si visionano i suoi referti. Dopo l’indagine otocopica si eseguono accurati controlli audiometrici tonali. oi si procede alla prova protesica per valutare il beneficio rotesico mediante i test sopra citati in campo libero, sena e con apparecchi.

LE NUOVE POSSIBILITÀ

Grazie a questi primi dati i nostri Audioprotesisti sono in rado di fornire consigli tecnici, indirizzando il paziente erso la scelta dell’apparecchio acustico più idoneo.

Rispetto a qualche anno fa, il mondo che ci circonda è sempre più celto il modello, si procede alla presa delle impronte dei multimediale. Telefoni, televisioni, ondotti uditivi, indispensabili per la realizzazione dell’aparecchio stesso. svolgono una funzione socellulari nfine, prima della consegna, l’Ingegnere Biomedico effetcializzante grande importanza. ua un accurato test didi controllo qualità sugli auricolari e ugli apparecchi acustici. Chi ha problemi di udito trova Dopodifficoltà l’applicazione nell’usufruire degli apparecchi acustici paziendi il questi

dispositivi e, per questo motivo, subisce un ulteriore isolamento. Almeno fino ad oggi. Grazie ai progressi nel campo delle applicazioni wireless, infatti, i nuovi apparecchi acustici dotati di tecnologia Speech Guard sono

e inizia l’iter di riabilitazione uditiva: la Logopedista, in tretta collaborazione con l’Audioprotesista, eseguirà tutti test necessari per consentire un adattamento personalizCentro ato delIl presidio uditivo. Sordità Elettrosonor ti invita ad una er alcuni mesi al paziente sarà proposto un lavoro specico di stimolazione uditiva. Durante queste sedute indiiduali imparerà a riconoscere suoni e rumori della vita uotidiana, a comprendere parole, frasi e conversazioni, apprima in ambiente silenzioso e poi nel rumore. Le taraIl modo migliore per capire se un apparecchio acustico ure dell’apparecchio saranno gradualmente modificate al fa al tuo provarlo. ne di consentire unacaso ripresaègraduale dell’udito. olo quando sarà raggiunto il risultato ottimale, la persona volgeràChiama i controlli semestrali fondamentali per e fissa di unroutine, appuntamento: odere sempre del massimo beneficio protesico.

in grado di collegarsi senza fili a televisori, telefoni fissi, cellulari, portando i loro suoni, nitidi e chiari, direttamente all’orecchio. Gli apparecchi diventano così degli autentici auricolari “invisibili” e personalizzati.

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N. 18 Gennaio-Febbraio 2012

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N.18 ARTISTI AFFERMATI

Bimestrale di arte, recensioni e cultura dell’immagine

ROBERTO FERRI: Alchimia Perennis

Direttore responsabile Maria Elena Bonacini

ANDREA PANARELLI Infinita contemplazione

Redazione

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Stampa Grafiche Corrà Arcole (VR)

PAOLO FIGARA La Nigredo sensoriale ALFREDO DI BACCO La rubedo razionale MARIA CRISTINA PACELLI Lo Iosis intuitivo GIOVANNI GRECO L’albedo cognitivo 16

MOSTRE BIOS VINCENT Il Muro ha un suono

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MOSTRE CATERINA ZAVA “Fulmini di colore”

Contatti e informazioni: info@federcritici.org 0444.327976 L’Editore si dichiara pienamente disponibile a regolare eventuali pendenze relative a illustrazioni e fotografie con gli aventi diritto che non sia stato possibile contattare.

PATRIZA GIUGNO “Il viaggio dell’anima” 20

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Bonifico a Pietro Negri Editore IBAN IT67 F076 0111 8000 0007 0951959 Bollettino postale C/C n. 70951959 Supplemento della testata Museohermetico Reg. Trib. VI. 1115 del 12.09.2005 roc n. 13974 Eikon Magazine è un prodotto

REMO LANA “Energetismo”

ARTISTI EMERGENTI MARILENA BORDIN Espressionismo simbolico

Prezzo di copertina 5 euro abbonamento annuale 6 numeri: 24 euro

la quota comprende 15 copie in omaggio ogni numero (90 copie annue) e 1 redazionale omaggio

Roberto Ferri

GIANCARLO MUZZOLON “La chiave dell’inconscio creativo”

Eikon Magazine

gallerie, musei, librerie, associazioni 90 euro

ARTISTI PREMIATI PREMIO SCAMOZZI GLI ARTISTI VINCITORI

Maria Rita Montagnani Anna Maria Ronchin Mara Campaner Laura Leone Renato Freddolini Marina Zatta Barbara Vincenzi Teresa Francesca Giffone

Pietro Negri Editore Corso Palladio, 179 36100 Vicenza

SOMMARIO

MARCELLA MANDIS La sensibilità Zen 24

PROLOCO CENTRO STORICO Vicenza Bellissima

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VICENZA LOGGIA CAPITANIATO RESTAURO SALA BERNARDA

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STORIA DI VICENZA DON GIUSEPPE FOGAZZARO Pedagogo e Patriota

EIKON Andrea Panarelli


BIOGRAFIA a cura di Federcritici

EIKON

ROBERTO FERRI ALCHIMIA PERENNIS

Roberto Ferri nasce a Taranto nel 1978. Nel 1996, si diploma al Liceo artistico “Lisippo” di Taranto. Inizia a studiare pittura come autodidatta e, trasferitosi a Roma nel 1999, approfondisce la ricerca sulla pittura antica, dall’inizio del Cinquecento alla fine dell’Ottocento; in particolare, si dedica alla pittura caravaggesca e a quella accademica (David, Ingres, Girodet, Géricault, Gleyre, Bouguereau, ecc.). Nel 2006, si laurea con 110 e lode all’Accademia di Belle arti di Roma, nel corso di scenografia; per tre anni studia con Gaetano Castelli e l’ultimo anno con Francesco Zito. Nel 2002, la prima mostra: la collettiva Animali e Dei, alla galleria “Il Labirinto” di Roma. Nel 2003, la prima personale al Centro d’arte contemporanea “Luigi Montanarini” a Genzano di Roma; s’intitola Roberto Ferri e il sogno del Parnaso. La mostra si trasferisce poi alla galleria “Il Labirinto” di Roma, curata dal critico e storico dell’arte Robertomaria Siena. Sempre nel 2003, un’altra mostra: Angeli, Demoni, Miracoli e Arconti, alla galleria “Il Labirinto” di Roma. A luglio 2003, a Sora, vince la II edizione del Premio di Scenografia “Antonio Valente”, e realizza un’altra mostra personale. Partecipa alla I edizione della “Notte Bianca” di Roma, esponendo sue opere alla Accademia di Belle Arti. Nel 2004, sempre alla Galleria “Il Labirinto” di Roma, un’altra personale, curata da Robertomaria Siena e intitolata Roberto Ferri e la Luce del corpo. Nel medesimo anno, a Roma, partecipa alla II edizione della “Notte Bianca” esponendo all’Accademia di Belle Arti.

Facilis descensus averno

A dicembre 2005, alla Galleria LoGu’s Arte di Roma si apre la sua prima mostra di disegni.A giugno 2006, s’inaugura una Personale alla Galleria “Il Cortile” di Roma, in via della Scrofa. Viene invitato come ospite dal prof. Robertomaria Siena a tenere un dibattito sui canoni della sua pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma e al Liceo Artistico di via di Ripetta e subito dopo all’evento “Arteinterrazza” . Nel medesimo anno, partecipa alla VII edizione di “Immaginarteinfiera”, a Reggio Emilia. Realizza il dipinto per la beatificazione del patrizio genovese Ettore Vernazza, ora al Convento delle Suore Figlie di San Giuseppe, a Genova. Una mostra di disegni è realizzata negli Stati Uniti, a San Antonio in Texas, dalla Anarte Gallery; ed alcune opere sono esposte a Firenze, in Palazzo Vecchio, per la presentazione del “Toscana Festival”. Sempre nel 2006, alla Galleria Vittoria di via Margutta, a Roma, partecipa alla mostra “Omaggio a Luigi Montanarini”- Nel 2007, espone a Viterbo, nel Palazzo dei Priori, per il “Tuscia Opera Festival” e una personale di disegni è curata da Robertomaria Siena alla Galleria Rdf di Roma. A New York, partecipa alla mostra collettiva “Flesh and Passion”, alla Cfm Gallery, e, per il Duomo di Montepulciano, in provincia di Siena, realizza il dipinto di San Giovanni Decollato. Presso la galleria Chiari “La poesia del corpo” collettiva organizzata da Alberto Agazzani. Alla Galleria Vittoria di via Margutta, a Roma, partecipa alla mostra collettiva “A più voci” e subito dopo alla mostra “Nike Nike Nike”, di cui è curatore ancora una volta Robertomaria Siena. A Milano presso lo IEO partecipa alla collettiva “FOEMINA Il seno nell’arte e nella medicina” organizzata da Alberto Agazzani.

L’sttesa -o l’angelo della morte


ARTISTI AFFERMATI Presso l’ Istituto Italiano di cultura a Londra si inaugura la sua personale “ROBERTO FERRI – BEYOND THE SENSES/ OLTRE I SENSI. A Luglio dello stesso anno, in contemporanea con la mostra “GIOTTO E IL TRECENTO”la grande personale “ROBERTO FERRI – BEYOND THE SENSES/ OLTRE I SENSI” presso il Complesso del Vittoriano a Roma. A Rimini alla biennale d’arte del 2009 “ CONTEMPLAZIONI Bellezza e tradizione del nuovo nella pittura Italiana contemporanea” organizzata dal curatore Alberto Agazzani.

Senza titolo

Agosto 2010 - Presso la Rocca di San Leo partecipa alla collettiva “ I GUARDIANI DELLO SPIRITO-visione esoterica esoterismo della visione”.Galleria Pan di Oslo Norvegia alla collettiva “ EROTIK” “NAKED” collettiva presso la Skotia Gallery, Santa Fe New Mexico. A Settembre Alla “ KITSCH BIENNALE 2010 ” Venezia espone con il pittore Odd Nerdrum ed altri pittori internazionali dello stesso movimento. Giugno 2011 54. BIENNALE DI VENEZIA Padiglione Italia corderie delle Vergini, Venezia. Mostra personale a Salemi per la “54. BIENNALE DI VENEZIA” presso il Museo d’Arte Sacra, Salemi. Mostra collettiva “ARTISTI PER NOTO E ALTROVE- L’OMBRA DEL DIVINO NELL’ARTE CONTEMPORANEA” Palazzo Grimani, Venezia. Collettiva galleria Incontro d’arte Roma Sue opere sono presenti in importanti collezioni private di Roma, Milano, Londra, Parigi, New York, Madrid, Barcellona, Miami, San Antonio (Texas), Qatar, Dublino, Boston, Malta, Messico, Canada e nel Castello Picasso- Dora Maar di Menerbes in Provenza. BIBLIOGRAFIA: Catalogo edito da SKIRA “Roberto Ferri - Oltre i Sensi Beyond the Senses” - Catalogo “Foemina il seno nell’arte e nella medicina” di Alberto Agazzani - Bolis Edizioni. Catalogo “Contemplazioni” di Alberto Agazzani - Christian Maretti editore 1990-2010 vent’anni d’arte a Roma di Tiziana D’Acchille – Edizioni Bora “Inattuali furori” di Robertomaria Siena “Capricci” di Robertomaria Siena

Ericto 2

4

HANNO SCRITTO DI LUI: Maurizio Marini, Vittorio Sgarbi, Renato1 Miracco, Fabio Isman, Alberto Agazzani, Marco Bussagli, Robertomaria 3 Siena, Maurizio Berri, Tiziana D’Acchille.

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6 Languida nostalgia dell’Ombra

Il teatro della crudeltà

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RECENSIONE

a cura di ErminiaMarta Spaziani

Bozzoli

Angelo primordiale

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ANDREA PANARELLI

IN-FINITA CONTEMPLAZIONE Andrea Marco Panarelli, nato a Zurigo il 30 maggio del 1975, fin dai primi anni di scuola elementare spicca un elevato senso della forma e del colore che si svilupperà nel corso della formazione didattica. Giornalmente il giovane Andrea viene a contatto con il mondo della stampa pubblicitaria nella tipografia del nonno a Zurigo che, a quel tempo, gli insegnò come utilizzare la tecnica del colore in quadricromia. Negli anni dell’adolescenza, si comincia a entrare nella consapevolezza che lo spinge a studiare da autodidatta. Il momento più importante della vita artistica di Andrea, è segnato dall’incontro con il Maestro Marcello Mariani, che lo prende con sé nel suo studio e, gli insegna che la pittura offre la possibilità di mettere a nudo la propria anima trasferendo sulla tela un cosmo di emozioni e sentimenti. Da questa esperienza, ne nasce la prima mostra personale nel dicembre del 2003, volutamente chiamata “Senza titolo”. La necessità di volersi perfezionare lo spinge a studiare le antiche tecniche pittoriche. Nel gennaio 2007 viene accettato alla “Florence Academy of Art” di Firenze, dove ha studiato anatomia e pittura dal vero. Vince il premio come miglior studente di anatomia nel 2008. Diplomatosi nel dicembre del 2009, Andrea continua a lavorare ricercando una propria forma d’espressione. Nel 2011 viene premiato ad Amalfi con “La Bussola d’Oro” per il primo premio in pittura. Ad oggi l’espressione artistica di Andrea è rappresentata dall’utilizzo delle arti imparate durante gli studi fiorentini, accompagnati da una ricerca profonda dell’universo, cercando nelle varie materie da lui usate, lo stimolo di una contemplazione trascendentale. I temi affrontati sono l’universo, gli angeli, la terra; elementi a cui attinge per simboleggiare la grandezza e l’immensità del sentimento da lui provato meditando sull’esistenza dell’umanità in uno spazio infinito e di infinite possibilità. MOSTRE PERSONALI: 2003 “Senza titolo” galleria Passato Presente L’Aquila 2006 “Ex Libris” caffè Polar L’Aquila MOSTRE COLLETTIVE: 2005 “Sinestesie I° edizione” galleria Passato Presente, (AQ) 2006 “Il viaggio e l’altrove” Palazzo Santucci, Navelli 2007 “Premio sinestesie” Museo Michetti, Francavilla al Mare 2009 “Mostra Sociale” Palazzo Ghibellino, Empoli 2010 “Fifth Alumni Exhibition” Palazzo Corsini, Firenze 2010 “Art Power “ galleria Paradiso, Giardini della Biennale (Ve) 2011 “Kulturschock” Krueger Dossier, Centre d’Art Moderne, Salzburg 2011 “Premio Amalfi 2011“ Antichi Arsenali della Repubblica di Amalfi - Premiato con la “Bussola D’Oro per la pittura” 2011 “En Plain Air” Villa Fondi Piano di Sorrento 2011 “Premio Scamozzi 2011, Splendore e Decadenza” - Palazzo Monte di Pietà Vicenza 2011 “Miti e riti”, Castel dell’Ovo Napoli PUBBLICAZIONI: 2011 “RACCONTI D’ARTE” progetto editoriale dell’Accademia della Bussola a cura di Beppe Palomba, Youcanprint Edizioni


ARTISTI AFFERMATI

Angeli primordiali

Grande Anima sul mare

Dove sei

Contemplazioni

“Una pittura dalle solide basi, che rimanda alla grande tradizione pittorica, passando per Fattori fino ad arrivare a Goya, per una modernità di intenti, una intelligenza tutta contemporanea, una trasgressività visuale e concettuale d’avanguardia. Un’arte quella di Andrea Panarelli, che ti allarga il cuore e ti conferma che il talento vero, quando è ben coltivato, può ancora produrre con mezzi classici qualcosa di non visto, di innovativo, di emozionante. La sua interpretazione dell’arte rimanda agli Angeli Primordiali, quasi a voler tentare un recupero di valori perduti, di tesori nascosti, emblemi di una purezza d’Artista che, chiaramente è la sua.” (Beppe Palomba) Andrea Panarelli vive e lavora a L’Aquila, il suo studio è attualmente un container acquistato subito dopo il devastante sisma del 6 Aprile 2009. Per qualunque informazione è possibile contattare l’artista al seguente indirizzo mail: andrea@andreapanarelli.com le sue opere sono visibili in www.andreapanarelli.it

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ARTISTI PREMIATI

Presidente di Giuria: Maria Rita Montagnani

PAOLO FIGARA

LA NIGREDO SENSORIALE

Mater persiana

Opera in concorso: “Body after revolution” Convinto che l’artista sia mosso da un’ispirazione cieca, Figara lascia che i quadri prendano forma da soli, senza decidere preventivamente soggetti e modi. Le ripetute stratificazioni di colori, alternate a sgrattamenti e incisioni, creano una tavola di contrasti dalle forme indefinite, simili ad ambientazioni oniriche. È da questo sfondo magmatico che emergono i volti e le figure che affollano i suoi quadri; volti e figure trascendentali, spesso non immediatamente riconducibili a un significato determinato, e per questo inizialmente comprensibili solo sul piano emotivo. Lo spettatore si trova in ogni caso davanti a una scelta inconciliabile: o recepisce direttamente il flusso d’intuizioni legate all’opera, lasciando che i significati scorrano a uno stadio potenziale, o si costringe a darle un senso, portando all’atto i significati potenziali. Nel primo caso ne avrà guadagnato in purezza e varietà di sensazioni, ma rimarrà insoddisfatto come davanti a un sogno che sfugge, nel secondo avrà soddisfatto il suo bisogno di razionalità, ma avrà perso i messaggi profondi dell’opera. È per questo che i titoli e i commenti dell’autore, eccettuato il caso di Body after Revolution, risultano volutamente fuorvianti o, meglio, utili solo per coloro che cercano la ratio anche laddove non è detto che ci sia. Biografia: Paolo Figara nasce a Livorno nel 1979, ma si trasferisce sette anni più tardi a Milano, dove risiede

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attualmente. Qui, sull’esempio dei famigliari, comincia a dipingere da autodidatta. Tra il 2002 e il 2007 soggiorna spesso a Lecce, dove espone alle Officine Culturali Ergot, e in Germania, laureandosi nel frattempo in Filosofia. Il soggiorno tedesco, in particolare, si rivela un periodo fecondo dal punto di vista artistico: è in Germania, infatti, che Figara definisce il suo stile pittorico, basato su spatolature e sgrattamenti, e si orienta verso la ricerca d’immagini archetipiche, tra suggestioni filosofiche e fantascientifiche. Dal 2008 scrive sulla rivista Secretum online, mentre nel 2010 consegue il dottorato di ricerca in Filosofia. Da quel momento, però, decide d’interrompe il percorso universitario e dedicarsi all’arte e all’insegnamento. Nel 2011, con l’opera Body after Revolution, Figara partecipa alla collettiva dei ventiquattro finalisti del “Premio Scamozzi”, organizzato dalla Federcritici di Vicenza, aggiudicandosi il primo premio per la sezione Nigredo. Contemporaneamente, l’opera Pimandro è inserita nella collettiva dei venti finalisti del “Premio Moroni”, organizzato dalla New ArteMisia Gallery di Bergamo, classificandosi 4ª. Di recente Figara si è accostato anche alla produzione letteraria, avviando il progetto Metanarchia: tentativo di esplicitare le intuizioni pittoriche entro un quadro più vasto, fatto di filosofia, immagini, prosa e poesia.


VINCITORE PREMIO SCAMOZZI ARTE DELLA NIGREDO

Pimandro

ARTISTI AFFERMATI

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Aronne

MOTIVAZIONE PRESIDENTE DI GIURIA:

“L’opera intrisa di memorie colliquate conferisce alla figura una nuova identità, più fantasmatica e quasi spettrale, nata da quel fondo nero della sua stessa “nigredo”. Opera interessante e ben risolta.” 1. body after revolution Olio su tela, cm 30 x 50 Può sembrare una sindone futuristica, riemersa tra le macerie di una civiltà in decomposizione: in realtà sono le macerie di un corpo, del mio corpo, che si sacrifica per portare a compimento la decomposizione di quella stessa civiltà. Tratto dal peggior incubo della mia vita, Body after Revolution ne raffigura l’ultima scena, in cui il sottoscritto vede se stesso allo specchio, consumato dal fuoco. Un fuoco che egli stesso appicca, insieme alla folla, durante una rivolta. Forse il quadro è un tentativo per esorcizzare quell’immagine. Il fatto certo è che l’opera, composta in tempi non sospetti, trasmette un messaggio premonitore: la sensazione di un mondo instabile, di una crisi giunta allo stadio finale, di cui le rivolte arabe, iniziate in Tunisia proprio con un ragazzo che si dà fuoco, sono drammatici avveramenti.

per vivere insieme a colei di cui è innamorato: la Natura. Una versione assai più accattivante rispetto al plumbeo resoconto biblico, non fondata sull’associazione “donna/male/scelta/ peccato/punizione” ma su “amore/scelta/risalita”.

2. pimandro Olio e acrilico su tela, cm 50 × 50 Nel Pimandro, il primo libro del Corpus Hermeticum, la caduta dell’uomo non è descritta come il frutto del peccato originale, ma come una scelta fatta dall’Uomo (nel senso di “umanità”)

Contatti: Cell. 320 7671410 paolo.figara@gmail.com

3. aronne Olio e acrilico su tela, cm 30 × 40 Aronne è il fratello di Mosè, il primo sommo sacerdote del popolo ebraico. Non è un innovatore, un illuminato, non è direttamente a contatto con la divinità come suo fratello. Però è ugualmente indispensabile: è colui che fa da tramite tra Mosè e il popolo e tra Mosè e il Faraone; è colui che rende pubblici i suoi pensieri, che rimarrebbero altrimenti inascoltati a causa della sua balbuzie. Le due figure sono complementari: il tipo creativo e introverso e il tipo comunicativo ed estroverso. In questo quadro è Aronne che traspare, che affiora dalla trama dei colori e delle sensazioni che affollano la mente e il cuore di suo fratello.

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ARTISTI PREMIATI

Presidente di Giuria: Maria Rita Montagnani

ALFREDO DI BACCO

LA RUBEDO RAZIONALE

Opera in concorso: “Dopo la tempesta” MOTIVAZIONE PRESIDENTE DI GIURIA

“Opera evocativa e onirica, la cui impostazione rimanda ad echi metafisici. La figura femminile statuaria può anche rappresentare non

necessariamente la donna, bensì il femminino

nell’aspetto inconscio della controsessualità psichica, la passionalità della “rubedo” radicata nella

razionalità degli istinti.

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La tendenza dell’arte contemporanea a convincerci di nuovi parametri efficaci alla lettura dell’opera, sempre meno rapportata all’estetica e sempre più giustificata dalla sua contestualizzazione, fa sì che ormai identifichiamo il figurativo come l’unico approdo sicuro per il nostro sguardo. Parlo di una rappacificazione con la pittura, dopo lo shock dovuto alle installazioni improbabili, alle performance più ermetiche, a certe tipologie di fotografia d’autore. Ma è sbagliato pensare che l’iconografia debba essere fatta di realtà quotidiane riportate tout court sulla tela o di una tranquilla paesaggistica: Alfredo Di Bacco è la dimostrazione che ancora l’arte figurativa può interrogare con atmosfere tra il surreale e il metafisico, senza fare il verso ai grandi movimenti del passato. La legge che domina su tutto è quella della luce, rubata un po’ dai capolavori di Caravaggio e un po’ dalle piazze di De Chirico, in quanto strumento di guida all’interno della rappresentazione e anche potente mezzo di concretizzazione di un’atmosfera. Quelle dei dipinti di questo abilissimo autore abruzzese sono sempre cupe, suggestive, talvolta melanconiche, adatte comunque al racconto mitologico o fantastico, che viene costruito grazie a personaggi fuori dal tempo, eppure molto vicini alla nostra stessa sensibilità. Non si tratta esattamente di un’invenzione, infatti Di Bacco aderisce all’inizio degli anni ’80 alla Pittura Colta, teorizzata dal critico Italo Mussa, che intende riportare l’arte al giusto rigore formale, dopo le indagini della Pop Art, dell’Informale e della così detta Arte Sociale. Ma quanti hanno aderito allo stesso manifesto, si sono lasciati andare a un manierismo direi michelangiolesco, piuttosto che cercare riferimenti difficili al passato glorioso dall’arte italiana, come ha fatto e continua a fare il nostro artista. Allora la bellezza formale prende diverse sfaccettature e incanta ogni volta che desidera mettersi in comunicazione con l’osservatore con quella voglia esibizionista di catturare costantemente l’attenzione. La nudità degli attori del quadro sicuramente fa la sua parte, perché, indossata con una disinvoltura che ormai non ci appartiene più, facilmente ci riporta a un’altra epoca o addirittura ad un tempo mai esistito, che è esclusiva della mente del suo creatore. E poi c’è la donna, protagonista assoluta delle ossessioni del pittore, amata e descritta in ogni modo e ad ogni età, sempre con la stessa devozione, che la rende il simbolo superiore della bellezza assoluta. Questo non vuol dire che le sue fattezze debbano dipendere da canoni limitanti, che la vogliono fintamente proporzionata in ogni sua parte: ci si riferisce a una perfezione di concetto, che la considera come l’unico essere capace di generare la vita. Proprio il binomio vita-morte è ricorrente nell’opera di Alfredo Di Bacco, che con destrezza abbraccia così ogni sfera dell’esistenza umana e gioca a farci rapportare tanto con le nostre possibilità, quanto con i nostri limiti. Coraggioso questo autore, che non ha paura della forza respingente di uno stile che coinvolge nel profondo e da oltre quarant’anni va avanti per la sua strada, dove sempre ci sarà posto per nuovi compagni di viaggio. a cura di Chiara Strozzieri


VINCITORE PREMIO SCAMOZZI ARTE DELLA RUBEDO

ARTISTI EMERGENTI ARTISTI AFFERMATI

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ARTISTI PREMIATI

Presidente di Giuria: Maria Rita Montagnani

MARIA CRISTINA PACELLI LO IOSIS INTUITIVO

MOTIVAZIONE PRESIDENTE DI GIURIA

“Questa opera rappresenta la cifra stilistica

dell’imperfezione elevata a poesia, il desiderio di una mancanza evoca il senso d’infinito con cui l’artista

andrà a colmarla, lo slancio vitale della figura, pur

nella sua intima malinconia, rende in modo espressivo l’idea dello “iosis alchemico”, l’ingiallimento della

“materia razionale” generata dalla riflessione e dalla

memoria

Opera in concorso: “Memoria del corpo 2” Nasce a Viareggio (Lucca) nel 1954. Avvia la propria formazione artistica a Bologna, dove tuttora vive e lavora. Nel 1972 si diploma al Liceo Artistico di Bologna sotto la guida degli artisti Ugo Guidi, Mario Nanni e Adriano Avanzolini. Negli anni seguenti continua a dipingere e frequenta i corsi della “Scuola libera del Nudo” presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Partecipa a varie mostre di pittura collettive ed espone le sue opere in personali organizzate dal Comune di Bologna presso il Quartiere San Vitale e presso la sede della società di consulenza aziendale e di logistica OPTA di Bologna. Nel 1999 compie una scelta decisiva riguardo la scultura e si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna, alla scuola degli scultori Franco Mauro Franchi e Emanuele Giannetti. Nel corso degli studi accademici partecipa a vari concorsi finalizzati alla collocazione di opere scultoree all’Ospedale Rizzoli di Bologna e all’Ospedale di Lago Santo (Ferrara). Nel 2005 si diploma presso la cattedra di scultura dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, tenuta dallo scultore Nicola Zamboni, con una tesi finale dedicata all’analisi del linguaggio espressivo in scultura in rapporto alla psicologia del profondo. In particolare approfondisce lo studio delle analogie tra il linguaggio archetipico dell’arte del XX secolo e i concetti di “archetipo” e di “inconscio collettivo”, teorizzati dallo psicologo Carl Gustav Jung, e si sofferma sull’opera di Henry Moore, da cui ricava suggestioni e spunti. Nel 2004 vince il concorso indetto dall’azienda USL di Ferrara

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“Memoria di un corpo”

sul tema “Rinascita” per la realizzazione di un’opera scultorea in bronzo, che porta a termine sotto la guida dello scultore Emanuele Giannetti nel corso del 2006. La scultura dal titolo “La Rinascita”, in bronzo e travertino, viene installata nel luglio del 2007 presso il giardino dell’ospedale Mazzolani - Vandini di Argenta (Ferrara).Nel mese di settembre del 2006 presenta una personale organizzata dal Comune di San Lazzaro di Savena (Bologna) nel cortile interno del palazzo comunale

e nel mese di aprile 2007 partecipa ad una esposizione collettiva organizzata dal medesimo comune nella “Sala di Città”. Seguono nel 2008, 2009, 2010 e 2011 ulteriori occasioni espositive, che registrano una crescente attenzione da parte del pubblico e della critica.

Lavora con grande spontaneità vari materiali nella determinazione di “dare forma” alla materia, usando come pretesto le geometrie del corpo e della natura, alla ricerca di una comunicazione densa d’immaginazione, emozioni, sensi e intelligenza; ne deriva un linguaggio in continua sperimentazione attraverso cui le complesse realtà interiori, celate nel profondo, sgorgano trovando forma, per entrare a far parte del mondo esterno e assumere così vita propria. Contatti: mc.pacelli@hotmail.com - cell: 335/6912180 siti web:.http://www.mariacristinapacelli.blgospot.com/ http://www.memoriedelcorpo.blogspot.com/ http://www.memoriadifiore.blogspot.com/


VINCITRICE PREMIO SCAMOZZI ARTE DELLO IOSIS

ARTISTI EMERGENTI

EIKON18

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ARTISTI PREMIATI

Presidente di Giuria: Maria Rita Montagnani

GIOVANNI GRECO ALBEDO COGNITIVO

MOTIVAZIONE PRESIDENTE DI GIURIA

“Opera metafisica con apparati surreali,

che rende palese l’invisibile configurazione inconscia della realtà, ciò che popola sogni notturni ma soprattutto le reveries diurne,

dove maggiormente ogni cosa ci parla delle sue

infinite possibilità di rivelarsi a noi. In ciò vibra

l’albedo, la conoscenza intuitiva

Opera in concorso: “Catharsis oppierens”

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“All’età di quattordici anni ho avuto l’incontro, per mezzo del mio insegnante di lettere, con il termine “metafisica” ebbene, tutto è rimasto intrappolato e custodito nella mia memoria e tutto ruota attorno al ἔνδον - ἔξω (endonexo) un termine che ho coniato qualche tempo fa: dove lo sguardo è indirizzato verso me stesso e dentro le cose ma nel contempo viene espresso il mio desiderio di far sentire la pittura più vicina al vissuto dell’osservatore. E’ un dialogo cerebrale un pò complesso, devo dire, che tenta di svelare la realtà del mondo al di là di ogni filtro e di ogni deformazione imposta dalla quotidianità e pertanto l’interesse nei confronti della metafisica è stato inevitabile ; ed è proprio su questo al di là che intendo far confluire i nostri sguardi al di là della rappresentazione e del tempo. Mi sono sempre chiesto del perché riconoscere o ammettere l’esistenza di una realtà superfisica come realtà primaria e non invece andare al fondo dei fenomeni che osserviamo, al di là dell’apparenza o di come le cose ci appaiono. Con la metafisica ho ritrovato negli oggetti che talvolta rappresento o nell’accostamento di essi o in un ambiente, l’inconoscibile, l’indescrivibile, il mistero intrinseco, profondo che sta all’interno di ognuno di noi a cui si può arrivare cercandolo “in sé” e precisamente fuori dalle condizioni del suo apparire; lungi da me disquisire su concetti filosofici ma voglio dire che cerco di superare e andare al di là dei limiti dell’esperienza tracciati dalla limitatezza spazio-temporale dell’uomo per approdare in quello al di là dei quali non è più possibile alcuna forma se non quella intuitiva e puramente razionale, in definitiva una forma intelligibile che trascende ogni possibile realtà legata alle esperienze umane ove tutto è noto ai nostri occhi e alla nostra memoria ma tutto appare nuovo attraverso uno scarto obliquo del pensiero che rimanda sempre a qualcos’altro, a qualcosa che sta oltre. Nelle mie opere forse vengono evidenziati dei riferimenti ai maestri del passato del periodo surrealista o metafisico ma ritengo di aver colto il cosiddetto “νοῦς” (nus) del periodo surrealista e successivamente metafisico ; non tanto per le scelte stilistiche quanto per la magia di una cromatica ombrosa ed evocativa non disgiunte da un indugio sulle tecniche coloristiche di Caravaggio, Poussin, van Eyck.e Brueghel”. (Giovanni Greco)


VINCITORE PREMIO SCAMOZZI ARTE DELL’ALBEDO

“Immacolata Concezione”

PROTAGONISTI

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“David, la normalità “

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MOSTRE

a cura di Marta Breuning

BIOS VINCENT IL MURO HA UN SUONO In questa importante mostra personale allestita all’interno delle grandi sale di Palazzo Reale, Bios Vincent espone una serie di 40 pannelli termoisolanti cosparsi di cemento o lasciati quasi a vivo, perforati da proiettili di vari calibri “Magnum, piombini, Lupara”, tra loro contigui per dare forma a una “struttura” di pensiero, a un discorso che fluisce per immagini, a un “muro” in grado di emettere un “suono” permanente, quasi primordiale nella sua materialità, che non può non suscitare emozione e riflessione. Non diversamente dall’obelisco nero che Stanley Kubrick “fa atterrare” nelle prime immagini di “2001, Odissea nello spazio” per dare avvio alla civilizzazione, Vincent ci avverte che anche il suo “muro” ha un suono”, riverbera nello spazio, crivellato da tutte quelle “frequenze della violenza” quasi sempre ignorate, ma che, grazie all’arte, possono essere decodificate, interpretate e comprese, quasi a voler dar vita a un secondo livello di “civilizzazione” della coscienza collettiva. Le immagini impresse nel reticolo geometrico, arricchite da oggetti quotidiani che alludono a una concreta “presa di coscienza” dell’inconscio ereditario e sociale in cui siamo immersi senza esserne consapevoli, si focalizzano su tematiche sociali che ci mettono “spalle al muro”. Resi insensibili da immagini quotidiane che inducono assuefazione, indifferenza, apatia, qualunquismo, accettazione passiva e senso di impotenza, diventiamo incapaci di riconoscere le sopraffazioni silenziose, le violenze invisibili, le barriere fisiche, mentali e culturali e la presenza assordante della libido contemporanea, che ci obbliga ad “abortire” la creatività dell’anima e lo sviluppo ecologico della mente. Attraverso un “poligono” ininterrotto di consapevolezza, l’artista crivella di “buchi simbolici” il muro di omertà e lo costringe ad emettere un “suono”, un respiro di rivolta che conduce la percezione all’interno dell’inconscio collettivo costellato di simboli e icone sacre e profane. L’installazione si configura come un viaggio di consapevolezza che ci porta a riconsiderare il ruolo della memoria nei processi di condivisione delle esperienze individuali e collettive. E’ la consapevolezza creativa di vivere in una realtà che si può cambiare che dà forza di penetrazione alla possibilità di utilizzare la memoria come un “proiettile virtuale”. Come afferma la curatrice della mostra Martina Cavallarin: “La memoria s’incunea come le pallottole che la trafiggono per espandere il silenzio e non smarrire il ricordo» . L’artista diventa quindi il medium di una operazione simbolica che si muove sul duplice binario della coscienza “reale e morale”. Realtà e moralità giungono a coincidere nella percezione dell’esistenza dei numerosi “buchi di memoria” che perforano il “muro di coscienza” di chi assiste inerme alla violenza quotidiana, ai disatri ecologici, alle perversioni sociali e ai giochi di potere che segnano il destino di tutti gli individui. Ascoltare il suo suono significa risvegliarsi a un ulteriore grado di percezione, coscienza e conoscenza e quindi di libertà di pensiero.

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COMUNICATO STAMPA Le opere di Vincent Bios mettono in scena l’inconscio personale e collettivo nelle prestigiose sale del Palazzo Reale di Palermo.

PROTAGONISTI Bios Vincent (Vincenzo Lipari) www.biosvincent.com biosvincent@yahoo.it Nato a Erice nel 1976 Vincent si diploma all’Accademia di Palermo sotto la guida di Carla Horat ed Erminia Mitrano. Si specializza in incisione ed esegue su commissione 100 illustrazioni della Divina Commedia e 1000 illustrazioni sugli scritti della Sacra Bibbia.

Pannelli cosparsi di cemento perforati da proiettili di vario calibro. Mappature di emozioni e di segni. Entrare nei prestigiosi spazi del museo significa per Bios ricostruire e proteggere la memoria, espandere il silenzio per non smarrire il ricordo. “Il muro ha un suono”. inaugurazione venerdì 13 gennaio 2012 | ore 19 :00 | a cura di Martina Cavallarin | Palazzo Reale | Palermo Il 13 gennaio 2012 sarà inaugurata la prima personale dell'artista Vincent Bios a Palermo, nelle prestigiose sale del Palazzo Reale, con il Patrocinio della Regione Sicilia, dell'Assemblea della Regione Siciliana e della Fondazione Federico II. Il muro ha un suono, questo il titolo della mostra, è l'atteso ritorno dell'artista nella sua terra d’origine dopo l’esperienza artistica in Cina, le recenti mostre a Boston e Berlino e la collocazione presso la società Polimeri Europa dell’ENI della sua reinterpretazione del cane a sei zampe, simbolo della nota azienda. Nel prestigioso spazio espositivo di Palermo, sede del Parlamento siciliano, Bios invita lo spettatore ad esplorare ciò che si apre innanzi ai suoi occhi: le due video installazioni del primo piano lo introducono alla grande sala del secondo piano in cui si snoda la labirintica installazione composta da oltre 40 opere di grandi dimensioni. In occasione dell'inaugurazione un'inedita performance dal forte impatto emotivo aprirà le porte alla visione della mostra.

Anno N.1/2011 Nel 2004 realizza 13I illustrazioni del Cantito delle creature per l’inaugurazione del Museo d’arte contemporanea sacra di Trapani. A Milano si laurea in architettura sacra con il massimo dei voti. Nel 2005 si trasferisce a Pechino dove dove si ferma per circa due anni e insieme a un gruppo di artisti cinesi espone alla Galleria 798 per il Fuori Fiera. Nell’ultimo periodo sperimenta la serigrafia, la litografia su nuovi supporti, fino a ritrovare la pittura realizzata su pannelli di grandi dimensioni che sintetizzano un periodo di ricerca quanto mai denso di progettualità e proficui dal punto di vista dell’esperienza creativa. Attualmente Vincent vive e lavora tra Milano e la Cina e collabora con diversi studi di architettura per lo sviluppo di progetti che mirano ad integrare arte e socialità.

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MOSTRE

a cura di Mara Campaner

CATERINA ZAVA FULMINI DI COLORE

EIKON18

“FULMINI DI COLORE” mostra personale Caterina Zava Dal 10 al 23 febbraio 2011 Inaugurazione il 10 febbraio ore 19.00 Degli Zingari Gallery via degli Zingari, 54 (Rione Monti) 00184 Roma mob. 349 2510537

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www.deglizingari.it deglizingarigallery@gmail.com tel. 06 48907135


EIKON18

MOSTRE

PATRIZIA GIUGNO IL VIAGGIO DELL’ANIMA

“IL VIAGGIO DELL’ANIMA” Dipingere attraverso il sensoriale I mondi oltre la vita che si manifestano contemplando con l’anima VICENZA VILLA LATTES Via Thaon di Ravel espone i dipinti di GIUGNO PATRIZA Dal 28 gennaio al 12 febbraio 2012 Cell. 347 3365118 mail stelle.32@alice.it Orari: lun. merc. Ven. 8.30 – 12.30 mart. giov.: 830 -12.30 – 16.30 – 18.00


MOSTRE

REMO LANA ENERGETISMO

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EIKON18 GIANCARLO MUZZOLON

PROTAGONISTI

LA CHIAVE DELL’INCONSCIO CREATIVO

Il passaggio dal mondo della fantasia, regno dell’infanzia e dell’inconscio psichico, a quello dell’immaginazione creativa, libera di esprimersi per metafore, rime e composizioni complesse, è separato da una “porta” misteriosa, oppure, come il Alice nel Paese delle meraviglie, da un armadio magico. Si sa che varcata quella soglia iniziano le fasi del conflitto psichico, del disagio emotivo e dell’ oscillazione inconscia che segnano l’inevitabile passaggio alla coscienza razionale dell’Io. Chi va oltre questa soglia difficilmente riesce a rievocare la magia dell’infanzia e si insinua nell’anima la nostalgia della purezza perduta. Giancarlo Muzzolon possiede la “chiave” dell’inconscio creativo e trasmette nelle sue opere una vibrazione magica che trascende il senso del tempo e il sentimento della caducità delle cose.

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ARTISTI EMERGENTI

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MARILENA BORDIN ESPRESSIONISMO SIMBOLICO

CONTATTI: Mary Bordin - cell. 3386180193 marilena.bordin@alice.it - www.nullasicrea.blogspot.com Nasce come artista nel 2006 - Vive e lavora a Venezia. Ha frequentato 7 corsi di disegno, pittura e laboratorio pittorico Ha esposto in varie mostre e concorsi ottenendo un buon riscontro di pubblico interesse. Esposizione mostra: “Notte bianca” Piove di sacco (Pd) 2006 Universita’ Popolare 2006/07- 2007/08- 2008/09- 2009/102010/11 “Arte in villa” Villa Contarini dei Leoni a Mira (ve)

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Esposizione mostra: “Pittori in contrada” Conegliano (Tv) 2010 - 2011 “Giornata con l’arte” Cerea (Verona) 2010 - 2011 “Storie e volti di donne” Alassio (Savona) 2010 “Coronari 111 Artgallery” Roma FEBBRAIO -LUGLIO 2011 “Arte & maschera” Foiano (Arezzo) 2011 Esposizione fiera “Giorni d’arte” Carrara (MS) 2011 Esposizione collettiva “ EAST MEETS WEST “ Berlino GERMANY 2011 Esposizione mostra Ledinara (Ro) 2011 Vince Extempore a Costa (Ro) 2011

Anno 2009 - anno 2010 Esposizione mostra: Centro d’Arte Galleria “Scoletta” Venezia 2009 “Alla fabbrica” Cerea (Vr) 2009 “La pace incomincia da te” Villa Contarini dei leoni Mira (Ve) 2010 Concorso Internazionale “Premio Arte Coseano” Udine 2010 - 2011

Mostra Majano Arte (Ud) 2011 Mostra “I cortili dell’Arte” Fratta di Tarzo (Tv) 2011 Esposizione Fiera “Proponendo” Forte dei Marmi (Lu ) 2011 Mostra d’Arte Palazzo del Turismo di Jesolo (Ve) 2011 Mostra Internazionale “Human Rights?” Rovereto (Tn) 2011 Mostra Fighille (Pg) 2011 Fiera ARTEPADOVA (Pd) 2011 Mostra “IL RICHIAMO DELLA FORESTA” Villa Pisani Stra’ (Ve) 2011

Espone le proprie opere presso la Gallery “Arthaus 67” Bad Lauterberg Germany intero anno 2010 Espone e vince alla mostra concorso “Arte, luogo e relazioni” Legnaro (Padova) 2010

NUOVE ESPOSIZIONI IN PROGRAMMA GENOVA FIERA 24-27 FEBB INNSBRUCK ART FAIR 24-27 FEBB PUGLIA 31 MARZO-15 APRILE


MARCELLA MANDIS LA SENSIBILITA’ ZEN

ARTISTI EMERGENTI

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Marcella Mandis è un artista capace di suggestionare il pubblico per il realismo figurativo che colpisce per il candore dell’immagini rappresentativo di un animo sensibile capace di catturare la poesia dei paesaggi come quello della figura umana. L’artista domina il colore e lo gestisce in maniera istintiva passando da colorazioni sfavillanti a monocromie che interpretano i paesaggi stagionali dei suoi scorci naturali cosi suggestivi e ben congeniati. Indubbiamente una artista versatile capace di cimentarsi in opere di espressionismo astratto che la catapultano in una dimensione ancor più concettuale della propria opera facendogli fare quel salto di qualità necessario per un artista contemporaneo.

Prof. Michael Musone “Nessun grande artista vede mai le cose come realmente sono. Se lo facesse, cesserebbe di essere un artista.”. Lo diceva Oscar Wilde. Io cerco di mostrare la realtà così come la percepisco attraverso i sensi. Dal profumo delle margherite vien fuori un paesaggio campestre cosi come da una melodia udita, nasce l’emozione di un astratto. La vista mi permette di godere della naturale bellezza del profilo di una donna ed il tatto di seguirne i suoi contorni, l’arte mi permette di interpretarne il suo spirito e le sue emozioni.

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PROLOCO CENTRO

A cura di Anna Maria Ronchin

PROLOCO CENTRO STORICO “VICENZA BELLISSIMA” Il 12 gennaio 2012 si è costituita la Proloco Centro Storico di Vicenza. L’Associazione ha carattere volontario, è un’organizzazione apartitica, non persegue fini di lucro e svolge compiti di utilità pubblica e sociale in coordinamento con le associazioni UNPLI già esistenti che operano per lo sviluppo turistico e culturale del proprio territorio.

Proloco Centro Storico di Vicenza Sede sociale: Villa Tacchi Viale della Pace, 87 tel. 04441805588

Il Consiglio d’Amministrazione composto dai soci fondatori fino al 15 Giugno 2012 in attesa di convocare l’assemblea dei nuovi soci, si propone di svolgere attività per migliorare l’offerta culturale e la comunicazione sociale promuovendo le iniziative atte a tutelare, valorizzare e far conoscere ai concittadini e ai visitatori i valori naturali, artistici e culturali di Vicenza “Città bellissima”. In collaborazione con l’Amministrazione Comunale, la Proloco intende proporre eventi in grado di valorizzare le risorse creative del territorio vicentino. Tramite la promozione di convegni, mostre, spettacoli e feste della tradizione popolare, l’Associazione si propone di migliorare l’offerta di manifestazioni culturali e ricreative e rendere più gradita ai turisti la permanenza e il soggiorno in città.

Comitato promotore AnnaMaria Ronchin, Maria Clelia Pesavento, Albano Tassani, Maria Doppio, Andrea Mazzon, Nilva Maran, Vadina Rizzato, Marina Bedin, Sasso Claudio.

Sviluppare la propensione all’ospitalità, l’informazione turistica e la conoscenza dei beni culturali “materiali” e “immateriali” è uno dei punti salienti dello statuto. A questo scopo la Proloco ha individuato come obiettivi primari la gestione di un ufficio informazioni e la pubblicazione di una rivista bilingue da offrire ai turisti e ai cittadini che desiderano conoscere la storia, l’architettura e le occasioni di incontro e di shopping.

Sono aperte le richieste di adesione per diventare soci della Proloco Centro Storico.

Per quanto concerne lo sviluppo delle potenzialità turistiche della città e del territorio la proloco si impegna a far conoscere le particolarità dell’ambiente berico, con le sue bellezze naturali che s’incuneano nel tessuto urbano. Esistono numerosi percorsi, pedonali e ciclabili, che permettono una più estesa fruibilità di quel tessuto storico-ambientale-artistico sintesi della millenaria integrazione tra ambiente agreste e insediamento urbano.

Inviare l’adesione all’indirizzo prolococentrostorico@gmail.com oppure compilare il form presente sul sito www.viarte.jimdo.com Per informazioni: tel 0444 1805588 pagina di Facebook PROLOCO VICENZA CENTRO

Tra le ville palladiane, le aziende produttrici di prodotti riconosciuti DOP e DOC, i palazzi del centro e le eccellenze produttive dell’industria e l’artigianato vicentino è possibile creare una fitta rete di percorsi qualitativi che meritano di essere apprezzati e valorizzati con i progetti specifici del turismo culturale, enogastronomico e industriale. Inoltre l’Associazione Proloco si propone di divulgare le attività delle proloco della provincia che valorizzano le tradizioni locali, al fine di far conoscere le feste legate al cambiamento delle stagioni, ai mestieri e ai costumi del passato. L’associazione intende favorire non solo la valorizzazione turistica e ambientale, ma anche la salvaguardia dei “beni culturali immateriali” (patrimonio culturale, linguistico e artigianale) attraverso la partecipazione di privati e di enti pubblici a progetti che coinvolgano le giovani generazioni, i pubblici esercizi, l’artigianato artistico e le aziende che operano nei settori dell’enogastronomia e in quelli della grande tradizione orafa vicentina. Non diversamente dai “beni culturali materiali” rappresentati da palazzi, monumenti , opere d’arte e risorse naturali, i “beni culturali immateriali” costituiscono un bene comune che non deve essere dimenticato, disperso o, peggio ancora, sottovalutato, perchè contengono gli elementi fondativi dell’identità culturale specifici del territorio, il “genius loci” che “può fare” del centro storico di Vicenza il “cuore” dell’arte e una realtà urbana e commerciale davvero unica, ancora “bellissima”, e godibile per le bellezze monumentali, gli eventi culturali e lo shopping.

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LOGGIA CAPITANIATO SALA BERNARDA RESTAURATA

RESTAURO

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Lato piazza Il palazzo del Capitaniato, noto anche come loggia del Capitanio o loggia Bernarda, è un palazzo di Andrea Palladio che si affaccia sulla centrale Piazza dei Signori a Vicenza, di fronte alla Basilica Palladiana, attualmente sede del consiglio comunale cittadino. Fu decorato da Lorenzo Rubini, e all’interno i dipinti sono di Giovanni Antonio Fasolo. Il palazzo fu progettato nel 1565 e costruito dal 1571 al 1572. Dal 1994 è, con le altre architetture di Palladio a Vicenza, nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Nella catalogazione dei beni culturali, in Italia, questo palazzo è un’opera d’arte che viene catalogata nei tipi di beni immobili, architettura di tipo A. Il restauro della Sala Bernarda si è concluso nel 2011.

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RESTAURI

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LOGGIA CAPITANIATO RESTAURO SALA BERNARDA

Si è concluso il restauro delle decorazioni del soffitto di Sala Bernarda, al piano superiore della palladiana Loggia del Capitaniato, sede del Consiglio comunale di Vicenza. L’operazione, che ha interessato le nove grandi tele in stato di degrado, ha consentito un recupero di grande importanza oltre che sotto il profilo della tutela, anche sotto l’aspetto storico artistico di un episodio fondamentale nel panorama artistico della Vicenza del Cinquecento. Il ciclo, coevo alla costruzione della Loggia del Capitaniato realizzata dal capitano veneziano Giovan Battista Bernardo nel 1571 su progetto di Andrea Palladio, è attribuito a Gian Antonio Fasolo, ma realizzato probabilmente con l’aiuto di altri tre collaboratori. Sicuramente del Fasolo sono le tre grandi tele centrali con Marco Curzio precipita nella voragine, Muzio Scevola davanti a Porsenna, Orazio Coclite alla difesa del ponte. L’intervento è stato complesso per vari motivi. Innanzitutto i dipinti si presentavano coperti da uno spesso strato di polveri e vernici alterate, tanto da rendere difficilmente leggibili i soggetti rappresentati e i colori originali. Anche lo stato del cassettonato ligneo era in cattive condizioni con sconnessioni e numerose fessurazioni. Il restauro delle nove tele è stato eseguito in laboratorio dopo un complesso smontaggio che ha comportato l’ispezione e la pulizia dei solai e che ha avuto luogo con successo e celerità grazie anche alla stretta collaborazione tra le due ditte che hanno eseguito i lavori: Edilrestauri per i cassettoni lignei e Francesca Faleschini restauro e conservazione di opere d’arte per le tele. Inoltre, il recupero dei dipinti era stato preceduto da indagini radiografiche e analisi chimico

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stratigrafiche necessarie ad approfondire la tecnica esecutiva e ad individuare gli interventi precedenti. Le operazioni preliminari hanno riguardato la manutenzione e la sistemazione di tutte le parti costitutive dei telai e dei supporti in tela che risultavano già rifoderati. Particolarmente complessa si è rivelata la fase di pulitura che ha comportato la rimozione con sistemi chimici e meccanici delle vaste ridipinture e delle vernici ossidate. Questa delicata operazione ha portato alla luce particolari pittorici, effetti di chiaroscuro e brillanti cromie originali che sembravano perdute. L’integrazione pittorica, infine, ha consentito di offrire una nuova leggibilità agli episodi raffigurati che hanno recuperato una profondità scenica e una spazialità non percepibile prima del restauro. L’intervento è stato finanziato interamente dalla Soprintendenza per i beni storici e artistici di Verona, Vicenza e Rovigo che ha investito complessivamente 260 mila euro, frutto di un finanziamento ministeriale. “Un impegno economico giustificato - ha detto il presidente del Consiglio Comunale di Vicenza Luigi Poletto seppur in tempi di ristrettezze, perché consente di conservare adeguatamente preziosi beni artistici e preservarli alle nuove generazioni.” Come ha annunciato il Soprintendente Luca Caburlotto, appena sarà possibile la sala verrà aperta al pubblico per due giorni, il sabato e la domenica perché anche i cittadini possano ammirare il lavoro fatto e la qualità delle tele del soffitto. I lavori stanno ora proseguendo in sala Bernarda con il completamento delle pareti, intervento suggerito dalla stessa Soprintendenza dopo averne rilevato il deterioramento.


PROLOCO CENTRO

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Vicenza, restauro della sala Bernarda nella loggia del Capitaniato Soffitto ligneo alla ducale Ciclo di nove dipinti raffiguranti Episodi di storia romana, sec XVI

Soffitto ligneo Restauro con fondi ministeriali Anno finanziario 2009 Importo: € 90.000 Inizio lavori: 29/11/2010 Fine lavori: 14/04/2011 Ditta esecutrice: Edilrestauri s.r.l. Responsabile unico del procedimento: Fabrizio Magani Direzione lavori: Chiara Rigoni Direzione operativa: Chiara Scardellato ispettore di cantiere: Franco Didonè

Ciclo di dipinti raffiguranti Episodi di storia romana, sec. XVI restauro con fondi ministeriali Anno finanziario 2010 Importo: € 170.000 Inizio lavori: 04/02/2011 Fine lavori: 04/07/2011 Ditta esecutrice: Francesca Faleschini Restauro e Conservazione di Opere d’Arte Responsabile unico del procedimento: Luca Caburlotto Direzione lavori: Chiara Rigoni Direzione operativa: Chiara Scardellato, ispettore di cantiere: Franco Didonè

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STORIA VICENTINA

A cura di Anna Maria Ronchin

GIUSEPPE FOGAZZARO PEDAGOGO E PATRIOTA

IL FONDATORE DEL LICEO Giuseppe Fogazzaro nacque a Bergamo, il 6 novembre 1813, primogenito di Maria Teresa

Innocente Mazzi e di Antonio, trasferitosi in quella città per motivi commerciali. Quando ebbe quattro anni suo padre tornò nella città di Vicenza e, abbandonato il commercio, si dedicò alla conduzione della tenuta di Montegaldella, dove nel 1824 acquistò la villa Chiericati-Fogazzaro, gestendo i 332 campi, coltivati essenzialmente a vigneto. La villa diventerà la dimora principale della famiglia Fogazzaro e vide crescere il piccolo Giuseppe, insieme agli altri fratelli, tra cui Mariano, padre del famoso scrittore Antonio Fogazzaro, e fu sempre sicuro rifugio per l’illustre pedagogo, anche quando l’amministrazione dell’azienda, in seguito alla morte del padre, avvenuta nel 1856, passò al fratello Luigi. L’età in cui crebbe Giuseppe Fogazzaro era quella della Restaurazione, e com’era consuetudine, condusse i primi studi con il precettore in famiglia, poi nel collegio privato diretto da Don Girolamo Iseppi e dal 1831 nel Seminario vescovile fino a quando il 28 maggio 1836 venne proclamato sacerdote. Nell’agosto dell’anno seguente conseguì la laurea in teologia all’università di Padova, aveva appena 23 anni e già pensava all’infanzia abbandonata allora numerosa nelle strade cittadine. Infatti, nell’Ospizio Infanti abbandonati di San Rocco, durante il XIX secolo si conta siano stati abbandonati 34.000 neonati della città e provincia di Vicenza, che al raggiungimento del settimo anno d’età venivano espulsi, per mancanza di risorse economiche dell’istituto cittadino. La preoccupazione del giovane sacerdote era quindi motivata dalla presenza di numerosi bambini lasciati al loro destino, per l’indigenza o l’incuria delle famiglie. La città di Vicenza, apparteneva al Regno Lombardo – Veneto (1814-1866) assoggettato all’Impero Asburgico, in quegli anni fu coinvolta dalla espansione dell’industria ferroviaria, che crebbe tra mille difficoltà amministrative e giudiziarie dal 2 settembre 1835, quando la Camera di Commercio di Venezia prese in esame la proposta dei veneziani Sebastiano Wagner e dell’ing.Francesco Varé di una linea ferrata che unisse le due capitali del Regno: Milano e Venezia; il tratto Padova - Vicenza, insieme a quello di Milano – Treviglio e il ponte sulla laguna per Venezia, vennero inaugurati nel 1846. Fu l’incremento della produzione siderurgica che favorì l’immigrazione nelle città coinvolte dalla costruzione della linea ferroviaria e la conseguente crescita del proletariato urbano e, più in generale, quella demografica della città. Da un punto di vista economico gli operai godevano di un certo vantaggio rispetto al lavoratori della terra, tuttavia le condizioni igieniche dei suburbi urbani e la paga non

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Fondatore dell’attuale

Liceo Magistrale di Vicenza

PROLOCO CENTRO

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garantita contribuivano ad alimentare la precarietà delle condizioni igieniche dei nuovi immigrati, che contrastavano con la situazione dall’alta borghesia. Convinto dell’importanza sociale dell’educazione dell’infanzia e sensibile alla condizione dei bambini abbandonati si avvicinò all’esperienza che in quegli stessi anni fece il Sacerdote Ferrante Aporti, padre fondatore degli Asili d’Infanzia nel Lombardo - Veneto, che istituì a Cremona l’Asilo d’infanzia (1828), per bambini dai due anni e mezzo ai sei, inizialmente a pagamento e dopo divenne gratuito, con l’aiuto del governo austriaco e delle autorità scolastiche. Entusiasta dell’iniziativa di Aporti, Don Giuseppe Fogazzaro cercò in Vicenza amici e sostenitori, finchè ottenne dal Comune un locale in Piazza dell’Isola, che con finanziamenti liberali dei benefattori riuscì a restaurare e ad aprire l’istituto il 20 luglio 1839. L’Asilo infantile accolse inizialmente 40 fra bambine e bambini e negli anni successivi crebbero ”con l’alacrità di chi sa di recare una buona novella”, come ebbe a dichiarare lo stesso D. G. Fogazzaro, accogliendo 200 bimbi nel 1841 e 600 infanti nel 1843. Sin dagli esordi della sua attività di insegnante e di educatore prestò attenzione al metodo; infatti, una delle prime due istitutrici dell’Asilo d’Infanzia venne inviata da Ferrante Aporti, da cui il pedagogo vicentino trasse spunto per la progettualità educativa, nutrita dall’intensa esperienza didattica che non smise mai di rinnovare ed aggiornare. Nel Terzo rapporto letto ai benefattori raccolti intorno a lui il 20 aprile 1842 sottolineava: “Più siamo vissuti in mezzo all’Asilo e più siamo venuti convincendo della preziosità di due caratteri dell’educazione che si vuol impartire qua dentro: semplicità e popolarità,…..se l’educazione vuol essere potente, efficace, penetrativa, vitale…ella dee tendere a svestirsi di tutte le forme elevate, arbitrarie, forestiere, monotone, meccaniche, comode..” Il pedagogo D.Giuseppe Fogazzaro si dichiara apertamente antiretorico, consapevole dell’importanza vitale dell’educazione responsabile che pone al centro dell’attenzione “quei cari angioletti” bisognosi di cure e di attenzioni” ella dee essere umile, piccola, snella, svariata dall’affetto solo sublime..” Dopo quattro anni d’intensa attività educativa dell’Asilo infantile, il pedagogo vicentino invitava i suoi benefattori alla fiducia e alla pazienza, perché non poteva che “notare un progresso costante, segno che il bene non era effetto del caso, ma il prodotto sicuro della educazione che si compenetra” (16 luglio 1843). Già dall’anno precedente D. Giuseppe Fogazzaro aveva affidato l’educazione dei bambini dell’Asilo d’Infanzia alle Suore Maestre di Santa Dorotea, che si formavano nell’Istituto Religioso fondato da Mons .Giovanni Antonio Farina nella popolosa e prossima parrocchia di San Pietro (1836). Non ancora trentenne quando venne nominato professore di dogmatica nel Seminario Vescovile (1843) e contestualmente Canonico Onorario dal vescovo di Vicenza Mons. Giuseppe Cappellari, tuttavia non rinunciò alla sua intensa attività di pedagogo e continuò infaticabile a preoccuparsi del futuro di quei bambini, che avevano necessità di una scuola 6.

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STORIA VICENTINA

A cura di Anna Maria Ronchin

GIUSEPPE FOGAZZARO PEDAGOGO E PATRIOTA “per incominciare a guadagnarsi la vita”. Nello stesso anno poneva al suo pubblico di benefattori il seguente quesito: “Tutti i frutti raccolti dall’educazione dell’Asilo non vanno infallibilmente a disperdersi quando il fanciullo a sett’anni rientra nella sfera di quelle circostanze che in età anche più tenera avrebbero compromesso la formazione del suo carattere?” (1843) D. Giuseppe Fogazzaro non desistette dall’impresa di offrire un’istruzione professionale agli adolescenti e divenne co-fondatore del Patronato Leone XIII, che fu inaugurato molti anni più avanti, nel 1890, in Pusterla sotto la direzione dei Padri Giuseppini; a testimonianza del suo interesse destinò nel suo testamento 400 mila lire a questa importante istituzione scolastica vicentina. Erano quelli gli anni del Risorgimento che videro intrecciarsi slanci spirituali e tensioni politiche, e diversi atteggiamenti letterari e sociali, scoppiarono le due guerre d’indipendenza, che ebbero come teatro principale il Veneto. D. Giuseppe Fogazzaro abbracciò con entusiasmo le speranze dei liberali moderati e partecipò attivamente ai primi fermenti risorgimentali, in cui intravvedeva l’innato ideale di libertà. Il famoso scrittore e amato nipote Antonio Fogazzaro (1842-1911) lo ricorda mentre gli leggeva“in quei tempi di amara servitù, versi e prose ardenti di patrioti , fra il nono e il decimoquinto, egli mi fu maestro di religione e di ogni cosa: di lettere italiane, latine, greche, di storia, di geografia, alla quale fu molto inclinato, di matematiche, di filosofia dove più si parevano il nerbo e l’altezza dell’ingegno suo”. Con entusiasmo partecipò attivamente all’insorgenza di Vicenza il 25 marzo 1848 e, quando gli Austriaci abbandonarono la città, ritirandosi a Peschiera nel Quadrilatero, scortati dalla Guardia Civica, senza indugio, aderì al Governo Provvisorio, al grido di Viva l’indipendenza! Viva la libertà! Viva l’Italia! Viva Pio IX! Era interessato ai concreti programmi di riforme istituzionali, economiche e sociali che avrebbero portato all’indipendenza politica del Veneto; infatti, tra i primi atti del governo ci fu l’abolizione del lotto, del testatico ai contadini (tassa personale)

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e l’introduzione del diritto di difesa nei processi penali. Dal 1 aprile del 1848 il Governo divenne Comitato Provvisorio Dipartimentale della Repubblica Veneta, dove insieme a don Giovanni Rossi, zio dell’industriale Alessandro, rappresentava il clero. Il ruolo di D. Giuseppe Fogazzaro nel Governo provvisorio fu così determinante da firmare per il presidente, l’avvocato Gianpaolo Bonollo, il bollettino ufficiale della guerra il 21 maggio 1848. Lo slancio ideale di D. Giuseppe Fogazzaro era nutrito dalla consapevolezza che il Risorgimento fosse il processo culturale ed etico – religioso necessario di un popolo che rivendicava autonomia dalle influenze politiche e culturali straniere e sosteneva l’idea della repubblica italiana “una e indivisibile”; infatti, nel binomio patriottico mazziniano di dovere e azione significativo era il ruolo dell’educazione che era consono alle scelte di vita e alle aspirazioni democratiche del pedagogo e patriota vicentino. Partecipò attivamente alla gloriosa giornata del 10 giugno 1848 in cui 11.000 volontari e regolari accorsi da tutta la penisola s’opposero eroicamente ai 30.000 dell’esercito austriaco; dopo la capitolazione firmata dal generale Durando ai patrioti venne concesso l’esilio, mentre il fratello Mariano con la famiglia si stabilì ad Oria, sul lago di Lugano, D. Giuseppe Fogazzaro, in compagnia del generale pontificio Gualtiero, si diresse verso Roma, che raggiunse dopo 60 ore di viaggio. Nella capitale cercò inutilmente d’avere udienza presso il papa, quindi amareggiato si diresse in Toscana e poi presso i familiari esuli a Lugano, da dove scriveva in una lettera: “Oria era pure terra lombarda e quindi soggetta all’Austria, ma parve allora dimenticata dai padroni”. Qui si trattenne fino all’ottobre del 1849 e poi ritornò a Vicenza, nella villa di Montegalda. Cominciò un periodo difficile pieno di restrizioni e di pericoli per chi, come lui, si era dichiaratamente opposto al rinnovato regime austriaco, dovette rinunciare alla cattedra in Seminario e alla prebenda di Canonico, venne anche imprigionato e esiliato nell’isola veneziana di San Michele di Murano (1860), ma non rinunciò alla sua vocazione di guida intellettuale, elaborò


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progetti e strategie in segreto, con la mitezza e modestia che lo caratterizzavano. In quegli anni bui, percorsi dalla sottile luce della speranza, nasce a Vicenza la Scuola di Metodica e Catechismo (1862) dove D. G. Fogazzaro ebbe la cattedra di pedagogia e morale, durava quattro anni e conferiva l’abilitazione all’insegnamento elementare dopo un esame di Metodica. Due anni dopo fu nominato Rettore del Collegio femminile Levis Plona. Il 21 ottobre 1866 venne rinnovato il plebiscito per i vicentini che sancì l’annessione del Veneto all’Italia e il Municipio di Vicenza offerse a D. Giuseppe Fogazzaro la direzione della Scuola maggiore femminile, cui era annessa la Scuola di metodica. Le sue lezioni e i suoi manoscritti, che non volle mai pubblicare, servirono da sapiente guida per numerose maestre, il pedagogo e direttore della scuola fissava la gradualità dell’insegnamento, determinava il metodo per la geografia, la storia e per il comporre, escludendo perentoriamente la dettatura e l’imitazione. Nel 1873 aggiunse alla Scuola di Metodica, divenuta comunale, un Corso superiore per conferire l’abilitazione all’insegnamento elementare superiore, che grazie alla sua munifica donazione al Comune di 600 lire annue di rendita, ebbe continuità nel tempo e divenne Scuola Magistrale Comunale. Fu il primo a pensare alla necessità del tirocinio per la buona riuscita delle giovani allieve maestre, prolungando il corso magistrale, dedicandolo essenzialmente ad esercitazioni pratiche “precedute da quella preparazione che i pedagogisti chiamano prossima” (1875), solo con la legge del 1896 il Ministro prescrisse per tutte le scuole Normali l’anno del tirocinio. Nel 1884 l’allora Provveditore agli studi Paolo Lioy, studiò un piano con il direttore della Scuola Magistrale Comunale per

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pareggiarla; venne, infatti, trasferita dal Comune alla Provincia, la quale s’impegnava a stipendiare gli insegnanti già nominati dal Comune, a confermare l’incarico della direzione, cambiò così il nome e divenne Scuola Normale. L’atteso pareggiamento venne nel 1898 con annesso il giardino d’infanzia e le cinque classi elementari per il tirocinio annesse alla scuola. D.G.Fogazzaro, dopo che ebbe lasciata l’impegnativa direzione della Scuola Normale a Carolina Maccagnini nel 1886 mantenne fino al 1891 la direzione delle scuole elementari, poi si ritirò definitivamente dall’insegnamento nell’avita casa patena di Montegalda. Il Consiglio provinciale della città berica, appena 7 mesi dopo la scomparsa dell’illustre pedagogo e patriota vicentino, avvenuta il 14 agosto 1901, deliberò che la Scuola, attuale Liceo Magistrale prendesse il nome del suo fondatore e primo direttore: Don Giuseppe Fogazzaro. Anna Maria Ronchin

Bibliografia: SEBASTIANO RUMOR, D. Giuseppe Fogazzaro La sua vita e il suo tempo, Vicenza,Prem.Stab.Tip.S.Giuseppe,1902 A. CHEMELLO, F. FINOTTI, A. SCARPARI, Album Fogazzaro, Vicenza, Accademia olimpica, 2011 ANTONIO RANZOLIN, Gli esposti a San Rocco in Vicenza, Vicenza, Tip.Esca, 1990 CARLO CATTANEO, Tre nuovi progetti per la strada ferrata da Milano a Venezia, Milano,1837 MAURO PASSARIN FLORIANA DONATI, Barricate in città. Il 1848 a Vicenza, Vicenza, 2010

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VICENZA

Vicenza, città bellissima, vanta un’immagine storica piena di emozioni. Il centro storico è un teatro a cielo aperto e ogni quartiere presenta edifici monumentali che si accostano tra loro per ricordare la stratificazione storica di stili gotici, veneziani, rinascimentali e barocchi. La visione d’insieme suscita forti suggestioni: mura fortificate, palazzi, piazze e spazi aperti sono stati riqualificati nel corso del tempo e restituiti alla città come preziosi gioielli. Palazzo Leoni Montanari, racchiuso tra contrà Santa Corona e la stradella di Santo Stefano, è uno tra i gioielli più significativi di stile barocco vicentino che si accosta alle tendenze artistiche e architettoniche nazionali seicentesche e principalmente all’area lombarda. Il vero linguaggio pittorico e stilistico viene letto sui soffitti delle sale e delle scale interne dove le libertà compositive e i ricercati intrecci di fantasie pittoriche, tra mitologia e ambienti naturali, offrono uno scenario raffinato. Le sale espongono visioni stravaganti di architetture e sorprendenti composizioni scultoree che si compenetrano le une con le altre dando vita a movimenti naturali e figurativi in spazi indefiniti. La tecnica innovativa è il saper irrompere le regole accademiche per dar vita ad una libertà di spirito e abbandonare la visione geometrica rinascimentale per abbracciare il nuovo gioco dell’illusionismo prospettico, ricco di mirabili finzioni pittoriche tra vero e falso e artificiose composizioni figurative dai toni capricciosi e ironici tanto amati dalla sfera aristocratica ed intellettuale del tempo. L’architettura esterna del palazzo non presenta frondosità

architettoniche come da consuetudine barocca, al contrario sfoggia forme e stili contenuti in una lettura architettonica tardo rinascimentale. All’interno della corte sono visibili le facciate dei due blocchi monumentali che riflettono le monumentalità di architetture differenti: il primo blocco rappresenta al piano terra un solido bugnato dalla facciata lineare con finestre squadrate, al piano secondo la facciata si presenta lineare con finestre che si diversificano stilisticamente, pur mantenendo il rigore geometrico, e al primo piano si svolge la ritmica sequenza di balaustre con porte- finestre suggellate da timpani e lunette che indicano lo sfarzoso appartamento nobile della famiglia LeoniMontanari e la lettura evidente dell’autorevole rango sociale. Il secondo blocco è la Loggia d’Ercole considerata la più sontuosa ed elaborata architettura barocca. Il vasto complesso architettonico passa in proprietà nel 1808 a Girolamo Egidio di Velo, seguono gli illustri proprietari Anselmi, Massari ed infine viene venduto alla Banca Cattolica del Veneto nel 1908, ora Banca Intesa che espone orgogliosamente le vaste raccolte di opere d’arte e la pregevole collezione di Icone Russe, considerata “…la più importante dell’Europa occidentale”. La famiglia Leoni Montanari e il Palazzo Bernardino Montanari è l’artefice della fortuna economica della famiglia che sin dalle origini si identifica nel mondo commerciale di stoffe, artigianato e produttivo tessile. Egli acquista nel 1632 appezzamenti di terreno con case prospicienti al Monastero di Santa Corona, racchiuso dalle contrade della Pozza e Santo Stefano, e dà inizio ad una

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