Eikon13

Page 1

EIKON ARCMAGAZINE

Bimestrale di comunicazione e informazione culturale

Arte_Ricerca_Comunicazione

PIETRO NEGRI EDITORE - Distribuzione su abbonamento 20 euro annuale c/c postale 70951959

Free Press/Marzo-Aprile 2011

VALERIA MARIOTTI

Per incantamenti e visioni

dal 9 Aprile al 12 Novembre al Plus Florence di Firenze

A voice for the artists......

N.13

MARZO - APRILE 2011


PROBLEMI DI UDITO?

I professionisti dell’udito w w w . e l e t t r o s o n o r. i t

Test dell’udito Forniture di apparecchi acustici Forniture di auricolari su misura Riparazione di apparecchi acustici Riabilitazione uditiva RPE Pile ed accessori per apparecchi Gene Generatori di rumore ed ambientali per acufeni Tappi su misura antirumore Tappi su misura per sport acquatici Convenzioni con A.S.L. ed INAIL VICENZA

Str. Cà Balbi 320, Bertesinella  0444 911244

MONTECCHIO MAGGIORE (VI) Largo Vittorio Boschetti 17  0444 499913

BASSANO DEL GRAPPA (VI) Via Scalabrini 47  0424 529034

SANTORSO (VI)

Via Ognibene dei Bonisolo 29  0445 540678

RUBANO (PD)

Via Antonio Rossi 24  049 635600


EIKON

ARCMAGAZINE Arte_Ricerca_Comunicazione

N.12

AGENDA MOSTRE

per formazione gruppi e visite guidate alle mostre prenotazioni: info@federcritici.org *039 0444 327976

www.federcritici.org www.7styles.it

ARTISTI 13

N. 13 Marzo - Aprile 2011 Bimestrale di comunicazione e informazione culturale

HENRI MATISSE fino al12 Giugno Museo S. Giulia Brescia

Direttore responsabile Maria Elena Bonacini 04 x 04 .mc atrac us etifarg Redazione

,)UL( onMaria aiccunRita iM aMontagnani ecsan ittonozraG aivliS Annette od ,amoR a iop e Ronchin onroviL a amirp ecsirefsart Mara Campaner noc ,isrirefsart iop rep ,acitsalocs enoizamrof Zanandrea Anna erangesiDLaura .arovaLeone l e eviv aro'ttut evod ,aizepS esseretniLorena eralociZanusso trap noc oenatnops otseg nu f ,ailgif anRoberto u noc e Ronca atasops àiG .orev lad aipoc li noc isoRenato dnamolFreddolini pid ,ararraC id itrA elleB id Maria Teresa Giffone .ottartir lus iset anu Claudia Doppio

02

fino al 12 Giugno Musei S. Domenico Forlì

36100 Vicenza

fino al 24 Luglio MART Rovereto (TN)

L’Editore si dichiara pienamente disponibile a regolare eventuali pendenze relative a testi, illustrazioni e fotografie con gli aventi diritto che non sia stato possibile contattare.

LORENZO LOTTO Eikon Magazine E’ vietata la riproduzione anche parziale di testi e immagini presenti su tutta la rivista Supplemento della testata Museohermetico Reg. Trib. VI. 1115 del 12.09.2005 roc n. 13974

Eikon Magazine è un prodotto

Carlo Inglese

SilviaNicola Garzonotti nasce a Minuccian Sciotto trasferisce prima a Livorno e poi a R formazione scolastica, per poi trasfer Giuliana Cobalchini Spezia, dove tutt'ora vive e lavora. D un gesto spontaneo con particolare in Silvia Garzonotti copia dal vero. Già sposata e con una di Belle Arti diRaganato Carrara, diplomandos Mirella una tesi sul ritratto.

fino al 12 Giugno Scuderie del Quirinale ROMA

ARCIMBOLDO fino al 22 Maggio Palazzo Reale MILANO

Motta Piero Galleria 44 |Via della Rocca 4/i, Tori tel. +39 011 8123629 | www.galleria Vittorio Formisano

EIKON

CAPOLAVORI IMPRESSIONISTI E POST IMPRESSIONISTI

Contatti e informazioni: info@federcritici.org 0444.327976

Lupi grafiteLuca su carta cm. 40 x 40

Nino Ninotti Info.: Galleria Il Levriero | L.go Grisogono Pietro di Lecce cell. +39 3384589095 | www.galleria

:.ofnI arG ,03 onogosirG og.L | oreirveL lI airellaG Pietro Negri Editore reirvelliaiCorso rellag.w ww | 59179 09854833 93+ .llec Palladio,

Stampa Grafiche Corrà Arcole (VR)

Lorenzo Fina Matteo Arfanotti

MELOZZO DA FORLI’

oniroT ,i/4 accoR alled aiV| 44 airellaG moc.44airellag.www | 9263218 110 93+ .let

Valeria Mariotti


M

HENRI MATISSE

Mostre

info La mostra su Matisse è simultanea a quella storicoarcheologica dedicata alla figura di Ercole, mitico fondatore di Brixia, entrambe rimarranno aperte fino al 12 giugno 2011 al Museo Santa Giulia, via Musei 81/B, Brescia per informazioni Numero Verde: 800775083 www.clponline.it www.matissebrescia.it

Maestro dell’essenza

I

l Museo di Santa Giulia di Brescia presenta la mostra più significativa del panorama artistico italiano nel primo semestre 2011: Matisse, la seduzione di Michelangelo. Straordinaria esposizione, pensata per offrire al pubblico due ore di godimento estetico, nel percorso estetico di rara eccellenza, scaturito dalla sperimentata ricerca sulle immagini di Maurizio Bernardelli Curuz, direttore artistico di Fondazione Brescia Musei. Il destinatario è il visitatore curioso e desideroso di capire, d’individuare lo slancio creativo di Henri Matisse (1869-1954), l’artista della joie de vivre. L’allestimento di Alberto Torsello ripercorre le tappe principali dell’esperienza estetica del maestro francese e rende partecipe lo spettatore nella scoperta del codice visivo perduto, individuato dal curatore Maurizio Bernardelli Curuz, insieme al suo staff Claudia Beltramo Ceppi e Enrico Giustacchini, in primis. E’ il Codice Michelangelo, il motivo conduttore che emerge dai rimandi fra le opere esposte del grande francese e la scultura del genio rinascimentale, narrato nel linguaggio sinestetico dell’intero percorso, elaborato secondo i canoni della museografia contemporanea, dai fasci di luce che cadono sulle pagine dell’originale Revue Verve ( Paris, 1937-1952), al ritmo alternato dei dipinti e delle sculture, che via via si susseguono, dalla penombra della galleria iniziale fino alla celebrazione della gioia nella

M

di Anna Maria Ronchin

i

luminosa sala del jazz. Epigrammatiche sono le parole di Matisse stampate sui pannelli e quelle iniziali sono indicative del suo codice:- L’insieme è il nostro unico ideale. I dettagli diminuiscono la purezza delle linee, danneggiano l’intensità emotiva …. quanto ai dettagli pittorei non deve preoccuparsene, esiste la fotografia- . Infatti, dopo il periodo di studi all’Ecole des Beaux-Arts e l’influenza di maestri della levatura di Gustave Moreau e di Paul Césanne, nell’ultimo decennio del XIX secolo, prende le distanze sia dal naturalismo sia dall’impressionismo. Egli si preoccupa essenzialmente di comunicare, distilla la sua poetica squisitamente pittorica, dove la forma e il colore diventano sostanza dell’intero suo percorso artistico. Memore dell’insegnamento del maestro simbolista, per il quale il colore -deve essere pensato, sognato, immaginato- Matisse assurge a elemento fondante della sua pittura, il valore cromatico, che diventa esso stesso immagine, per la sua forza creativa e per l’incanto della decorazione; sceglie di dipingere a tinte piatte, per le quali abbandona la gamma dei colori impressionisti; infatti, nelle sue opere i dominanti del blu e del giallo sono, costantemente, divorati dai complementari verde e arancione. Il colore è il luogo della contemplazione, opposto alla funzione strumentale che ne fecero i cubisti; quando nel 1905 espose con Derain, Vlamink e Marquet al Salon d’Automne di Parigi suscitò lo scandalo per l’uso dei colori puri e vitali, liberamente stesi sulle tele.


maestro dell’essenza La reazione fu di sdegno ma anche d’interesse come per il critico Louis Vauxcelles, che coniò l’epiteto Fauves, diventato poi il nome dell’espressionismo mediterraneo. Questa corrente si distingue dalla sua variante tedesca, carica di tensione drammatica, per la vivezza cromatica e per l’esplicita dichiarazione di autentica joie de vivre. Lo studio della scultura di Michelangelo per l’artista è determinante, il grande maestro rinascimentale conferisce equilibrio alla produzione pittorica di Matisse; infatti, lavorò molto alla figura dello Schiavo morente, giungendo a conclusioni diverse da Rodin. Il bronzo Nudo maschile (1900-1903) è l’esordio narrativo, che il curatore della mostra Berardelli Curuz ha concepito come un war game, dove si alternano opere pittoriche, grafiche e scultoree, quest’ultime provenienti principalmente dalla Fondazione di New York, The Pierre and Tana Matisse. Il bronzetto che apre la mostra, proviene dal museo Matisse, di Nizza, è tozzo, con il capo reclinato, seduto sulla pancia, senza arti, sopravvissuto alla storia; al suo fianco è esposta la tela bozzetto dello stesso corpo maschile, datata 1900 e proveniente dal museo Cantini di Marsiglia, ha la medesima posizione degli arti, ma il viso rivolto in alto, l’alito di speranza è confermato dai colori dominanti del blu oltremare e del giallo, trasformatisi nel complementare verde, intervallato dall’incarnato e dalla terra bruciata di Siena. Se i nudi maschili di Matisse appartengono al breve periodo tra il 1899 e il 1903, quelli femminili rimarranno una costante dell’intero repertorio, la ricerca delle linee essenziali denota il peso che assumono le proporzioni e i volumi, costantemente calibrati fino al risultato finale, scaturito dallo scavo della materia. Il procedimento è il medesimo del sublime Michelangelo, la linearità delle figure scaturisce dal costante confronto con l’arte rinascimentale, per questo sono esposti i calchi delle celebri sculture medicee con a latere gli studi matissiani carboncini (1918-20), grafiti su carta (1910-11), creati senza mai staccare la matita dal foglio. I profili dei nudi, tradotti poi in bronzo e su tela, denotano la ricerca dell’essenziale, condotta nel primo decennio del Novecento da Henri Matisse. Nel 1918 dichiarò di non riuscire a staccarsi dal calco della Notte di Michelangelo, ora esposto a Santa Giulia, insieme a quello dell’Aurora, entrambi provenienti dalla Gipsoteca del liceo artistico di Porta Romana, Firenze. Molti soggetti matissiani hanno la medesima configurazione delle sculture medicee, come

protagonisti dell’arte moderna

p

33


M

Mostre

Henri Matisse:

la seduzione di Michelangelo

M

la grande figura femminile sdraiata con le braccia sulla testa de Il ratto d’Europa (1929), realizzata prima a carboncino nero su tela, poi confermata dalla pennellata ombreggiata dagli interventi cromatici del celeste-ocra sullo sfondo e del rosa sul manto del toro. La serie di incisioni su linoleum Dell’arte del suonare il violino, conferma la ricerca della linea, essenziale ed assoluta, lo stesso artista compara l’incisore al violinista:-la minima distrazione a tracciare una linea comporta una leggera pressione delle dita sulla sgorbia e influenza negativamente la traccia sul linoleum, così basta stringere un po’ più le dita che tengono l’archetto del violino, perché il suono cambi: da dolce a forte.- con la musicalità dell’archetto l’artista muove il suo bulino sulla lastra, nell’accordo armonico della danza di incantevoli forme. Nella stanza delle odalische, primeggia la sensualità elegante delle disinibite cortigiane orientali, dipinte da Matisse negli anni Venti, dopo il suo viaggio in Marocco, sono in posa, con il seno scoperto e il capo velato. Mentre nelle tele primeggia la ricchezza dei dettagli dei bracieri, dei tamburi, degli arabeschi nei paramenti e dei raffinati ricami nei veli, nel gouache découpée, o

tempera ritagliata, tutto viene decantato nell’essenziale slancio appassionato che delinea il profilo della Danzatrice. Non c’è frattura tra i découpages e i quadri precedenti, è lo stesso procedimento con il quale Matisse si impadronisce della composizione, a sua volta diversa da quella realizzata con le moderne tecniche visive che ingrandiscono e proiettano le immagini volute su una superficie. Per usare l’analogia dell’artista francese: -Colui che cerca un aereo con i riflettori non percorre il cielo nello stesso modo del pilota- . La squillante sala finale espone il libro d’artista -Jazz-, realizzato a gouache pochoir per Tériade Editeur, Paris nel 1943-1944, e il pannello in vetro Tiffany, studio per la Cappella del Rosario di Vence, cui l’artista lavorò dal 1948 al 1951, considerato il suo capolavoro; infatti, è il testamento iconografico per l’equilibrio di ogni sua componente formale, cromatica e strutturale, dove tutte le parti sono considerate con il medesimo interesse, da ciò deriva la sinfonia dello spirito, cui Matisse ha teso nell’arco della sua esistenza – perché noi siamo legati all’universo intero-. Anna Maria Ronchin


C

Cultura dell’immagine

FOTOGRAFIA: Appunti (2)

di Renato Freddolini

L

a fotografia è un’arte espressiva che si avvale di un mezzo tecnico. Per far funzionare un mezzo tecnico ci si avvale di regole e procedimenti ai quali si può anche trasgredire. Perché sempre tutto a fuoco?, perché sempre tutto ben esposto? In fotografia, come del resto in poesia, le regole talvolta possono essere infrante in nome di un migliore risultato estetico ed espressivo che si vuole ottenere. Si può decidere di scattare dei fotogrammi leggermente mossi o sfuocati a seconda del messaggio che si desidera comunicare. Si può decidere di scattare dei fotogrammi leggermente sottoesposti per ottenere dei colori più saturi. Già, i colori: si può anche scegliere di escluderli e cioè di realizzare dei fotogrammi o un intero lavoro fotografico in bianco e nero. Perché il bianco e nero se il mondo che ci circonda è colorato? E’ questa la domanda che spesso ci viene rivolta e la risposta o, meglio le risposte, si presentano complesse perché investono molteplici aspetti non solo della percezione visiva ma anche il nostro modo di concepire la fotografia come arte espressiva. “Siamo fatti del grigio della polvere al suolo / e del fiato del vento”. Così Erri De Luca inizia il commento di una serie di fotografie di Danilo De Marco dedicata alle donne, per spiegare il senso profondo del suo lavoro in bianco e nero. La scelta del bianco e nero come forma espressiva è un fatto estetico, ma non solo. Con questa forma di linguaggio viene privilegiato il messaggio simbolico lasciando spazio ai colori dell’immaginazione, creando così una complicità, un gioco tra fotografia, autore ed osservatore. Inoltre con la fotografia in bianco e nero vi è un rimando alla memoria e all’interiorizzazione: noi guardiamo a colori ma vediamo in bianco e nero, cioè attribuiamo al nostro vedere un tempo diverso. Il tempo della riflessione, della meditazione, un andare oltre la superficie per comprendere meglio. C’è qualcosa di straordinario e avvincente nella fotografia in bianco e nero soprattutto oggi, epoca della comunicazione sempre più aggressiva, provocatoria e rumorosa: pubblicità in televisione, manifesti per strada, schermi dei nostri computer, telefonini. Nel corso di quasi duecento anni, a fronte di straordinarie ed emozionanti immagini a colori, il bianco e nero rappresenta ancora una valida scelta espressiva per invitare il nostro sguardo a soffermarsi sul senso profondo di ciò che vediamo.

info

Renato Freddolini Docente di fotografia presso Ossidiana, centro culturale e di espressione. fred.renato@inwind.it ossidiana-time@tiscali.it

53


M

Mostre

Forlì Musei San Domenico dal 29 Gennaio al 12 Giugno 2011 Prenotazione gruppi e visite guidate segreteria Federcritici info@federcritici.org tel 039 0444 327976

M

MELOZZO DA FORLI’ Musei San Domenico

C

Circuito visite guidate

on questa esposizione, la città di Forlì intende celebrare il suo artista più famoso, raccogliendo per la prima volta la gran parte delle sue opere mobili. Se già in passato (nel 1938 e nel 1994) Melozzo è stato oggetto di importanti esposizioni, non si è tuttavia mai potuto presentare un numero importante di opere superstiti, né si era condotta una riflessione sul ruolo centrale svolto dall’artista forlivese nella vicenda del Rinascimento italiano, preferendo studiarne la personalità nel contesto romagnolo. Già ricordato come pittore in un documento del 1461, Melozzo degli Ambrogi (14381494) si era ben presto allontanato da Forlì per attingere ai centri più vitali del Rinascimento, da Padova a Urbino, a Roma, dove sarebbe divenuto l’artista di punta negli anni dei pontificati di Pio II e Sisto IV, fino a meritarsi il titolo di Pictor papalis. La conoscenza di Mantegna e soprattutto di Piero della Francesca lo aveva portato ad aderire alle nuove certezze della prospettiva matematica, salvo poi intraprendere, a partire dal colossale affresco nell’abside della chiesa dei Santi Apostoli a Roma (1472-1474), una personale ricerca sulla bellezza della figura umana, in grado non solo di possedere lo spazio entro cui si colloca, ma di imporsi come canone di una perfezione formale su tutto il creato. Su questa base si è potuto di recente affermare che “senza Melozzo difficilmente si spiegherebbe Raffaello” (Antonio Paolucci). Ed è appunto entro questa linea di immensa portata per l’arte moderna che la mostra intende studiare la figura di Melozzo, restituendola alla sua dimensione più autentica e innovante. Da un lato la misura matematica dello spazio pittorico di Piero della Francesca e dall’altro la bellezza ideale di Raffaello, quale punto d’arrivo di una ricerca alla quale Melozzo seppe dare un contributo del tutto originale, umanizzando la sublime astrazione di Piero e cercando una lingua comune tra le scuole artistiche italiane. Per documentare lo straordinario percorso compiuto dall’artista forlivese, la mostra affianca alle sue opere capolavori degli artisti con cui venne in contatto nel corso della sua formazione, da Andrea Mantegna a Piero della Francesca, a Bramante e a Pedro Berruguete, questi ultimi conosciuti a Urbino. Ne segue poi l’attività a Roma, dapprima ai Santi Apostoli e poi nella Biblioteca Vaticana (Sisto IV nomina il Platina Prefetto della biblioteca, 1475), affiancandole le opere degli artisti con cui venne in contatto nella città dei papi, da Beato Angelico a Mino da Fiesole a Bartolomeo della Gatta e ad Antoniazzo Romano. A Roma, Melozzo si trovò altresì impegnato nella riproduzione di immagini sacre di antica devozione, il cui studio si riflette nel Salvatore della Galleria Nazionale di Urbino e nel San Marco dell’omonima chiesa romana. Nello stesso tempo, forte dell’appoggio della famiglia Riario, seppe dar voce alle ambizioni culturali della corte pontificia, che richiamava in quegli anni artisti da tutta Italia, tra i quali Domenico Ghirlandaio, Pietro Perugino, Alessandro Botticelli. Di costoro sono presentate in mostra importanti testimonianze. Così come viene documentato, attraverso arredi, paramenti liturgici e codici miniati, lo sfarzo straordinario dell’arte papale. Dopo i lavori nella sagrestia di San Marco a Loreto (1484-1493), lasciata inspiegabilmente incompiuta, Melozzo fece ritorno a Forlì, dove lavorò nella cappella Feo in San Biagio, purtroppo distrutta dall’ultima guerra.


IMPRESSIONISTI E POST-IMPRESSIONISTI Al Mart dal Musèe d’Orsay

I

Circuito Visite guidate a cura di Anna Zanandrea

capolavori del Musée d’Orsay di Parigi saranno esposti in Italia. Dal 19 marzo al 24 luglio 2011, al Mart di Rovereto si potranno ammirare oltre settanta dipinti provenienti dalla più importante collezione del XIX Secolo del mondo. E’ proprio il parigino Musée d’Orsay, infatti, che conserva le opere maggiormente significative, per numero e qualità, di quegli artisti che hanno cambiato alla fine dell’800 il corso della storia dell’arte moderna: se si parla di Impressionismo e Postimpressionismo non c’è infatti raccolta più prestigiosa di quella conservata oggi nel Museo francese, un luogo fondamentale per gli studi su Monet, Cézanne, Pissarro, Sisley, Renoir, Degas, Toulouse-Lautrec, Van Gogh, Gauguin, Morisot, Vuillard, Bonnard, Denis, Courbet. I capolavori di questi ed altri artisti saranno presenti nella mostra del Mart: un’occasione unica per conoscere da vicino, attraverso opere esemplari, il più entusiasmante periodo della ricerca pittorica tra Ottocento e Novecento. “La rivoluzione dello sguardo. Capolavori impressionisti e post-impressionisti dal Musée d’Orsay”, è resa possibile grazie all’accordo di collaborazione tra il Mart e il museo francese, che in fase di restauro (riapertura prevista per l’autunno 2011) ha concesso per la prima volta un nucleo così rilevante di opere in prestito per una itineranza di sole tre tappe, che ha toccato Australia, America e ora, unica sede il Mart, l’Italia. Il progetto presenta un’eccezionale selezione di dipinti, dalla grande stagione dell’Impressionismo alla vigilia delle avanguardie: lo scandaloso realismo di Gustave Courbet nella celeberrima tela “L’origine du monde” (1866), esposta per la prima volta nel nostro Paese; la nuova visione temporale che Claude Monet introduce nella serie di dipinti dedicati alla “Cattedrale di Rouen” (1892), della quale il Mart ospita una tra le più intense versioni; la straziante solitudine di Van Gogh e della sua “Chambre ad Arles” (1889); lo sguardo introspettivo, declinato al femminile, di Berthe Morisot, il cui dipinto “Le Berceau” (1873) fu presentato con scandalo alla prima mostra del’Impressionismo nel 1874 a Parigi; l’esotismo di Paul Gauguin con le “Donne di Tahiti” (1891); e poi, lo sguardo di Degas sulla danza e l’”Omaggio a Cézanne” (1900) di Maurice Denis, testimonianza di una fedeltà all’artista da molti considerato il più importante di quell’epoca. Questi sono solo alcuni degli straordinari capolavori presenti nella mostra, che segue un percorso tematico, attraverso appunto quella “rivoluzione dello sguardo”, che gli artisti impressionisti e post-impressionisti tra Ottocento e Novecento hanno aperto alla visione della modernità. L’esposizione La rivoluzione dello sguardo. Capolavori impressionisti e post-impressionisti dal Musée d’Orsay, ideata e curata da Guy Cogeval, presidente del Musée d’Orsay, e Isabelle Cahn, con la direzione scientifica di Gabriella Belli, direttore del Mart, propone dunque una rilettura di quel cruciale passaggio che ha preparato il terreno alle avanguardie artistiche europee del primo Novecento.

Rovereto MART dal 19 Marzo al 24 Luglio 2011 Prenotazione gruppi e visite guidate segreteria Federcritici info@federcritici.org tel 039 0444 327976 Biglietti Mart Rovereto intero: € 11,00 intero unico 2 sedi: € 13,00 ridotto: € 7,00 (dai 15 ai 26 anni di età; dai 65 anni di età; gruppi di visitatori di almeno 15 persone; soci o tesserati di enti convenzionati con il Museo) ridotto unico 2 sedi: € 9,00 tariffa famiglia: € 22,00

73


M

Mostre

VALERIA MARIOTTI Per incantamenti e visioni Astro splendente

a cura di Prof. Carlo Franza Creazione

“Per incantamenti e visioni” Dipinti di Valeria Mariotti Valeria Mariotti è una pittrice nata a Cortona ma romana di adozione che dipinge fin da bambina i suoi mondi reali e fantastici esposti recentemente a Treviso presso la “Casa dei Carraresi”, all’Art Fair di Pechino e al Museo Pigorini di Roma . Dal 9 Aprile al 12 Novembre sara’ presente a Firenze con circa trenta opere recensite dal Professor Carlo Franza, noto storico dell’arte il quale nel 2010 a Milano l’ha insignita del Premio delle Arti e della Cultura per il disegno presso il Palazzo della Stampa.

info Personale presso il Plus Florence di Firenze Via S.Caterina d’Alessandria 15 Dal 9 aprile al 12 novembre cell. 3471454915 contatti: valeriamariotti@tiscali.it www.federartisti.org www.facebook.com/ ValeriaMariottiMarval www.twitter.com/ValeriaMarval

M

Valeria Mariotti, artista romana dalle esposizioni curate, disegna e dipinge fin da bambina, ma per alcuni inconvenienti non ha potuto frequentare la Scuola d’Arte. Nel 1999 l’ascesa pittorica, il flusso interiore che fino a quel momento fu contenuto esplose in una miriade di iniziative artistico/visuali. Le opere, da prima paesaggi campestri con dettami della cultura classica, sfumano man mano in esibizioni via via piu’ sperimentali. L’estro volteggia in alchimie stilistiche particolari e si riscopre giullare e interprete di se stesso: il segno è piu’ libero di scivolare sulla tela in tracciati inediti, piu’ incontra i desideri dell’artista. Alla domanda “Cos’è per te l’arte?”. L’artista risponde immediata e sicura “L’arte è gioia dello spirito, è in grado di metterti in contatto con la parte piu’ bella della vita: la sfera dei sentimenti e delle relazioni piu’ intime. In ultima analisi: un veicolo di identita’ personale”. Il potere della Comunicazione e la sua intensita’ parlano e cantano all’unisono per l’artista. La Contemplazione della Natura è solo uno dei motivi (sebbene il piu’ trattato e gestito come filtro introspettivo ai vari materiali ed alle tecniche prescelte) di studio. Per andare oltre il bidimensionale, verso il tridimensionale e, infine la scomposizione dei piani e dei livelli cromatici. Il colore puo’ essere caldo, impulsivo o plastificato, non importa, cio’ che conta è il gesto che include l’artista al resto del mondo, il suo tracciato, l’esperienza e l’approdo. L’Amore verso l’altro, il prossimo, l’interlocutore delle sue opere è sempre implicito nelle rielaborazioni al Tema della pittrice e conduce verso forme di ascolto superiori “versus l’Amore puro, versus Dio”. L’Arte viene vissuta dall’artista come specchio delle proprie emozioni e in quanto dotata di uno Spirito Libero, attraverso l’Amore per l’Arte o forme d’Amore Universali, supera se stessa, trova Armonia, si fonde nel sentire unanime delle Creature della Terra. Il Buio e i Colori sono un gesto sovrapposto delle pennellate, l’unico gesto che porta la Luce a danzare con le tenebre… ( da”Rosso, Metamorfosi e Natura per Mariotti” intervista della giornalista M. Recchiuti, in occasione della Personale “Natura e Metamorfosi” e pubblicata a su un giornale telematico).

Origine

Foresta metamorfica


protagonisti dell’arte contemporanea

Per incantamenti e visioni

Luce nascente

p

Big Bang

Personale dell’artista al PLUS FLORENCE DI FIRENZE Dal 9 Aprile al 12 Novembre 2011

9

Profondità marine

Fiori e farfalle


M

Mostre

LORENZO FINA

L’Arte dematerializzata

di Anna Maria Ronchin

Vicenza Galleria Palazzo Braga Dal 14 Maggio al 2 Giugno

Ultravox, 2011

info Lorenzo Fina ha studiato all’Accademia di Venezia con Carmelo Zotti e Ennio Finzi, dai quali ha assimilato la storia dell’arte e i suoi linguaggi, complemento indispensabile alla sua formazione artistica iniziata a 14 anni nei laboratori di porcellana del distretto artigianale di Nove e Bassano del Grappa (Vicenza). Lorenzo Fina dagli anni ’80 produce modelli per l’oreficeria e l’argenteria e dagli anni ’90 realizza nella sua factory pannelli decorativi d’ambiente come la serie: La mia città. CONTATTI Cell. 348 7468679 email:finalorenzo@alice.it

Lorenzo Fina è artista a tutto tondo, come il copista diventava amanuense solo dopo la rigorosa scuola di scrittura, così diventa artista dopo l’intenso studio teorico-pratico compiuto nel settore delle arti visive. Formatosi nelle botteghe di porcellana dell’Alto Vicentino, ha poi frequentato l’Accademia di Venezia con i maestri Carmelo Zotti e Ennio Finzi, dai quali ha assimilato la storia dell’arte e i suoi linguaggi. Ben presto, si distanzia dal contesto accademico, insofferente al figurativo e allo spazialismo dei maestri si focalizza sull’espressione del suo slancio vitale. Elabora composizioni sedimentate, monocromie toccate da frammenti di luce, che negli anni Ottanta del secolo scorso, recepivano l’informale del grande Emilio Vedova, pur confrontato con gli stili di Burri, in primis poi di Tapies, De Kooning e Dubuffet. La serie: Macchine in fammenti di carta è all’origine delle tele che Lorenzo Fina propone alla Galleria Valmarana Braga di Vicenza dal 14 Maggio al 2 Giugno 2011, si tratta di studi elaborati tra il 1984 e il 1987 e sollecitati dall’ascolto dei gruppi musicali new age allora in voga i Roxy Music, i Devo. I bozzetti, trasferiti sulla tela, diventano i lacerti della composizione originaria, risultante dai tasselli materici in una sorta di cover, che prima enfatizza la forma e poi la dematerializza. Gli sfondi sono così cromaticamente carichi, che annulano la sinopia originale, sospesa dai drippings cupi e visionari, di dense sabbie che paradossalmente annullano lo spazio. La configurazione è il risultato di frammenti esplosivi di carta intelata, di applicazioni in rilievo che scompongono e annullano, contestualmente, la tela.

Over the rainbow, 2011

Collision, 2011


Vicenza - Galleria Valmarana Braga - C.so Fogazzaro dal 14 Maggio al 02 Giugno

l’arte dematerializzata

Radiant,2011

-L’arte Barocca è per me la più affascinante, per la sua spettacolarità, come i riti del paese legati alla natura. Amo i Bamboccianti del ‘600, rifiuto l’arte colta ed élitaria–. Così sentenzia l’artista, che infatti coltiva la pittura contemporaneamente alla produzione di prototipi di porcellana, arte singolarmente tradotta da Fina nella magnificenza del gesto sia sulla tela concepita dall’action painting, sgocciolata e densa di cromatismi sia, per contrasto, nell’esemplare di porcellana, dove il gesto rarefatto plasma modelli destinati ad entrare nella catena di produzione seriale. La produzione di Fina è di gusto manieristico, propulsiva di ricchezza per il designer vincente e per la sua indiscussa abilità di riprodurre raffinate copie dell’arte barocca. La sua attività artistica è un tutt’uno con quella produttiva, di mercato, è linfa vitale che costantemente lo rinnova, sorgente di ispirate forme. Le tele diventano il luogo della sua libera riflessione, dove il suo pensiero si materializza e gli opposti coincidono – La penso in modo orientale, l’universo è concentrico- è per questo che i soggetti delle sue tele non hanno alcuna gravità, sospesi nella catartica deflagrazione, risolutrice di ogni contrasto.

Il tema conduttore dei disegni, gouaches e collages ripescati dalla sua esperienza estetica è il furore dionisiaco di soggetti che deflagrano in forme meccaniche sempre nuove: ventole, molle, rotelle, fili elettrici, prese e flessibili che si accampano nella dimensione aerea dello spazio senza gravità. Riprendere studi di 24 anni or sono significa dare solidità alla sua cifra pittorica, oltre che trovare coerenza, luogo della felicità, ma mentre dai bozzetti degli anni Ottanta emerge il segno nitido dei contorni e l’intensità cromatica gioiosa, nelle tele, realizzate nel 2011, prevale il grigio metallico nel quale fatica a fare breccia il calore del sole di Over the Rainbow. Qualsiasi forma deve la sua origine ad un conflitto e l’altra grande abilità di Fina sta nel catturare l’ordine che il Caos nasconde, nell’impresa titanica di dare un senso a questo nostro mondo, percepito nell’apogeo dell’apocalissi. Il riquadro nero ritagliato sullo sfondo di Collision , concilia l’emozione della scoperta con la strutturazione dello spazio dematerializzato, messaggero di eventi improcrastinabili , saranno ancora nelle mani dell’uomo? Anna Maria Ronchin

11

Sentimental day, 2011


R

Recensioni

MATTEO ARFANOTTI Metafisiche seduzioni Il p

Maestosa Luna

Il Matto

di Maria Rita Montagnani

“Ciò che seduce e incanta, ha anche il potere d’incatenare, ed è sempre in qualche modo pericoloso, perché vuole portarci via nell’Oltre o nell’Altrove. Nell’Oltre c’è l’abisso, nell’Altrove c’è il sogno dell’abisso”. L.M. La parola “seduzione” deriva dal verbo latino se-ducere, condurre a sé, e dunque implica una conquista, un irretire attraverso il lento ma tenace atto del catturare. Questo processo sta alla base della pittura di Matteo Arfanotti, artista ricercato e sensibile, che trasforma il disegno in arte completa, senza indulgere minimamente alle mode imperanti o agli stilemi del momento. Le opere di Arfanotti ci conducono immediatamente in un regno fiabesco e misterioso, quasi metafisico, dove il silenzio e l’immobilità, nonché l’ossessivo scandire delle immagini, ci introducono in una dimensione al di là e al di fuori dello spazio e del tempo, almeno di quel concetto di spazio-tempo che noi conosciamo nella nostra quotidianità, concetto peraltro sempre parziale e riduttivo, se non addirittura limitato. Nel mondo in cui viviamo, l’Ego è diventato il centro di ogni comportamento e di ogni azione umana. In questa Istanza nefasta, con i suoi sistemi deliranti, con le sue architettoniche illusioni, con la sua scienza arrogante e fallace, è racchiusa la fonte dei tanti mali e di tutte le erronee convinzioni che affliggono l’umanità odierna. Ma l’Ego non è materia d’interesse per Matteo, il cui campo di ricerca è tutto concentrato sul Sé, sui suoi luoghi archetipici e mitopoietici, sulle sue strane connessioni tra umano e divino, sulle sue molteplici influenze e suggestioni, esso stesso oggetto e soggetto delle sue metafisiche seduzioni. Così attraverso questa arcaica conoscenza del mondo che va oltre il mondo, Arfanotti vuole introdurci in quel pensare mitico ed esoterico per il quale non è scienza la religione, non è scienza l’amore, non è scienza la vita e non è scienza nemmeno la morte, e dove il vero sapere è arcanamente racchiuso in ciò che non si può apprendere né imparare, ma che si può solo contemplare attraverso l’esperienza interiore dell’archetipo. Esso è appunto una forma primaria, un primo tipo, che si avvicina molto all’idea platonica, che a sua volta significa “modello ideale”. Questo modello ideale è per l’artista la sua cifra espressiva, l’impronta” del suo inconscio e nel caso di Arfanotti, è rappresentato da figure femminili sotto la specie di Imago Foemine, che non sono già persone reali ma, andando oltre la loro stessa immagine, divengono veri e propri simulacri, ricettacoli enigmatici della presenza di dèi. La pittura di Matteo, mediante l’utilizzo dei fondi scenografici e l’impiego del disegno come impianto teatrale, rivela un gusto raffinato e sottile per il particolare narrativo, un autentico culto del dettaglio che, unitamente alle cromie tonali-ocre, bruni, terreconcorre ad un “unicum” il cui fine è la perfetta armonia tra materia e spirito, tra reale e immaginario, tra terra e cielo. Gli archetipi dell’inconscio collettivo sono molteplici ed agiscono ognuno in modo peculiare sulla nostra psiche (l’archetipo dell’Ombra, del Vecchio Saggio, ecc.), ma quello che è predominante nel mondo interiore di Arfanotti è palesemente quello del Femminino, con le sue malìe i suoi incantesimi ed i suoi influssi. Così ogni sua figura femminile, sia essa in veste di Soror, Mater, Filia, Sposa o altre sembianze alchemiche, vuole prima di tutto avvincerci e condurci a sé, nel suo mondo lontanissimo dal nostro e tuttavia familiare a quello delle nostre fantasie, perché parte del nostro immaginario. A tratti, pare quasi che come una sibilla, essa ci domandi: si può


protagonisti dell’arte contemporanea

metafisiche seduzioni

p

amare solo ciò che si conosce o si può conoscere solo ciò che si ama?- E magari come una sibilla essa ci risponderà con la stessa risposta, che non è mai uguale, tanto oscura, sfuggente e inafferrabile che possiamo solo amarla, non comprenderla, come ogni immagine che scaturisce dall’anima. Dice il poeta: “Ho interrogato il tempo sullo spazio ed esso mi ha risposto allargando cerchi. Così tu mi cerchi”. (Neri Tancredi) Ecco che allora questa icona, per un attimo, si stacca dalla nicchia della sua favola eterna, in cui Matteo l’ha “consacrata” e da lì ci scruta, da quella sua apparente ed ipnotica fissità. Gettando il suo sguardo come si getta un sasso, muovendo cerchi nelle acque ferme del nostro Io, provocando strane turbolenze nei nostri pensieri, essa fa emergere dalla nostra anima, antichi sogni, ricordi di altre vite passate e struggenti ma inestinguibili desideri. E’ il suo modo strabiliante di cercarci. Maria Rita Montagnani

Cantavi. -Sono la stella bruna Che brilla come nessuna, sono la stella nera che non brilla nel cielo della sera. Mi consumo nel cielo bianco del non averti accanto.Cantavi. E il pianto ti cancellava il viso. Neri Tancredi

R Tenebra

info

Note Biografiche Nato a Sarzana (SP) nel 1974, si è diplomato presso il Liceo Scientifico della sua città e successivamente si è laureato in Architettura presso l’Università degli Studi di Firenze. L’amore per l’Arte in tutte le sue forme lo ha portato a scegliere un percorso di studi che gli permettesse di conoscere e sperimentare personalmente e in diversi ambiti, senza subire influenze accademiche. Ciò gli ha consentito di maturare una coscienza ed una conoscenza artistica attraverso un percorso di crescita ed individualizzazione trovando un proprio linguaggio, comune a tutta la sua produzione artistica. Matteo Arfanotti Via Novella di Sopra, 5 54035 Fosdinovo (MS) Cell: 339.4163854 e-mail: arfamat@tin.it

La Stella Nera

web: www.matteoarfanotti.com www.equilibriarte.org/site/arfanotti www.facebook.com/matteo.arfanotti

13


R

Recensioni

LUCA LUPI

La tensione dello sguardo poetico

di Maria Rita Montagnani

Luca Lupi è fotografo autentico, la cui arte risiede nel grande rigore formale e nella ricerca continua della scintilla creativa, che restituisca all’immagine la sua forza primigenia. Così Luca si serve dell’obiettivo come fosse un organo di senso,quello più importante perché li riunisce tutti, e con questo mezzo portentoso, si accosta al soggetto da ritrarre cercandolo in se stesso, prima ancora che nel mondo esterno. Si potrebbe quasi dire che Luca pensi per sequenze, e senta attraverso le inquadrature, tanto è radicale e viscerale in lui il processo dell’interiorizzazione, che consiste nel cogliere la fotografia nell’attimo stesso. In cui il suo sguardo è rivolto all’interno. Lo scatto nasce in realtà da quell’inversione del moto naturale, e la tensione poetica che ne deriva, scaturisce sempre da una sorta di sospensione, di strana attesa, dove tutto potrebbe avvenire, o dove tutto 1 2già . C R I T Iavvenuto. CO GABRIELLA NIERO potrebbe essere Questo artista ama i silenzi, le cose apparentemente immobili e immote, ama le distanze e le lontananze, forse perché esse gli consentono una comunione spirituale più profonda col mondo e con se stesso. Così questa tensione, questo porsi di fronte alla natura e alle cose come fossero viste per la prima o anche per l’ultima volta fa di Luca Lupi un delicato e sensibile narratore, la cui grandezza infine ci viene disvelata quasi a sua stessa insaputa. Maria Rita Montagnani

info Luca Lupi nato a Pontedera in provincia di Pisa, attualmente vive e lavora a Fucecchio, Firenze. Nel 1996 inizia a lavirare come fotografo professionista. Mostre personali recenti: 2010 Living in the arid margins- Le Murate , Firenze A changing China, Galleria SESV, facoltà di Architettura, Firenze Earthen Domes and Habitats, Museo Cultura Bizanrtina, Salonicco 2009 Cina. Il sentimento dello spazio. Centro per l’Arte Contemporanea Otello Cirri, Pontedera, Pisa Eathen DOmes and Habitats, Museo Nazionale, Aleppo, Siria


protagonisti dell’arte contemporanea

LA TERRE NOIRE Non ha importanza il buio ma la sua essenza. Gli occhi devono saper trasportare il buio fin dove finisce la notte. Quella è l’oscurità. il buio ha fine, l’oscurità non ha inizio. Neri Tancredi

p

AVANT LA FIN Prima della fine verrà il giorno che si mangerà tutte le ombre, ci sarà una notte così chiara che sparirà anche il buio. Regnerà un buio più grande che gli occhi non coglieranno, perchè saranno nella luce. Neri Tancredi

15


R

1 4 . C R I T I C O M A R A C A M PA N E R

Recensioni

CARLO INGLESE

Sensazioni metropolitane

di Teresa Francesca Giffone

Gia nel 1910 i giovani componenti del nascente gruppo futurista, auspicavano, che gli artisti italiani si ispirassero “ai tangibile miracoli della vita contemporanea, alla ferrea rete di velocità che avvolge la Terra”. Mi chiedo allora, cosa avrebbero pensato della società odierna ormai entrata totalmente nel meccanismo di velocità ed individualità. Proprio le opere di Carlo Inglese evidenziano lo stato d’animo dell’uomo nel vivere moderno. Nelle sue opere ci conduce in una passeggiata virtuale in un’affollata strada di una grande città, dove il nostro sguardo può essere colpito da stimoli diversi che alterano la nostra percezione. Alzando lo sguardo possiamo scorgere gli occhi malinconici di una donna che si affaccia da una finestra in una perenne attesa, mentre una pioggia di colore si abbatte sui vetri . Oppure, passando vicino ad un muro, vediamo divieti su divieti che limitano la nostra libertà e la nostra personalità. Ancora arrivando ad un incrocio nell’ora di punta il caos causato dai rumori modesti, dal rombo delle macchine nonché dei colori della città si traducono nell’opera dell’artista in energia pura, espressa dall’uso di colori mescolati. Il disagio visivo è provocato dalla sovrapposizione di cartelli su cartelli, in cui i segni della crescita e dell’effimero cancellano quasi tutte le scomode tracce del passato, come qualcosa da nascondere e di cui vergognarsi. Ci resta da domandarci, dopo tutto questo, se l’uomo di oggi creda in qualcosa che non sia l’apparire. Solo le anime sensibili come quelle di un artista trovano nel cemento un fiore profumato che diventi simbolo di speranza. Allora questi stessi muri, dove prima vi si leggevano solo divieti e incomunicabilità, Carlo Inglese li fa diventare depositari dei veri sentimenti. Dall’amore nelle sue varie declinazioni, ai ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza. L’elemento che contraddistingue l’opera del nostro pittore è l’uso sfrenato del colore. Una pennellata vibrante e fluida che percorre la tela nella sua interezza, i toni sono prevalentemente caldi e su tutti domina un rosso bollente e affascinante. Questo viene abbandonato solo nelle composizioni più malinconiche. I colori più freddi conferiscono alla composizione un senso di affezione ed impotenza. Il pigmento diventa eloquente e palpitante. Ulteriore legame che crea con lo spettatore è l’utilizzo di immagini ormai entrate nel nostro immaginario collettivo. Un collage composto da immagini di celebri film che si mescolano con la sensibilità artistica di Inglese. Trovano spazio non solo noti attori, ma anche spezzoni che raccontano l’amicizia, la libertà nonché la gioia delle piccole cose sempre circondati dal messaggio imprescindibile del colore. La street art non è usata con l’intenzione di rendere omaggio ai cambiamenti della vita, ma l’autore ci invita ad osservarli per farci rendere conto della strada che stiamo percorrendo. Oltre all’utilizzo del collage, l’artista adopera l’acrilico e le vernici, che donano alla tele un effetto materico e stratificato. Dott.ssa Teresa Francesca Giffone


protagonisti dell’arte contemporanea

Sensazioni metropolitane

p

R info

BIOGRAFIA Nasce a Foggia ma già a vent’anni si trasferisce a Bassano del Grappa, dove ancora oggi vive e lavora. Si approccia all’arte come autodidatta. Ha partecipato a numerosi concorsi e mostre collettive. Nell’ultimo anno ricordiamo: la mostra personale tenutasi presso la galleria “A. Zamperin” di Bassano del Grappa tra il febbraio e il marzo 2010. La partecipazione al Premio Internazionale Italia 2010 presso Villa Gualino a Torino. In-differenze, mostra collettiva, presso il centro espositivo “Vista” di Roma. Love Art 2, mostra collettiva presso la Villa Orsini di Scorzè (Ve). E OttobrArte Capri presso il museo “I. Cerio”. Nel 2011 ha già al suo attivo la mostra collettiva abOVO presso il Castel dell’Ovo di Napoli. contatti: www.carloinglese.com

17


R

Recensioni

NICOLA SCIOTTO

La forza espressiva del mare

Luce nella tempesta

di Teresa Francesca Giffone

Una forte carica espressiva è presente nelle tele di Nicola Sciotto, artista autodidatta che prende spunto dalle tante esperienze e dai tanti percorsi intrapresi per creare delle tele intense. Elemento molto importante nella pittura di Sciotto è l’acqua, tema della vita per eccellenza, ma per lui in particolare è sinonimo di cambiamento. Il suo mare non è solo un mare placido, in cui il nostro sguardo si può rilassare nel vedere la dolce risacca delle onde. Ma è soprattutto un mare tempestoso in cui i sentimenti ci sconvolgono facendoci trasportare dalle passioni. Il pittore nelle sue marine sceglie spesso la luce dell’alba o del tramonto emblemi di importanti passaggi esistenziali. Spesso è solo l’onda protagonista dei suoi quadri, realizzando un vero e proprio ritratto, riesce a far sprigionare tutta l’energia che trasporta con sé, infrangendosi sulla sabbia quasi bianca, mentre la candida spuma marina, ci ricorda personaggi mitici, che proprio da questo elemento sono nati. Il cielo terso e la grana spessa della tela, esaltano i vari colori usati per crearla concorrendo a realizzare un mare lucente, dal quale si può altresì percepire l’odore salmastro e rinfrancante, tipico delle località marine. Per Sciotto pensare a questa distesa infinita d’acqua diventa sinonimo di pace allo stato puro. In dipinti, quali “Evasione dell’animo” oppure “Stupendo pensiero”, il muro o l’effetto di tela squarciata rende l’interprete, ma in realtà ognuno di noi, liberi da tutto quello che ci circonda e che ci fa stare male, un male contemporaneo. In questo ultimo dipinto, altro elemento che compare, è il nudo femminile, il quale appare dal buio della tela, nascondendoci il suo volto. Un nudo tornito che quasi si nasconde dalla luce improvvisa che piomba su di lei. Le tele raffigurano anche la sua terra d’origine e tra i molti scenari, nell’opera intitolata “Milazzo” è ancora una volta l’onda a essere in primissimo piano, facendoci scorgere l’altra sponda, intesa come meta. Nel complesso una pennellata sciolta e libera che concorre a creare tele dal gusto naif ed attente alla tradizione. BIOGRAFIA D’origine siciliana, Nicola Sciotto nasce in Svizzera, a Montreaux, città situata su una baia sul lago di Lemano. Attualmente vive e lavora a Padova, dove coltiva la sua passione per la pittura e l’arte. Ha partecipato alle seguenti mostre collettive: l’Arte contro l’omofobia presso la Galleria Civica Sciortino di Monreale (Pa); l’Arte Sacra Nazionale Contemporanea a Ristretta (Me); Open Art 2011 presso le Sale del Bramante di Roma; collettiva Liberart presso la Galleria d’Arte IT’S MY a Milano. Dott.ssa Teresa Francesca Giffone tf_giffone@hotmail.it

Evasione dell’animo

info

CONTATTI: nicolasciotto@alice.it www.equilibriarte.org/nicolasciotto

Splendore di un’onda


protagonisti dell’arte contemporanea

La forza espressiva del mare

p

Il silenzio di un’alba

Profumo di tramonto

R

Milazzo

19

Stupendo pensiero


E

Emergenti

SILVIA GARZONOTTI Il mistero dei volti

di Enzo Santese

Per esprimere la propria tensione creativa, Silvia Garzonotti ricorre anche all’uso della fotografia e del computer, ma assegna alla pittura una centralità che parte dal disegno per trovare nel rapporto fra luce e ombra il momento generatore dell’evento e il luogo, in cui la fisicità del tratto si fa limite di penetrazione dentro l’essenza di spiritualità. In questo caso la matita è un mezzo straordinario di scrittura di sentimenti e umori che talvolta sfuggono anche alla percezione di chi li prova; l’immagine che focalizza solitamente volti “ad occhi chiusi” richiama l’idea di una maschera, involucro della realtà, che è necessario infrangere per andare oltre, per sondare, come dice l’artista, “il mondo misterioso dell’anima”. L’urgenza di racconto muove da uno scandaglio interiore, con cui Silvia Garzonotti va a prelevare i moti più segreti della sua sensibilità per travasarli sulla superficie pittorica che, in tal modo, diventa il piano di registrazione di battiti d’emozione lasciati liberi di materializzarsi nelle articolazioni figurali dell’opera. Il volto attiva un meccanismo di comunicazione intensa tra l’autrice e la propria dimensione più segreta, lasciata trapelare per allusione da un’espressione sospesa tra l’urgenza di intimità e quella di relazione con ipotetici interlocutori, capaci di impostare sul silenzio un sistema di colloquialità fatta di vibrazioni, accenni, sfumature fisionomiche: parvenze ieratiche, collocate in una temperie di immobilità dove i ritmi della contemporaneità sono momentaneamente interrotti per consentire l’intercettazione di un respiro, indicatore del grado di partecipazione dell’autrice all’attualità.

info

Silvia Garzonotti nasce a Minucciano (LU), da giovanissima si trasferisce prima a Livorno e poi a Roma, dove completa la sua formazione scolastica, per poi trasferirsi, con la famiglia alla Spezia, dove tutt’ora vive e lavora. Disegnare è sempre stato per lei un gesto spontaneo con particolare interesse per il ritratto e alla copia dal vero. Già sposata e con una figlia, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Carrara, diplomandosi con il massimo dei voti con una tesi sul ritratto. Info.: Galleria Il Levriero | L.go Grisogono 30, Grado (GO) cell. +39 3384589095 | www.galleriaillevriero.com Galleria 44 |Via della Rocca 4/i, Torino tel. +39 011 8123629 | www.galleria44.com

Biografia essenziale Vincitrice “Premio Arte 2003” ed. Mondadori con esposizione al Palazzo della Permanente a Milano. 2010: espone “Frammenti” al CAMeC, Centro Arte Moderna e Contemporanea della Spezia; 2009: con “Rimbalzi del tempo nel viaggio per Itaca” espone, al Centro S. Allende (SP), la mostra viene presentata da Marzia Ratti Direttore Istituzione Servizi Culturali Comune della Spezia; 2007: partecipazione a “Hombelico”, mostra collettiva organizzata presso Palazzina delle Arti (Sp) e partecipazione alla “Settimana dell’Arte” presso IGV Club S. Giusta loc. Castiadas Sardegna; 2006: espone, nella collettiva “Frames” presso lo Spazio E. Pifferi Editore, Como e partecipa all’iniziativa organizzata dalla Galleria d’Arte 18, di Bologna “Artearredo ‘06”; 2005: mostra personale “Io sono Cuba” organizzata presso il Centro S. Allende - La Spezia. Mostra personale a cura di Enzo Santese, organizzata presso la Galleria d’Arte “Il Levriero”, Grado (GO); 2004: partecipazione alla collettiva “Visioni Parallele” a Palazzo Arese Borromeo, Cesano Maderno (MI) ed a “Tremend’art”, per Don Mazzi, collettiva presso il Palazzo della Ragione a Milano. Alcune opere sono entrate a far parte delle collezioni del Museo d’Arte Moderna di Monsummano Terme (PT) e delle collezioni del CAMeC , Centro d’Arte Moderna e Contemporanea, della Spezia.



M

GIULIANA COBALCHINI

Mostre

Il ritmo del bianco e del nero

Libertà violata

di Mara Campaner

Giuliana lavora nell’ambito della pittura con l’impiego del bianco e del nero quale timbro cromatico capace di connotare l’opera di un proprio carattere. Nelle sue opere emerge l’espressività sussurrata di una intelligenza introversa, ma nobilmente espressiva nei giochi ritmici con cui traduce il suo impulso creativo. Il suo modo di stendere il colore definisce strutture armoniose, sottintendendo tensioni e rielaborazioni di un pensiero problematico. I fili o farfalle protagonisti delle sue opere, sono delle presenze eleganti e suadenti. Applica all’interno della tela una lezione sulla luce molto ben appresa dove non compare la necessità di focalizzare le sorgenti luminose nella composizione, partecipando al gioco di luci e ombre che provengono da un altrove illuminato. La rappresentazione della luce e dell’ombra è elevata a protagonista e diviene elemento focale della sua pittura. Giuliana compie una scelta non facile, perseguita con ardore insolito, mirando a una resa visiva di grande forza suggestiva. La difficile conoscibilità del reale è per lei elemento compositivo ineludibile per raccontare la sua visione del mondo, e per stabilire l’armonia e l’equilibrio della forma e dei volumi. Interessanti nelle sue tele sono il gioco delle apparenze e delle illusioni negli spazi, che costruisce attorno alle sue immagini e rientrano nelle dimensioni dell’irrealtà. Le linee all’interno delle tele compiono una traiettoria che tende all’infinito. L’articolazione degli argomenti visivi gioca una grande trama segnica complessa e strutturata per attuare equilibri e riscontri volumetrici. L’artista sarà presente ad Arte Pordenone dal 26 al 28 marzo con la galleria Arte Dania. Tutto il mese di aprile le opere dell’artista saranno esposte alla locanda Avogaria di Venezia.

info

Primavera (in bianco e nero)

Giuliana Cobalchini v. Macello39/2 35013 Cittadella PD Tel. 3287343163 www.giulianacobalchini.it

Personale dell’artista alla GALLERIA ARTE DANIA

Dal 26 al 28 Marzo 2011


protagonisti dell’arte contemporanea

Il ritmo del bianco e del nero

Nido

p

Dea delle farfalle

M

Verso la libertĂ

23

D.E.A.


R

REDAZIONALE

La Safac e il gelato artigianale In questo 2011 particolarmente diffi-

cile per l’economia italiana e mondiale esistono per fortuna anche aziende che non soffrono. Una di queste è certamente la SAFAC di Alte di Montecchio Maggiore (Vicenza), un’azienda che opera da anni nel settore delle attrezzature per gelateria, pasticceria e ristorazione e che in questi mesi si sta dimostrando particolarmente vivace e attiva. In questa sede approfondiamo uno dei settori nei quali opera la Safac: la produzione di gelato, tema che ci sembra particolarmente adatto alla stagione estiva che sta per cominciare. L’azienda di Montecchio infatti è l’alleato ideale per chi si dedica alla produzione di gelato: è sempre vicina sia al gelatiere che decida di iniziare l’attività ex novo sia a quello che intenda rinnovare un progetto non più confacente al mutare dei tempi, delle normative e dei... gusti dei clienti. Naturalmente Safac sa che la “qualità” del prodotto è fondamentale: la ricetta base va personalizzata e gli ingredienti bilanciati a seconda del tipo di gusto, che deve essere dato da prodotti naturali di sicura provenienza e puntando sulla stagionalità. In poche parole, è impossibile ottenere un gelato davvero buono partendo da un’unica base per tutti i gusti e cambiando il sapore semplicemente aggiungendo una piccola quantità di frutta, di aromi, cioccolata o altro: per realizzare un gelato artigianale di alta qualità occorre lavorare ogni gusto in modo diverso. Per fare ciò il gelatiere ha a disposizione una macchina adeguata che risponde al nome di Trittico Bravo Executive: una macchina che pastorizza e manteca ricetta su ricetta e che oltre a creare un gelato di alta qualità produce anche monoporzioni, semifreddi, granita alla siciliana, creme, cioccolatini ed altro ancora… Safac progetta e realizza l’intero laboratorio, consigliando le attrezzature più idonee ad operare in velocità, precisione e qualità.

Non solo, oltre ad occuparsi della lavorazione è vicino al cliente anche nella scelta del banco vendita, che oltre al rispondere ad esigenze estetiche deve avere particolari caratteristiche, come spiega il responsabile tecnico dell’azienda Sig. Massimo Piazza: doppia ventilazione, sbrinamento ad inversione di ciclo, compressori trifase possibilmente semiermetici remoti, temperatura differenziata e reversibile per poter variare l’esposizione dei prodotti in vasca durante le varie stagioni, visione ottimale dei prodotti esposti. Il Sig. Giovanni Satanassi della Safac specifica che la gelateria deve avere un’immagine fresca, colori coordinati, riuscire a trasmettere al cliente la cosa più importante, l’artigianalità: una genuinità priva di grassi idrogenati, additivi e coloranti, un gelato asciutto, cremoso, consistente di ottima struttura, stabile in vetrina e naturalmente con gusti decisi e squisiti. In questa stagione 2010/2011, oltre alle nuove gelaterie MILLEUNANOTTE di Caldogno (VI), GOLOSI E CONTENTI di Vicenza, MORBIDI PIACERI di Cadoneghe (PD), RIALTO di Selvazzano Dentro (PD), gelateria SOTTOSOPRA di Carmignano di Brenta (PD), gelateria BLU ICE di Rovigo, ROSAPANNA di Rosolina (RO), si ringraziano anche la gelateria IL GELATAIO di Vicenza, PICCOLE VOGLIE di Torri di Quartesolo, ISALBERTI di Cerea (VR), gelateria CAPO NORD di Legnago (VR), CHOCOLAT di Colognola ai Colli VR), gelateria ZERO NOVE di Albaredo d’Adige (VR), MONDOGELATO di

Lonigo (VI), gelateria BELLINI di San Giovanni Lupatoto (VR), IL GABBIANO di S.Bonifacio (VR) per la fiducia accordata, acquistando un Trittico Bravo e promuovendo detto sistema. La Safac si preoccupa anche della formazione, istituendo corsi di gelateria e pasticceria gratuiti: in questa stagione, come di consueto, sono in programma incontri mensili, nonchè il tradizionale corso di pasticceria a Settembre e corso di gelateria ad Ottobre, dove, normalmente, c’è la partecipazione di un centinaio di gelatieri di Vicenza, Verona e Padova. Sono in programma per la primavera, le aperture delle nuove gelaterie: GELATERIA YOGURTERIA ELEFANTINO - Sandrigo (VI), GELATERIA CREMERIA - San Fior (TV), GELATERIA CIOCCOLATERIA PARADICE - Garda (VR), GELATERIA CIOCCOLATERIA BRUNORI - Besenello (TN), GELATERIA CIOCCOLATERIA DULCIS - Lonigo (VI), CREMAGELATO - Este (PD), LA FONTE DEL GELATO - Camposampietro (PD), CAFFE’ GELATERIA BAR BORSA - Cittadella (PD), GELATERIA CIOCCOLATERIA ZANETTI - Tombolo (PD), GELATERIA TAKE AWAY - Monselice (PD), che fin d’ora ringraziamo per la fiducia accordata. Quindi SAFAC è un’azienda completa, che si distingue anche per la cordialità del suo staff: Mariarosa, Mara, Franco, Simone, Massimo e Giovanni.



R

MIRELLA RAGANATO (RAMI)

Recensioni

La forza del colore

di Teresa Francesca Giffone

La mia Italia!

Il gusto del colore e della decorazione costituiscono la peculiarità della ricerca estetica di Mirella Raganato, in arte Rami. L’artista salentina arricchisce le opere con le sue competenze accademiche componendo le tele con richiami mitologici, simbolisti ed iconografici. Gran parte dei suoi dipinti si riempiono di donne riflessive ed eteree, che si fanno quasi cullare da pensieri dolci e da amare considerazioni. In quadri come “Anima” possiamo notare accanto alla protagonista, una voluttuosa donna dai boccoli rosso rubino apparentemente sopita e avvinta dai rovi, un elegante pavone che si innalza nel cielo. Animale questo che è presente in particolare nella simbologia cristiana, dove diventa vessillo dell’immortalità, quindi la persistenza dell’anima anche dopo la morte. L’atmosfera cambia diventando più distesa in “Soffio”, opera dolce e sognante, che ci fa sperare nell’arrivo della tanta sospirata primavera. Un nuovo cambio di tematica, accompagnato anche da un cambio di tecnica è la tela intitolata “La mia Italia”, tema, questo, che non poteva essere più attuale. Ma come si evince dal titolo è l’Italia della pittrice, decisa ad immortalare il rapporto magico tra madre e figlia. Sceglie un formato insolito e un punto di vista altrettanto particolare inserendo le due figure contro uno sfondo verde scuro. Le protagoniste parlano un linguaggio dolce e complice, fatto di un silenzio fecondo. Rami per la madre si trasforma e trasferisce le sue emozioni dedicandole tenere poesie. Come in altre tele, il contrasto cromatico rende ancora di

più l’emozione che le lega, accomunate nell’uso di un foulard rosso vivo con le medesime decorazioni, usato a vezzo di turbante. Quello indossato dalla figura più matura, viene accostato alla maglietta bianco latte della protagonista più giovane creando un meraviglioso contrasto cromatico. Rami è una pittrice dai raffinati tocchi di colore, che lega ed armonizza con sapienza vari temi ed esperienze artistiche, dalle icone sacre, passando per il trompe l’oeil fino al disegno. BIOGRAFIA: Mirella Raganato è laureata in Lingue e Letterature Straniere, lavora come docente. Presto affascinata dalla pittura ne studia da autodidatta anche le tecniche tradizionali. Vive e lavora a Montesano Salentino con la famiglia. Ha partecipato alle seguenti mostre: nel 2008 partecipa alla XXII Mostra d’Antiquariato, presso il Castello di Copertino (Le); nel 2009 partecipa alla mostra di icone Lo sguardo dal Cielo svoltasi a Taurisano; nel 2010 partecipa alla mostra di Icone Parola a parola sempre a Taurisano, ed alla mostra Sulla scia dell’anima a Borgo Cardigliano- Specchia (Le); tra dicembre 2010 e gennaio 2011 a Taurisano partecipa alle mostre Pietre di Scarto e alla IV edizione di Arte Sacra.

info CONTATTI: www.webartgallery.it/mirellaraganato/


la forza del colore

MAMMA

Per una volta … guardami!

Ciao mamma Racchiuso qui Il mio amore Per te

Notti … giorni Ore … minuti Seduta qui Accovacciata Cerco di scaldarmi La gonna lunga Attorcigliata Avvinghiata alle mie gambe Le mani avvizzite Incappucciate da guanti sporchi Un fazzoletto colorato Fiori sbiaditi Sul mio giovane volto stanco

Aspetto Il tuo sorriso Intristito dagli anni Spento dal dolore Aspetto Uno sguardo I tuoi occhi Quella luce Dolce Severa Aspetto I ricordi Li inseguo Li metto in ordine Ti amo Come figlia Ti amo Come madre Anima

Miei sono I tuoi dolori Mie sono Le tue ansie Mi stai abbandonando Non voglio Non puoi andare Stai morendo Sto morendo Sono impotente Piango Raccogliere le lacrime Se potessero salvarti Piangerei all’infinito 31/05/2010

Soffio

P

Giorni lunghi Notti silenziose Guardo davanti a me Il mio pensiero vola Via … Lontano … Corre tra le vie polverose Di un paese frantumato Corre tra i fiumi Corre tra gli alberi Cerca riparo In una casa che non c’è più Un brivido lungo la schiena Mi stringo in un abbraccio solitario I miei occhi si posano Scrutano il tuo volto … Passante frettoloso Gli occhi ingrigiti Il cuore spento Le gambe frenetiche Il sorriso confezionato Ho imparato a conoscere la tua età Ho imparato a conoscere il tuo ceto Ho imparato a leggere nel tuo cuore Dalle scarpe che porti Di tanto in tanto Scopro una monetina in più Nel mio cappello Ti guardo … Accenno un sorriso Non corrisposto Accenno un augurio Non accolto Accenno … Ti guardo … Ma per una volta Solo Per una volta… Guardami! 22 dicembre 2010

27


R

Ricerche

NINO NINOTTI

Sensualità e melanconia …Nino Ninotti si muove nell’ambito di una cultura pittorica sostanzialmente francese, che va da Delacroix al postimpressionismo degli artisti di Montmartre, con una forte tensione antiaccademica (che prediligeva la luce e le ombre); come uno scrittore del romanticismo ottocentesco italiano, che prima di svelare la realtà nuda e cruda, gira intorno alle cose e ai fatti, nell’intento di prepararci psicologicamente agli eventi. La spiccata sensualità espressiva di questo artista e il suo temperamento si manifestano anche nell’uso dei colori mai accesi, mai volgari, che contribuiscono alle sue tipiche fantasticazioni narrative, dove Apocalisse e quotidiano entrano continuamente in rotta di collisione. Questo artista avverte nelle figure di donna e nelle cose che le circondano una ricchezza tale di gamme, di passaggi del tono, che il tessuto della sua pittura ne acquista una varietà sempre nuova, restando armonicamente fuso nella giustezza spontanea dei rapporti. Quella di Nino Ninotti è una figurazione nuova, che si adatta magnificamente alle vicende del nostro tempo, ad una società egoistica ed egocentrica, che non ha tempo di fermarsi ad osservare le cose degli altri. Questa pittura indaga nel profondo dell’animo umano, per coglierne gli aspetti più nascosti, le paure e le ansie, per riportarle sulla tela. Eraldo Di Vita

La bauta bianca

…Ninotti giocando molto sugli accostamenti dei colori dà risalto ad un mondo femminile fatto di fragilità. Nelle opere di questo artista viviamo una interpretazione sulla solitudine e di una ferita interiore indelebile. Il colore è un elemento fortissimo nell’artista Nino Ninotti, è il punto di connessione tra la sua pittura figurativa trattata con tecniche tradizionali e il forte contenuto simbolico dei suoi soggetti. L’arte di questo artista è infatti una pittura di contenuti e il suo significato va ricercato non nell’apparenza della raffigurazione ma nelle tematiche. Un racconto velato perché l’occhio subito intuisce che gli elementi sulla tela non sono casuali, ma ritornano, s’inseguono e nella loro ricorrenza assumono un significato che naturalmente per l’artista si sublima ricordando. Raffaele De Salvatore

info

Contatti: studioninottivenerus@gmail.com http://ninoninotti.webartgallery.it Ombre della sera


protagonisti dell’arte contemporanea

la sensualitĂ del colore il colore della melanconia

Simbiosi

Fiore delll’inverno

29

Gabbianelle in volo

Il vecchio albero


R

28. CRITICO TERESA FRANCESCA GIFFONE

Recensioni

Obama’s dream

Disobbedienza

PIETRO DI LECCE Bane Pop

di Teresa Francesca Giffone

Le opere di Pietro Di Lecce sono ricche di richiami Pop. Artisti del calibro di Andy Warhol e Roy Lichtestein sono stati la necessaria base per le sue estrose creazioni. Chiaramente lo scopo di questi grandi interpreti era diverso dal messaggio che l’artista vuole trasmetterci, infatti, usando immagini popolari questi diventano per il pittore metafora della nostra società. Dalla politica, ai personaggi celebri troviamo una galleria di immagini che riflettono la cronaca e il costume, non solo nazionale. Per esempio Barak Obama, minacciato dall’attacco di uno squalo, oppure l’attrice che è l’incarnazione del mito pop per eccellenza, Marilyn, che inveisce contro colui che è stato tra i suoi più grandi estimatori. Trovano addirittura posto i membri della famiglia reale inglese, ritratti in una feroce satira, che diventa eloquente accusa. Immagini incisive e ricche di cenni pungenti e giudizi al vetriolo, ma che in realtà potrebbero riflettere un sentimento comune a molti. Come nella migliore tradizione fumettistica le composizioni si riempiono di rumori, parole e flash, che contribuiscono a farci entrare nel vivo dell’azione e della storia che Di Lecce ci sta raccontando. Possiamo ancora vedere come usa, in maniera esplicita e senza censure, simboli e iconografie che creano disagio ideologico, mettendo sotto la lente d’ingrandimento vizi e imperfezioni di un mondo, anche religioso, alla fine governato solo da uomini. I simboli del consumismo prendono forma grazie ai personaggi scaturiti dalla fantasia, ma entrati prepotentemente nel mondo capitalista, diventando delle imprese milionarie, quando il loro primario scopo era solo quello di intrattenere. Sotto il profilo strettamente esecutivo, le figure sono composte da ampie campiture piatte e i pochi chiaroscuri usati donano al tutto un effetto plastico. Tra le tecniche usate da Di Lecce troviamo anche la serigrafia, tecnica incisoria di grande pregio, che amplifica le palette di colore da lui usate. Anche il supporto varia e la tela viene talvolta sostituita dal legno. Nel complesso troviamo un artista capace di piegare la tecnica al suo scopo, le tematiche affrontate sono trattate in modo crudo e diretto, facendo scuotere le coscienze. CURRICULUM ARTISTICO Nel 2010 ha partecipato alle seguenti mostre: collettiva City Play Space presso lo spazio Immaginecolore di Sanremo; la collettiva Artisti per la Solidarietà presso la Chiesa di Sant’Apollonia a Salerno; collettiva al Milionhouse Mobili & Design di Salerno; doppia personale al Fuori Salone di Millano. Ha altresì curato le seguenti collettive: Apocalisse! La religione nel 2010 e la collettiva Forma di espressione entrambe a Milano.

info pietrodilecce@yahoo.it www.equilibriarte.org/pietrodilecce Fucking art

L’oro del Vaticano

Another facking Marilyn

E Goodbye England


31


R

Recensioni

MOTTA PIERO Materia e Passione

di Roberto Ronca

….la passione con la quale lavora la materia traspare dalle espressioni corporee delle sue figure antropomorfe, alle quali sa imprimere disperazione, drammaticità, conflitto interiore ma anche ironia, leggerezza, umanità e amore. Le sue mani sanno creare immagini da elementi che, apparentemente privi di vita, prendono forme che non ci si aspetta. Nelle sue storie Motta gioca su simbologie e metafore che toccano tanti temi, ma che si concentrano nell’elemento fondamentale della sua poetica: l’uomo e la sua materia. Ha un potere generatore così forte che anche l’ironia diventa messaggio pregnante. Le forme armoniche tondeggianti lasciano lo spettatore esterrefatto davanti a tanta creatività che si domanda come sia possibile che qualcuno sappia vedere negli oggetti forme che prima non c’erano, quasi fossero sempre state lì, e che solo sotto il suo sguardo ingegnoso siano potute venire alla luce…..’ ( R.Ronca) 1. ‘Donna tenaglia’ vecchi attrezzi, impasti cementizi, patinatura 2. ‘Vele’ vecchi attrezzi usurati, saldatura 3. ‘La donna col visone’ acciaio, legno, ottone, vinile, visone. Nella foto da destra Motta Piero, JP Ottina

2.

E 3.

1.

info www.mottapiero.it


33


E

Emergenti

FORMISANO

L’arte di Formisano nasce da un incessante viaggiare e poetare, prendendo forma attraverso sperimentazioni di molteplici tecniche e materiali che fanno di lui un artista completo, capace di colorare parole e far parlare colori. Profonde le radici con la sua terra, forte l’impegno verso le tematiche civili, salda la memoria delle esperienze e degli eventi che hanno segnato la sua esistenza, ancora in divenire. Francesca Giovanelli Formisano collabora con Gestalt Gallery, Pietrasanta (LU), dove ad agosto 2011 produrrà la sua settima mostra personale. Formisano vive e lavora tra Polo Sud e Polo Nord.

E info

www.gestaltgallery.it www.vittorioformisano.it Formisano è nato nel 1972 a Torre del Greco (Na). Ha studiato Scienze Naturali a Napoli e Filosofia a Genova, dipinge dal 1999. Contemporaneamente intraprende la strada della poesia-spettacolo, con azioni poetiche realizzate su tutto il territorio nazionale. La poliedrica ricerca nella quale si muove è legata al ruolo civile dell’arte. Personali: 2004 chiesa della SS Annunziata, Altare (Sv); 2005 “Molteplice” galleria Monogramma, Roma, testo di Valerio P.Cremolini; 2008 “Profeta in Patria” Rialtosantambrogio, Roma a cura di Francesco Dobrovich; 2008 “Profeta in Patria” foyer teatro Palladium, Roma, testo Pietro Capra; 2009 “Totem” galleria Monogranna, Roma, cura di Rosanna Fumai; 2009 “Studio NumeroZero” galleria Gestalt, Pietrasanta (Lu), testo di Rosanna Fumai. Ha pubblicato quattro raccolte di poesia e curato scenografie per spettacoli teatrali.


ARTISTI EMERGENTI

protagonisti dell’arte contemporanea

P

Pablo Picasso, “Guernica”, part.

35


R

Recensioni di Arte&Gusto

LOCANDA CENTRALE Tempura di carciofi e bacalà

Loretta Urani è una donna ecclettica. Viaggia, dipinge, scrive e canta. Tra le pareti del ristorante ci sono i suoi quadri, nelle tavole ognuno ha un segnaposto diverso, come differenti sono i bicchieri. Una donna piena di risorse, una cuoca, una mamma. Ed è proprio il figlio Stefano ad aiutarla nel ristorante. Accoglie i clienti in sala, suggerisce piatti e vini. E i numerosi ospiti stranieri non lo trovano impreparato, parla perfettamente inglese e tedesco. Ai fornelli Loretta propone una cucina che è un giusto mix fra tradizione e creatività. Nel menu il bacalà non manca mai. Non a caso la Locanda Centrale è tra i ristoranti della Venerabile Confraternita del Bacalà. Oltre alla tipica ricetta vicentina, il bacalà accompagna risotti, bigoli e gnocchi. O viene proposto in tempura, al carpaccio e mantecato con cialde di polenta. Ma non solo bacalà. Ogni stagione ha i suoi piatti e Loretta ama ricordarlo. Nella locanda si propongono serate a tema: spagnolo, messicano, tirolese. E una volta all’anno si ripete con successo la cena di cacao. Un ingrediente che tradisce il vero amore di Loretta: i dolci. Il dessert è la madeleine che risveglia il ricordo di una cena. E non si cancelleranno dalla vostra memoria il parfait di liquirizia o il tortino al cioccolato con cuore di cioccolato bianco. TEMPURA DI CARCIOFI E BACALÀ Ingredienti per 4 persone 200 gr di bacalà già dissalato e a cubetti 4 cuori di carciofo olio di semi per friggere Per la tempura 250 g farina bianca 250 g farina di riso 3 dl di acqua gassata qualche cubetto di ghiaccio sale Per la salsa 200 g di panna acida 1 spicchio di aglio prezzemolo, erba cipollina, sale

info Locanda Centrale Piazza Vittorio Emanuele 2 Sandrigo (Vicenza) tel. 0444 657318 chiuso: lunedì gradita la prenotazione

In una ciotola preparate la pastella per la tempura mescolando le due farine e un pizzico di sale con l’acqua gassata ben fredda e qualche cubetto di ghiaccio. Mescolate fino a ottenere una consistenza cremosa. Togliere i cubetti di ghiaccio rimasti. Sbollentate i cuori di carciofo e tagliateli in 4 spicchi ciascuno. Infilzate gli spicchi di carciofi in stecchini di legno lunghi circa 20 cm, alternandoli con i cubetti di bacalà. Immergete gli spiedini così ottenuti nella pastella e friggete in abbondante olio bollente. Per la salsa: aromatizzate la panna acida con l’aglio schiacciato, del prezzemolo, dell’erba cipollina tritati e un pizzico di sale. Serviti gli spiedini in tempura accompagnati con la salsa di panna acida.


S TO RIE ni Loretta Ura (48 anni) a Stefano Cost (27 anni)

BaCCaLà

Vota la nuova ricetta Sono ancora disponibili gli ultimi tavoli per la serata del 12 ottobre, con il Concorso per l'Accademia della Cucina Italiana e la Confraternita del Baccalà: 3 nuove ricette, ai voti dei commensali.

© Riproduzione riservata

Io ci sarò' - Isabella M.

a: dalle mani di Lorett usse Cannoncini alla mo di cioccolato bianco di mou su fondo a specchio

> Ristorante LoCanda CentRaLe a Sandrigo (Vicenza) in P.zza Vittorio emanuele, n° 2

 Crostatina di frutta fresca y alla crema Chantill

Bufala, Pomodoro ripieno di olive e basilico

95

0444 657318

foto di Mauro Pozzer

EIKON *****

In centro a Sandrigo, nel cuore della tradizione della blasonata specialità vicentina, la Locanda Centrale si fregia del riconoscimento della Venerabile Confraternita del Baccalà. Fra le proposte di Loretta Urani la Locanda Centrale vanta un menu "a base di Baccalà" accanto ai menu della tradizione e ai menu personalizzati per le esigenze più speciali. L'accoglienza in sala è diretta da Stefano Costa, figlio di Loretta, che si muove in un'atmosfera accogliente e molto calda, con i dipinti della stessa Loretta alle pareti. Due giardini e un'ampia area dedicata ai bambini completano la descrizione della Locanda Centrale.


RISORGIMENTO

Antonio Caregaro Negrin architetto, ingegnere, urbanista e paesaggista.

(Vicenza 1821 -1898)

a cura di Laura Leone

Palazzo Compostini

Palazzo Lampertico

Casa Muzzan

A.C. Negrin sin dall’inizio della sua carriera professionale si è interessato di architettura romantica, neo-gotica e pseudo-rinascimentale nell’area vicentina. Rievoca lo stile classico di Palladio e di Scamozzi nel pieno clima romantico, ma i maggiori interessi si estendono all’arte medievale, tanto da scoprire a Venezia il fascino dello stile gotico e lombardo. Si è distinto nell’ingegneria militare nell’area veneziana per aver realizzato costruzioni di difesa contro gli austriaci durante il periodo risorgimentale (1848). La sua brillante carriera di progettista è proseguita, dopo l’Unità d’Italia, per affrontare le nuove tematiche legate alle belle scenografie dei paesaggi, alle architetture industriali e residenziali, inseriti in un contesto urbano razionale organizzato su una precisa maglia modulare. Negrin passa così dagli ideali patriottici alle soluzioni funzionali e pratiche di una società moderna che vede nelle correnti europee le nuove soluzioni eclettiche. L’architetto vicentino si è distinto per aver proposto la città industriale inserendo soluzioni pregevoli di architettura, di ingegneria e di paesaggio dimostrando di saper coniugare bellezza compositiva e funzionalità d’uso con soluzioni innovative in stile Liberty. A.C. Negrin: patriota, architetto e ingegnere militare tra Vicenza e Venezia Negrin nasce in un contesto familiare umile e la sua prima esperienza ha luogo nell’impresa edile di famiglia. Raccoglie in un album, ora perduto, lo studio sistematico di ordini architettonici classici proposti da Serlio, Vignola, Palladio, Scamozzi e Sanmicheli e rielabora i profili

sagomati in chiave moderna. Tenace e volitivo negli studi, frequenta un corso d’istruzione tecnica, si avvia agli studi superiori e inizia con determinazione l’attività di architetto raggiungendo in breve tempo un inaspettato successo. Vicenza lo vede impegnato tra il 1941 e il 1848 nelle ristrutturazioni degli edifici privati in città e ville, dove l’ispirazione rinascimentale trionfa, come se volesse proseguire le opere palladiane e scamozziane delle quali ripete al piano terra la tecnica del bugnato e il modulo della serliana e ai piani superiori prosegue il largo impiego di lesene, paraste, finestre timpanate e arcuate. Gli ambienti interni degli edifici si presentano funzionali, ordinati secondo il rigore geometrico palladiano, e caratterizzati da pratici vani comunicanti di ampia visione scamozziana. Esempi pregevoli di restauri e ristrutturazioni in città di A.C. Negrin, durante e dopo le battaglie dei vicentini contro gli austriaci, sono individuati nei seguenti edifici: Casa Costantini in Contrà Riale (1840), Casa Marangoni (1842) a Santa Caterina, Casa Cabianca (1844), Bottega di V. Fontana (1845) in via Pescheria, Casa Gasparoni (1845) in via S. Paolo, Palazzo Compostini (1845) in piazza Duomo, Casa Bollina (1847) in via Canove, Palazzo Lampertico (1848) in Corso Palladio, Casa Muzzan (1854) in via Do Rode, ora Albergo 2 Mori e la Scena del Teatro Olimpico di Vicenza (1847). Significativo intervento di sistemazione è l’ampio scalone e le due logge sovrapposte di stile dorico e ionico del Palazzo Loschi Zilieri poste nel retro, danneggiate durante il conflitto franco-austriaco nel 1805. Questo palazzo, dalle imponenti


A.C. Negrin Architetto

Palazzo Loschi Zileri

caratteristiche classiche monumentali, ha ospitato nel 1866 il re Vittorio Emanuele II e il figlio Umberto. Adiacente all’edificio è visibile l’altra eccellente ristrutturazione interna al Palazzo Braghetto Pagello (1877) con la realizzazione di una scuderia. Su Piazza Castello si affaccia il Palazzo Piovini (arch. Pizzocaro) la cui ristrutturazione è interna, limitata al salone centrale (1890). Il Palazzo all’esterno è valorizzato dalle aiuole fiorite della piazza adiacente, spazio riqualificato da Negrin, sulla quale domina la statua di G. Garibaldi. Nel 1848 Vicenza reagisce agli austriaci guidata da forti sentimenti patriottici. Costituisce gruppi di volontari chiamati Crociati e innalza le barricate in prossimità delle vecchie mura della città per contrastare l’avanzata austriaca. L’architetto nel 1848 partecipa come patriota al Comitato di Difesa e s’impegna ad organizzare assieme ai cittadini le barricate. Durante la guerriglia scoppiata a giugno del 1848 A.C. Negrin, ferito ad una gamba, chiede ospitalità a Venezia e il Governo Provvisorio della Repubblica Veneta di Marghera invia la sua supplica al generale Antonini, Comandante la Piazza e Forti di Venezia scrivendo …“Le invio una supplica dell’Ingegnere Antonio Negrin di Vicenza; l’esposto è verità; la sua attività è zelo e meritano considerazione; pochi sono stati così attivi come questo individuo nelle fortificazioni di Vicenza; in oggi per servizio della causa è ramingo; il Governo gli deve assistenza. Io lo raccomando a Voi cittadino Generale perché Voi più d’oggi altro conoscete cosa merita quell’uomo che si dedica al Servizio abbandonando famiglia e averi. 25 giugno 1848”

Palazzo Braghetto Pagello

Colonnello Comandante di Forte Belluzzi

Palazzo Piovini, sistemazioni esterne Palazzo Piovini

39


ARCHITETTURA DEL RISORGIMENTO

A.C. Negrin Architetto-Ingegnere

Attestato di onorificenza

Progetto di quartiere operaio di Schio

La famiglia Salvi lo ospita a Venezia e il Governo gli assegna incarichi progettuali il 22 dicembre del 1848 per la difesa della città: barricate lungo il Porto di Marghera e il Fortino di Brondolo a Chioggia (VE). Coglie l’occasione di entrare nel Corpo del Genio e diventa Tenente dopo aver superato le prove progettuali di fortificazioni, di artiglieria e di strategia militare contro il nemico. Gli viene conferita la nomina di “Ufficiale del Genio” per essersi distinto con ulteriori abilità nelle strategie militari, dimostrando un forte senso patriottico. Gli verranno riconosciuti molti attestati di onorificenze per l’impegno patriottico dimostrato tra il 1848 e 1849, tra cui una Medaglia d’Oro al valor militare in data 19 novembre 1866 dalla Congregazione Municipale di Vicenza, dal Podestà Costantini e dagli Assessori Mosconi, Fogazzaro, Boschetti e Trissino. Il ritorno a Vicenza nel 1850 offre all’Architetto nuove occasioni di riproporre il suo stile classico nelle ricostruzioni degli edifici danneggiati dalla guerra. La sua committenza aristocratica gli ha però riservato altri incarichi eccellenti tra cui le realizzazioni di parchi e giardini a coronamento degli edifici. A.C. Negrin li considera spazi infiniti dove la villa diventa il punto focale della scenografia naturale e l’uomo si integra in una perfetta dimensione dinamica. Egli rinnova l’estro artistico e compositivo nelle nuove vesti di urbanista, passando gradatamente dall’idea di spazio dinamico tardo barocco alle soluzioni scenografiche di spazi chiusi e aperti suggerite dal noto architetto neoclassico Giuseppe Jappelli, proponendo effetti illusionistici e percettivi completati da parchi e giardini pittoreschi profumati. A.C.Negrin inserisce nelle sue opere architettoniche eclettiche la perfetta combinazione tra arte medievale, impreziosita da elementi decorativi d’ispirazione orientale, e arte pseudorinascimentale. L’intreccio di stili è decisamente originale, ma è il punto fondamentale di partenza di una tendenza della fine dell’Ottocento che si diffonde in Francia ( Art Nouveau) e in Italia ( Liberty).


STORIA VICENTINA

Urbanista-Paesaggista A.C. Negrin: urbanista, paesaggista, architetto e ingegnere nel Nuovo Quartiere Operaio di Schio. L’Arte del Giardino e del Paesaggio sono i punti di riferimento per l’innovazione e A.C.Negrin li presenta a Torino, il 31 ottobre 1890 in occasione dell’Esposizione Nazionale, illustrando l’esperienza già fatta a Schio nel Nuovo Quartiere Operaio (1859/78). E’ Alessandro Rossi, importante imprenditore dell’industria tessile, ad accettare la nuova sperimentazione della città industriale e incarica per la stesura del progetto del Nuovo Quartiere Operaio A.C. Negrin, il quale si impegna come urbanista nella realizzazione delle strade, dei quartieri e delle infrastrutture. L’Architetto sottolinea il valore del paesaggio e così rievoca la poetica romantica del pittoresco con viali in mezzo a parchi e giardini botanici, padiglioni, serre dalle caratteristiche orientali moresche, finte grotte e torrette medievali, percorsi d’acqua, fontane e statue per far stupire lo spettatore davanti allo scenario naturale fantastico che muta piacevolmente in ogni angolo offrendo forti emozioni. A.C.Negrin è ingegnere di fabbriche tessili e utilizza materiali diversi (pietre, sassi, laterizio, ghisa) per adeguarsi alle nuove tipologie industriali, per la produzione e per la lavorazione della lana. La facciata esterna di alcuni contenitori produttivi mantengono le caratteristiche neoclassiche vicentine, altri confermano i volumi industriali geometrici, privi di ogni decorativismo. E’ interessante la facciata del Lanificio Rossi arricchito da dieci bassorilievi che rappresentano i simboli dell’attività dell’imprenditore: pecore merinos, merci, navi a vapore, caducei e un medaglione con l’immagine dell’Agnus Dei in memoria della corporazione medievale dell’Arte della Lana. A.C.Negrin si impegna come costruttore di “..case economiche e non operaie..”, di tipologie diverse, dall’aspetto piacevole e circondate dal verde, al contrario degli esempi inglesi e francesi che richiamano lo stile coloniale.

Il Nuovo Quartiere è dotato di Asilo d’Infanzia (1872) composto da aule scolastiche, sala riunioni e refettorio al piano terra. I locali adibiti a servizi compreso la lavanderia e dispensa- cucina si trovano nel piano interrato. Altri spazi destinati ad aule e abitazione per il maestro vengono inseriti al primo piano e all’esterno gli ampi spazi verdi sono destinati a giardini e giochi ginnici per l’infanzia. Il tutto è integrato nel quartiere residenziale- produttivo perché garantisce l’autonomia e la funzionalità dalla città. L’area urbana industriale francese più volte citata daA.C. Negrin è Muhlhouse (1835). Il sindaco Koechlin di questa città approva la progettazione destinata alla realizzazione di nuclei di abitazioni operaie per incrementare la forzalavoro delle industrie. La tipologia abitativa è seriale con notevole densità abitativa. Altra precedente esperienza si sviluppa in Inghilterra nel 1820 con gli impianti tessili di cotone nella contea di Lanarh, dove l’incremento demografico operaio ha richiesto più attenzione nella progettazione edilizia e nella funzionalità del sistema. Robert Owen, utopista, sviluppa l’idea del “villaggio operaio” autonomo rispetto alla città, concentra le sue attenzioni sul miglioramento delle condizioni economiche e sociali degli operai, potenzia i servizi pubblici per l’ambiente e propone le regole di “..convivenza ideale..”. Alla fine dell’Ottocento si aprono nuovi orizzonti per queste idee che vedono la tipologia della città industriale subordinata alle leggi geometriche e ai paesaggi fantastici, tanto da concepirla ideale, una sorta d’intreccio tra le utopie socialiste e il movimento delle città-giardino, secondo l’idea di Owen, Cabet e Fourier. A.C. Negrin applica queste teorie con successo alle sue numerose esperienze progettuali. Egli segue le nuove tendenze e le nuove esigenze dei grandi mutamenti sociali e culturali, perché guardano ormai la società moderna, lasciando alle spalle i ricordi dei vecchi movimenti liberali e indipendentisti che hanno portato la popolazione italiana all’Unità. Laura Leone

41


www.bozzettoassicurazioni.it


Vi aspettiamo per assaggiare le nostre specialitĂ e le numerose serate a tema organizzate per la stagione autunnale Per informazioni e prenotazioni: 0445 534016



COVOLO BATTISTA

snc

Da 50 anni specializzati nelle recinzioni professionali

Via Fornaci, 18 (Ang. via Silvio Pellico) - 36040 Torri di Quartesolo, Loc. Lerino (VI) Tel. 0444 58.00.06 - Fax 0444 58.16.45 - info@covolo.it

www.covolo.it


I professionisti dell’udito w w w . e l e t t r o s o n o r. i t

chiama e prenota un appuntamento VICENZA  0444 911244 Str. Cà Balbi, 320 - Bertesinella MONTECCHIO MAGGIORE (VI)  0444 499913 Largo Vittorio Boschetti, 17 SANTORSO (VI)  0445 540678 Via Ognibene dei Bonisolo, 29 BASSANO DEL GRAPPA (VI)  0424 529034 Via Scalabrini, 47 RUBANO (PD)  049 635600 Via Antonio Rossi, 24


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.