Tecnogramma 22 (giugno 2011): Una ventata d'aria fresca

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Periodico Tecnogramma - Sped. in A.P. 70% - DCB Bolzano - N° 2/2004 Autoriz. Dir. Prov. BZ N° 3399/R4 Registrato tribunale di Bolzano N° 1/91RST Direttore responsabile: E. Krumm - Direttore: W. Reisigl, Cas. post. N. 20 S. Leonardo

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tecnogramma GIUGNO 2011

Una ventata d'aria fresca Perché le case di oggi hanno bisogno della ventilazione

ACUSTICA PER IMMAGINI

DENTRO IL VETRO

BANCHI DI PROVA

Fotografare il rumore su pareti e finestre

Il futuro della canalina si chiama "distanziatore polimerico"

I vantaggi di testare i serramenti in azienda


Editoriale Una ventata d'aria fresca La crisi in Nord Africa e il conseguente aumento del prezzo del petrolio e del gas, i dubbi sul nucleare, la nascita di parchi eolici e fotovoltaici sui crinali delle nostre colline e nelle campagne di tutto il paese non fanno altro che rafforzare il concetto tante volte espresso dal direttore dell'Agenzia CasaClima Norbert Lantschner: l'energia più pulita e più economica è quella che non si consuma. L'Unione Europea ha fatto propria questa convinzione, al punto da emanare una direttiva che prevede che dal 2021 gli edifici di nuova costruzione dovranno avere un consumo energetico pressoché nullo. Grazie ai contributi per il risanamento energetico e soprattutto al fatto che le abitazioni che oggi hanno più mercato sono quelle costruite secondo i vari standard "clima", anche nel nostro paese l'edilizia ha imboccato la strada del risparmio energetico. Isolamenti di facciata sempre più importanti, serramenti iper-performanti, ponti termici ridotti al minimo e giunti di posa a tenuta quasi stagna hanno preso piede un po' ovunque. Ma il consumatore è preparato e informato sulla corretta gestione di una casa che riduce al minimo i ricambi d'aria incontrollati? E il progettista? E il serramentista? Chi si preoccupa di smaltire l'eccesso di CO2 prodotto negli ambienti e di mantenere un giusto tasso di umidità all'interno dell'abitazione? Noi crediamo che in materia ci sia ancora un po' di confusione o di cattiva informazione: le numerose lamentele su condensa e muffa da parte di chi ha cambiato i serramenti o è andato a vivere in una casa di nuova costruzione sono lì a testimoniarlo.

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L'articolo di apertura di questo numero si occupa proprio di questo; si pone come obiettivo quello di informare il lettore sulle necessità di una casa ben isolata e sulle soluzioni tecniche che le permettono di "respirare". Senza la pretesa di insegnare niente a nessuno, crediamo che un'informazione corretta possa da un lato aiutare il serramentista a prevenire possibili reclami, dall'altro a fargli intravvedere una nuova opportunità di mercato, che in Italia è appena nata. Quella della ventilazione controllata.

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Michele Bernardi, direttore editoriale


PAGINA 4

Magazine

PAGINA 6

Respirare in case che respirano

Umidità, muffa, accumulo di inquinanti: sono i problemi delle case di oggi – sempre più isolanti e isolate – se non arieggiamo. Con le finestre o con un impianto di ventilazione meccanica controllata.

La finestra chiusa che ricambia l'aria, pag. 20

Intervista a chi ha realizzato un impianto di ventilazione applicato al serramento.

PAGINA 22

A suon di colori

La rivoluzione dell'acustica per immagini: individuare i punti deboli nell'isolamento acustico di facciata.

PAGINA 28

Entrate!

I nostri clienti possono entrare virtualmente in Maico anche fuori dagli orari di ufficio. Merito della nuova piattaforma elettronica, che permette di visualizzare e gestire i propri ordini 24 ore su 24.

PAGINA 34

È questione di evoluzione

Scegliere un vetro con distanziale polimerico può significare l'evoluzione verso serramenti dalle prestazioni eccellenti. Senza fare nulla di più.

Intervista ad Andrea Vitali, pag. 40

Parla il presidente di PB Group, azienda che produce serramenti puntando sul distanziale polimerico.

PAGINA 42

Provando s'impara

Perché testare i serramenti in azienda? Per fare ricerca e sviluppo, per prepararsi alle prove ITT, per controllare a campione la produzione. Con la testimonianza di chi utilizza i banchi di prova.

«Così il banco di Maico Technology ci ha convinti», pag. 49

Intervista all'azienda che ha appena acquistato il banco di prova distribuito da Maico Technology.

PAGINA 52

La differenza si sente

L'importanza del giunto per l'isolamento acustico: in collaborazione con Envircom ecco il primo studio comparativo tra i diversi sistemi e materiali di posa.

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Sommario

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Magazine PRODOTTI

PRODOTTI

La maniglia c'è ma non si vede

Forbici sciolte, regolazione perfetta

Dorata

Nichel

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Bronzo

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Bianca per "mimetizzarsi" sui profili dello stesso colore in PVC, legno o alluminio. Ma anche dorata, nichel (effetto inox) e bronzo. Sono le nuove varianti di Tentazione di Maico, la prima maniglia a scomparsa per finestre e porte-finestre. I nuovi colori vanno ad aggiungersi al cromo lucido e al cromo satinato di questa speciale maniglia che, scomparendo nel suo alloggiamento, lascia in primo piano il design della finestra. Quando il serramento è chiuso, infatti, Tentazione resta nascosta dentro al profilo: nessuna sporgenza e pulizia delle linee. Per farla uscire basta una leggera pressione: la maniglia scatta e permette di aprire la finestra sia a battente sia a ribalta. La maniglia Tentazione – personalizzabile con il logo del serramentista – è anche facile da montare. Si fresa il profilo con una dima apposita e si avvita.

Per gli scorrevoli a ribalta è disponibile la nuova soluzione con forbici sciolte. Il vantaggio di avere due forbici nella parte superiore dell'anta consiste nella possibilità di regolare il funzionamento dello scorrevole subito dopo la posa in cantiere. È infatti sufficiente una chiave torx TX20 per regolare la pressione del meccanismo, intervenendo singolarmente su ciascuna forbice. Ciò permette maggiore precisione e un servizio migliore. Le forbici sono semplici e veloci da montare, con l'impiego della dima prevista o meno. Questa nuova forbice è stata realizzata in modo da poter essere montata senza problemi sia su profili squadrati, sia su profili arrotondati, nei materiali legno, PVC e misto alluminio-legno. Per un facile abbinamento ai colori dei carrelli, le forbici sono ordinabili nei colori standard Maico.


MAGGIORI INFORMAZIONI

ERRATA CORRIGE

Caratteristiche dei serramenti da testare Sul numero 21 di Tecnogramma (febbraio 2011), nell'articolo "Mettetevi alla prova" a pag. 35, abbiamo scritto che le prove obbligatorie ai fini della marcatura CE dei serramenti esterni sono la trasmittanza termica, la permeabilità all'aria, la resistenza degli accessori di sicurezza, la resistenza all'urto da corpo molle e pesante e, secondo alcune interpretazioni, la resistenza al carico del vento. Samuele Broglio – presidente nazionale del Gruppo Legno di Confartigianato e membro del Gruppo di Lavoro 1 UNI – ci ha segnalato che le caratteristiche obbligatorie oggi in Italia sono

le prime tre, cioè: • trasmittanza termica (DM 2 aprile 1998 e d.lgs. 192 e 311) • permeabilità all'aria (DM 2 aprile 1998) • capacità portante dei dispositivi di sicurezza (DL 626 19 settembre 1994, ora sostituito dalla legge 81; questa caratteristica è obbligatoria solo per i serramenti destinati a luoghi di lavoro, precisamente per le forbici di vasistas e anta-ribalta). A queste si aggiungono le proprietà radiative (DM 2 aprile 1998). Al momento, dunque, non sono obbligatorie né la resistenza all'urto da

PRODOTTI

Scontri invisibili Chiusa la porta, non si vede più nulla. Il nuovo scontro per porte con scrocco elettrico scompare interamente, lasciando in vista solo il legno del telaio. L'angolo è ridotto ad appena 8 mm, in questo modo la resa estetica è perfetta. Realizzato in acciaio di spessore 3 mm, questo nuovo scontro combina robustezza a facilità di montaggio, ed è disponibile sia per aria 4, sia per aria 12, per serramenti con scostamento cava 13 mm. Al fine di uniformare l'intero sistema di meccanismi di chiusura, se si sceglie la serratura gancio-punzone, non solo lo scontro centrale, ma anche gli altri due possono essere ad angolo ridotto. Questo tipo di scontro è utilizzabile sia su porte a un battente, sia a doppio battente, in questo caso senza alcun problema di spazio per il montaggio.

corpo molle e pesante né la resistenza al carico del vento. Essendo la normativa articolata e di non immediata comprensione, Broglio invita i costruttori di serramenti che hanno dubbi sul tema della marcatura CE a rivolgersi all'UNI. L'UNI è infatti l'unico ente autorizzato a formulare interpretazioni ufficiali della direttiva europea e le sue risposte possono essere utilizzate dal serramentista in caso di contestazioni. Per porre domande ai gruppi di lavoro UNI scrivere a normazione@uni.com o visitare il sito www.uni.com

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Per contattare l'agente Maico della propria zona, visitare la pagina internet www.maico.com/agenti


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Respirare in case che respirano Il primo gesto, il più naturale. Così naturale che non ci pensiamo. Ma le nostre case e i nostri stili di vita sono cambiati e allora – se è vero che passiamo l'80% del tempo in luoghi chiusi tra casa, scuola, ufficio o palestra – vale la pena porsi qualche domanda sulla qualità dell'aria che respiriamo. È buona? Arieggiamo abbastanza i locali? Se non ricambiamo l'aria noi, c'è un sistema che lo fa al posto nostro? Scopriamo che aria tira negli edifici di oggi e perché il mercato si sta orientando verso la ventilazione meccanica controllata.


Muffa nella casa nuova Incredibile. Casa ristrutturata con tanto di sostituzione delle vecchie finestre. Una "riqualificazione energetica di edificio esistente" in piena regola, coronata dagli incentivi fiscali al 55%. Eppure, a nemmeno un anno dalla conclusione dei lavori, si scopre che sul soffitto del bagno ci sono puntini neri di muffa. E, a ben guardare, da dietro l'armadio della camera da letto stanno spuntando chiazze beige, segnale di muffa al primo stadio… Purtroppo non è un caso raro. Dopo aver cambiato i vecchi infissi con serramenti isolanti e a tenuta, può accadere che la muffa compaia in case dove non c'era mai stata. E lo stesso problema è in agguato negli edifici nuovi. Come mai?

La causa

L

'aria interna è più inquinata di quella esterna

Tra le pareti domestiche produciamo umidità: quando cuciniamo, quando ci laviamo, quando stendiamo il bucato. Anche quando siamo seduti senza fare nulla, semplicemente attraverso la traspirazione corporea. Pure le piante danno il loro contributo! Si tratta di un processo del tutto normale e problemi non ce n'è finché ci ricordiamo di cambiare l'aria nelle stanze. Però se non lo facciamo l'umidità si accumula. Semplificando, quando l'aria è satura di vapore acqueo e questo viene a contatto con superfici la cui temperatura è inferiore al "punto di rugiada", allora si formerà condensa. Anche se non si arriva alla condensa ma l'umidità sulla superficie permane per un certo periodo di tempo, è probabile che si svilupperà muffa. Abbiamo detto che la produzione di umidità è un fenomeno normale. Perché allora i problemi di condensa e muffa si manifestano dopo la sostituzione degli infissi? Perché oggi sì e ieri no?

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QUANTA UMIDITÀ PRODUCIAMO?

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Pianta

0,005 l/h

Persona a riposo

0,04 l/h

Persona che svolge attività quotidiane

0,09 l/h

Lavastoviglie

0,2 l per lavaggio

Lavatrice

0,3 l per lavaggio

Cucinare

0,6 l/h

Pulire i pavimenti

0,6 l/h

Fare il bagno

1,1 l

Fare la doccia

1,7 l

Una famiglia di tre persone produce indicativamente 6 litri di acqua al giorno.

Fonte: Fernlehrgang BauBiologie IBN - Institut für Baubiologie+Ökologie Neubeuern, Neubeuern (D) 2009


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Il paradosso dello spiffero La risposta è paradossale: perché ieri c'erano gli spifferi. Le vecchie finestre non isolavano bene come quelle moderne e, anche se erano chiuse, l'aria invernale secca si insinuava tra giunzioni e fessure sostituendosi a quella interna umida. Insomma, l'aria si auto-ricambiava, seppure in modo incontrollato e con la dispersione del calore interno. C'è nessunooo? Un'altra differenza rispetto al passato riguarda lo stile di vita. La società è cambiata, i nuclei familiari sono più piccoli e i membri della famiglia stanno fuori casa per la maggior parte della giornata. Le finestre, di conseguenza, rimangono chiuse.

Uffa la muffa! Vediamo nel dettaglio quali sono le conseguenze di un ricambio d'aria insufficiente. La prima l'abbiamo già individuata, la muffa. Oltre a essere antiestetici e ad avere un cattivo odore, questi piccolissimi funghi rilasciano spore che restano sospese nell'aria e che, a contatto con la pelle o respirate, possono favorire la comparsa di allergie e asma. La concentrazione di spore è uno dei parametri che vengono misurati quando si rileva la qualità dell'aria.

Le sostanze invisibili Arieggiare è importante non solo per prevenire la muffa. Nelle nostre case proliferano sostanze anche più dannose che, a differenza delle macchie scure sulle pareti, non si vedono né si percepiscono all'olfatto. Le sostanze nocive più comuni che si accumulano nei luoghi chiusi sono elencate nello specchietto a pag. 11: dalla CO2 che produciamo respirando e può causare stanchezza e mal di testa, alla formaldeide rilasciata da materiali edili e detersivi che può irritare l'apparato respiratorio e, a concentrazioni elevate, essere cancerogena.

LO SAPEVATE CHE...? • il tasso di umidità ideale all'interno degli ambienti dovrebbe essere compreso tra il 40 e il 60% • l'aria troppo umida facilita il proliferare di microrganismi (acari, batteri e muffe) con conseguenti problemi di allergie e asma, favorisce la formazione di cattivi odori e può danneggiare mobili e pareti • l'aria troppo secca causa secchezza degli occhi, delle vie respiratorie e della pelle, stanchezza, mal di testa, aumento della polvere, accumulo di cariche elettrostatiche (la classica "scossa" quando si toccano parti metalliche e tessuti sintetici o in lana) • alcuni materiali da costruzione bilanciano l'umidità dell'aria: il legno non laccato, la calce e l'argilla assorbono l'umidità quando è troppa e la rilasciano quando è poca • con il riscaldamento "radiante" (a pavimento o a parete) bastano temperature più basse per raggiungere un senso di benessere e comfort rispetto al riscaldamento "convettivo" (termosifone)


foto: Pavanello Serramenti

O

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gni due ore dovremmo cambiare completamente l'aria delle stanze

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1 Nel 2010 l'Organizzazione mondiale della sanità (WHO World Health Organization) ha pubblicato WHO guidelines for indoor air quality. Selected pollutants, ovvero "Linee guida per la qualità dell'aria indoor": oltre sessanta scienziati di tutto il mondo hanno esaminato gli inquinanti domestici più pericolosi. Il libro (solo in inglese, codice ISBN 9789289002134) può essere acquistato a 70 dollari o scaricato gratuitamente dal sito www.euro.who.int nella sezione What we publish. 2 L'Unione europea, nell'ambito delle attività del CCR (Centro Comune di Ricerca), ha recentemente finanziato il progetto Airmax per studiare la qualità dell'aria degli ambienti interni. Le misurazioni in edifici pubblici e asili infantili in diverse città europee hanno dimostrato che gli inquinanti sono più presenti al chiuso che all'aperto.

Una boccata d'aria Dunque negli spazi interni tendono ad accumularsi umidità, muffa e inquinanti. Se a questo aggiungiamo il fatto che è proprio al chiuso che trascorriamo l'80% del nostro tempo, capiamo l'importanza di arieggiare perché, come osserva il professore dell'università di Bologna Ernesto Antonini, "la fonte migliore che abbiamo di aria pulita è l'aria esterna che malgrado tutto, anche nei contesti sfavorevoli, presenta concentrazioni di inquinanti più basse perché le sostanze dannose sono diluite in un volume estremamente grande". Sia l'Organizzazione mondiale della sanità1 sia l'Unione europea2 si stanno mobilitando per analizzare la qualità dell'aria negli edifici, e in un prossimo futuro c'è da aspettarsi nuove norme contro l'inquinamento indoor, interno. Chi? Chi è responsabile della qualità dell'aria in un edificio, chi lo progetta o chi lo abita? Dipende, esistono errori di costruzione ed errori di utilizzo. Da parte sua il progettista deve prevedere impianti di aspirazione dell'aria solamente nelle cucine e nei bagni ciechi, mentre nelle stanze finestrate deve calcolare che i serramenti abbiano dimensioni tali da assicurare un ricambio completo dell'aria. È poi l'inquilino a doversi preoccupare di aprire gli infissi, come ci conferma l'ingegner Ruben Erlacher, docente, consulente e certificatore CasaClima: "Chiaramente il progettista deve garantire che la superficie vetrata sia

sufficientemente grande da permettere di aerare l'intero volume. Ma la legge non lo obbliga a prevedere una ventilazione meccanica. È responsabilità dell'inquilino aprire le finestre più volte al giorno perché la qualità dell'aria sia buona".


SOSTANZE NOCIVE CHE SI ACCUMULANO NEI LUOGHI CHIUSI Inquinante

Fonte

Conseguenze per la salute

Note

CO (monossido di carbonio)

Combustione incompleta di fornelli e scaldabagni a gas; camini e stufe a legna non sufficientemente ventilati

Intossicazione: emicrania, vertigine, sonnolenza, asfissia

Anche l'esposizione a basse concentrazioni di CO per lunghi periodi ("intossicazione lenta") è dannosa

CO2 (anidride carbonica)

È il prodotto della respirazione

Non è dannosa ma non è respirabile. Un eccesso di CO2 causa calo dell'attenzione, mal di testa fino a difficoltà respiratorie

Ambiente circostante

Raffreddori, influenze, malattie infettive

Formaldeide

In materiali da costruzione come colle, vernici, pitture; come battericida la formaldeide è utilizzata nei prodotti per la pulizia della casa

Radon

Gas radioattivo presente nel terreno, dal quale fuoriesce e si disperde nell'ambiente. Si accumula nei locali chiusi interrati o a contatto diretto con il terreno (per es. cantine), dove diventa pericoloso

Irritazione agli occhi e alle mucose delle vie respiratorie. La IARC (International Agency for Research on Cancer) ha classificato la formaldeide come cancerogena per l'uomo

Amianto (asbesto)

Fino agli anni Ottanta è stato utilizzato insieme al cemento nella miscela "Eternit" per la coibentazione di edifici e tetti; come materiale edile in tegole, pavimenti, tubazioni, vernici ecc.

Virus e batteri

Quanto? D'accordo arieggiare, ma quanto? Per avere qualche indicazione di massima siamo andati a spulciare la normativa: • la UNI TS 11300-1 parla di ricambio dell'aria quando non c'è un sistema meccanico di ventilazione e suggerisce un valore di 0,3 vol/h per gli edifici ad uso residenziale • la UNI EN 15251:2008 regolamenta invece la progettazione degli impianti di ventilazione e consiglia un tasso di ricircolo compreso tra 0,5 e 0,7 vol/h quando l'ambiente è occupato • la UNI 10339 rapporta il ricambio dell'aria alla funzione della stanza e

Si stima che sia la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo di sigaretta

Asbestosi, tumore al polmone

al numero di persone che la occupano, distinguendo per esempio tra un'aula scolastica, un ufficio e una palestra. Cerchiamo di capire il significato di questi numeri. Vol/h sta per "volumi ora", per cui 0,5 vuol dire che in un'ora dovrò rinnovare una quantità d'aria pari alla metà del volume della mia stanza. Il che equivale a dire che ogni due ore dovrò cambiare completamente tutta l'aria della stanza. Studi e ricerche sono arrivati alla conclusione che il ricambio minimo per avere una buona qualità dell'aria negli ambienti residenziali occupati è proprio 0,5 vol/h.

La concentrazione ottimale di CO2 nell'aria è di 700 ppm (parti per milione), il valore massimo accettabile è 1.500 ppm

Igiene e aerazione sono particolarmente importanti in luoghi affollati come uffici, scuole od ospedali

È uno degli inquinanti di interni più diffusi. L'Organizzazione mondiale della sanità ha fissato a 0,1 ppm la concentrazione massima di formaldeide in casa L'emissione di radon dal terreno è difficile da determinare a priori. Per misurare la concentrazione di radon in un locale ci si può rivolgere all'ARPA della propria regione (Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente) In Italia la legge 257 del 1992 ha vietato l'impiego dell'amianto

Come? Per arieggiare abbiamo tre possibili metodi: • ventilazione naturale • ventilazione naturale controllata • ventilazione meccanica controllata. Passiamoli in rassegna uno ad uno.

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Ventilazione naturale (o aerazione)

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Ventilazione naturale significa semplicemente aprire la finestra. In realtà l'operazione non è banale perché per raggiungere il valore desiderato di 0,5 vol/h bisogna tener conto di diversi fattori. La velocità con cui l'aria fresca esterna prende il posto di quella viziata interna dipende: • dalla tipologia di apertura della finestra, a battente oppure a ribalta • dalla stagione, perché in inverno la differenza di temperatura tra interno ed esterno velocizza il ricircolo • dalla presenza di vento, che favorisce il ricambio • da un'eventuale corrente d'aria nella stanza, che accelererebbe il ricircolo. Il disegno nella pagina a fianco mostra come il tempo di apertura della finestra vari da stagione a stagione e a seconda che ci sia o meno una corrente d'aria. L'Agenzia CasaClima consiglia di arieggiare da tre a cinque volte al giorno spalancando tutte le finestre, per un ricircolo rapido e completo.

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Buttare il risparmio dalla finestra È chiaro che effettuare ogni due ore il ricambio completo dell'aria aprendo le finestre è antieconomico perché insieme all'aria viziata esce anche l'energia con la quale l'abbiamo riscaldata in inverno o raffrescata in estate: l'aria nuova appena entrata va di nuovo riscaldata o raffrescata e i consumi energetici aumentano. E poi, siamo sinceri, quanti di noi si ricordano o hanno la possibilità di aerare i locali ogni due ore? Senza contare che con le finestre aperte possono entrare rumori, pollini, insetti. E i ladri.


Spalancare le ante e creare corrente d'aria per pochi minuti (primo disegno): è il modo più veloce per aerare. Lo si consiglia soprattutto in inverno affinché le pareti non facciano in tempo a raffreddarsi (la bassa temperatura delle pareti aumenta il rischio muffa).

Apertura a battente con corrente d'aria Inverno: 2 - 4 min. Estate: 12 - 20 min. Apertura a ribalta con corrente d'aria Inverno: 4 - 6 min. Estate: 25 - 30 min. Apertura a battente senza corrente d'aria Inverno: 4 - 6 min. Estate: 25 - 30 min. Apertura a ribalta senza corrente d'aria Inverno: 30 - 75 min. Estate: 3 - 6 ore

Fonte: IBN - Institut für Baubiologie+Ökologie Neubeuern

Ventilazione naturale controllata Restiamo nell'ambito della ventilazione naturale, ma questa volta "controllata" perché prevista nel progetto. Essa sfrutta il cosiddetto effetto camino e rappresenta un ritorno alle origini dato che questo sistema per far circolare l'aria risale a tempi remoti, anzi, risale addirittura al mondo animale. Termitai, tepee e torri del vento Pensiamo ai termitai, complessi e intricati edifici con una temperatura interna costante. Oppure alle tende degli indiani del nord America, i tepee, che assicurano il tiraggio del fumo. O, se ci spostiamo in Medioriente, alle "torri del vento" che mantengono i locali sempre freschi. Tutte queste costruzioni si basano sul fenomeno fisico per cui l'aria calda leggera tende a salire e, in virtù di una pressione superiore a quella atmosferica, a uscire. Al contrario, se in basso ci sono aperture l'aria esterna viene aspirata. Ecco perché nelle nostre abitazioni gli spifferi d'aria fredda si sentono soprattutto nei piani bassi e perché nelle cantine si può verificare l'ingresso del gas radon dal sottosuolo.

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E negli edifici a basso consumo energetico? Se l'effetto camino viene considerato in fase di progetto, nei piani bassi e nei piani alti della casa si possono prevedere aperture motorizzate (antaribalta, bilico, vasistas) comandate in modo automatico. Abbiamo chiesto al professor Antonini se la ventilazione naturale controllata – che non prevede il recupero del calore – è una strada praticabile: "Certo che è praticabile, anche se fa un po' fatica a essere conciliata con l'imperativo del basso consumo energetico. Quando sono in funzione gli impianti di climatizzazione invernale o estiva, se io espello aria viziata che è stata portata alle temperature 'di comfort' e immetto aria pulita che ha la temperatura esterna, questo saldo produce un dispendio energetico cospicuo".

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MINUTI NECESSARI A CAMBIARE L'ARIA IN UNA STANZA


VMC: ventilazione meccanica controllata È il metodo che rinnova l'aria senza sprecare energia. La casa inspira (dal soggiorno) Gli impianti di ventilazione meccanica controllata aspirano l'aria esterna e, attraverso bocchette di mandata, la convogliano nelle stanze a bassa produzione di inquinanti, come il soggiorno e le camere da letto. …ed espira (dalla cucina) Le bocchette di ripresa, invece, estraggono l'aria viziata dai locali dove la produzione di sostanze dannose è maggiore, per esempio la cucina e il bagno, e la rilasciano all'esterno. Quella che si mette in atto è una sorta di "respirazione dell'edificio", con l'immissione di aria buona e l'emissione di quella cattiva. La temperatura giusta in tutte le stagioni Se in questo flusso è previsto uno scambiatore di calore (vedi disegno a pag. 17), l'aria in uscita cede parte della sua temperatura all'aria in entrata: gli impianti di VMC più efficienti recuperano più del 90% del calore. In estate il sistema funziona all'inverso, con l'aria in ingresso che si raffresca passando accanto a quella in uscita. Ovviamente i due flussi si incrociano ma non si mescolano. I consumi si riducono Un impianto di VMC con recupero di calore permette di dare un taglio netto ai consumi. L'investimento iniziale, infatti, è ammortizzato dall'energia che si risparmia per riscaldare e raffrescare. Questo ragionamento ha senso soprattutto per gli edifici a basso consumo energetico, come osserva il professor Antonini: "Fino a quando le nostre case consumavano mediamente 170 kilowattora all'anno a metro quadrato, il consumo aggiuntivo causato dall'apertura delle finestre era abbastanza trascurabile: si stimano tra i 10 e i 20 kWh all'anno per m2,

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Casa non isolata

Casa isolata

Casa isolata con VMC

I 20 kilowattora annui a m2 che si sprecano aprendo le finestre incidono di più su una casa a basso consumo energetico (33%, seconda colonna) rispetto a una casa non isolata (12%, prima colonna). Con un impianto di VMC con recupero di calore i 20 kWh si riducono a 4, pari al 10%


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15 e su 170 il gioco non vale la candela. Quando il consumo energetico si abbatte fino a 60-70 kWh all'anno per m2, i 20 in più dovuti alla ventilazione pesano molto percentualmente". Dunque le dispersioni causate dall'aerazione incidono di più nelle case ad alta efficienza energetica rispetto a quelle scarsamente isolate (vedi grafico a pag. 14).

Centralizzato I sistemi di VMC si distinguono in due grandi famiglie, centralizzati e decentralizzati. Schematizzando, un impianto centralizzato comprende: • una presa d'aria esterna con filtro • un eventuale scambiatore geotermico per il pre-riscaldamento dell'aria entrante in inverno e il suo pre-raffrescamento in estate • un'unità centrale dotata di motore, ventilatore, filtri antipolline e antipolvere, scambiatore di calore che può essere disattivato (per esempio durante le ore notturne estive, quando è piacevole che l'aria fresca esterna entri), eventuale recuperatore di umidità, eventuale modulo per l'immissione di umidità • tubazioni che si diramano in tutte o quasi tutte le stanze dell'edificio • bocchette di mandata che immettono l'aria nuova nelle stanze a bassa produzione di inquinanti (soggiorno, camere) • bocchette di ripresa che estraggono l'aria viziata nelle stanze ad alta produzione di inquinanti (cucina, bagno) • un'uscita per l'aria viziata.

C

on la ventilazione meccanica controllata si può recuperare fino al 90% di calore dall'aria viziata

foto: Pavanello Serramenti

Più aria, meno aria Gli impianti di VMC possono essere a portata fissa o variabile. Quelli a portata variabile, anziché avere un ricambio costante, si adattano al bisogno effettivo permettendo di ridurre il rinnovo dell'aria quando i locali sono vuoti. Con una programmazione ragionata – oraria, settimanale o comunque funzionale alla presenza di persone e alla concentrazione di inquinanti – i consumi energetici vengono ulteriormente ottimizzati.


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Schema di un impianto centralizzato di VMC Fonte: Aldes

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foto: Pavanello Serramenti

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È importante che l'aria possa passare da una stanza all'altra dell'edificio, per cui vanno evitate le guarnizioni sottoporta oppure vanno previsti accorgimenti, per esempio griglie sulla porta o interstizi tra il controtelaio e il muro o appositi fori insonorizzati nelle pareti divisorie. Il costo complessivo per un impianto centralizzato di VMC per una casa monofamiliare di media grandezza va dagli 8 ai 10 mila euro. Invece il costo dell'energia elettrica per il funzionamento dell'impianto si limita a 40-60 euro l'anno. Decentralizzato Rispetto alla soluzione precedente, gli impianti decentralizzati sono meno invasivi perché non richiedono una rete di tubazioni che si dirama in tutta l'abitazione e ha bisogno di essere pulita regolarmente. Di conseguenza possono essere più facilmente integrati durante una ristrutturazione. Il funzionamento è lo stesso di un impianto centralizzato ma più in piccolo, con le unità – complete di motore, ventilatore, filtro, bocca di mandata e ripresa ed eventuale scambiatore di calore – che sono montate nelle singole stanze, precisamente nel muro esterno o a ridosso del serramento. Va detto che, rispetto agli impianti centralizzati, il recupero di calore non è altrettanto efficace ma può comunque arrivare al 70-80%. Il costo di ciascuna unità è di circa 800-1.200 euro, dunque per quattro o cinque stanze la spesa sarà di circa 4.000-5.000 euro.

Lo scambiatore di calore in un impianto di ventilazione meccanica controllata: i flussi d'aria in uscita ed entrata si incrociano senza mescolarsi. D'inverno l'aria che esce riscalda quella che entra, d'estate la raffredda

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li impianti decentralizzati sono unità autonome da inserire nel muro o vicino alla finestra


RITRATTI Ernesto Antonini è architetto e professore di Tecnologia dell'architettura all'Università di Bologna. Tra i suoi incarichi di maggiore rilievo c'è la valutazione di progetti di ricerca comunitari e per conto del Ministero delle Attività Produttive, delle Regioni Veneto, Marche e Toscana. È stato anche responsabile di ricerche europee e nazionali sull'innovazione in edilizia, estese ai materiali da costruzione a basso impatto ambientale, al risparmio energetico e all'architettura sostenibile.

Non potremo più aprire le finestre? È la preoccupazione che ci attanaglia. D'accordo che la VMC assicura aria buona senza sprechi energetici, ma il futuro è rinunciare al piacere di aprire le imposte, magari in una bella mattina di sole? L'ingegner Erlacher scioglie tutti i dubbi: "Non è vero che l'inquilino non può più aprire le finestra se c'è una ventilazione meccanica, anzi, io dico che è vero il contrario. Cioè, se non esiste una ventilazione meccanica, allora l'inquilino deve aprire le finestre, che voglia o non voglia, che fuori faccia freddo o caldo, nebbia e brutto tempo, non importa. Un paio di volte al giorno deve aerare sennò ha una qualità dell'aria scarsa, con alta concentrazione di CO2 e di umidità. Se c'è una ventilazione meccanica, l'inquilino ha un comfort maggiore e PUÒ lasciar chiuse la finestre. Ma se vuole le può sempre aprire. Perché no? Non succede niente". Se apriamo le finestre non succede niente. Se invece le lasciamo chiuse, l'aria buona entrerà comunque ma senza i rumori dell'esterno, senza i pollini e senza gli insetti. E magari ci sentiremo più sicuri contri i ladri e i malviventi.

Nuove opportunità nell'aria

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Ruben Erlacher è docente, consulente e certificatore CasaClima e progettista certificato Passivhaus. Con una laurea in Ingegneria edilizia presso l'università di Innsbruck (Austria) e un dottorato di ricerca presso l'università di New Orleans (USA) conclusosi con il conseguimento del titolo Ph. D. in Ingegneria e scienze applicate, Ruben Erlacher lavora come libero professionista nello studio familiare che si occupa di progettazione, consulenza, rilievi e misurazioni. È anche docente presso le università di Bolzano e Roma (La Sapienza e LUMSA).

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Il nuovo mercato della ventilazione meccanica controllata è pronto a partire. Anche se i primissimi sistemi centralizzati per grandi costruzioni sono comparsi già negli anni Settanta, è proprio adesso, con gli edifici a basso consumo energetico ben isolati e senza sprechi, che la VMC ha davvero senso. Negli edifici pubblici, nel terziario e nel residenziale. L'ingegner Erlacher è d'accordo: "Personalmente sono convito che entro dieci anni al massimo tutte le case avranno la ventilazione meccanica, senza eccezioni. Diventerà uno standard. E per fortuna!" Al momento in questo settore ci sono soprattutto gli impiantisti. E i serramentisti? Quale sarà il ruolo delle finestre nel prossimo futuro? Potrebbe diventare secondario, perché in teoria non sarebbero necessarie. Ma se gli impianti decentralizzati si sviluppassero, se venissero integrati al serramento o al suo controtelaio, allora il mercato della finestra ne beneficerebbe. Infissi con un sistema di VMC incorporato… Fantascienza? I pionieri ci sono già. E noi ne abbiamo intervistato uno a pag. 20.


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19 MUFFA: UNA FINESTRA SEMPRE APERTA NON È LA SOLUZIONE La comparsa di muffa non dipende solo dall'umidità dell'aria. In gioco ci sono altri due fattori: • temperatura dell'ambiente • temperatura superficiale interna minima (delle pareti, del vetro, del telaio). Facciamo un esempio: Temp. °C

Umidità 30%

35%

40%

45%

50%

55%

60%

65%

20

1,9

4,1

6,0

7,7

9,3

10,7

12,0

13,2

21

2,8

5,0

6,9

8,6

10,2

11,6

12,9

14,2

22

3,6

5,9

7,6

9,5

11,1

12,5

13,9

15,1

Se la temperatura dell'ambiente interno è di 20 °C e c'è un tasso di umidità del 65%, sulle pareti si formerà condensa se la loro temperatura superficiale è inferiore ai 13,2

°C. Per evitare la condensa si hanno diverse opzioni: • abbassare l'umidità relativa, per esempio arieggiando e portandola al 50% • aumentare la temperatura dell'ambiente, per esempio alzando il termostato di un grado (quando la temperatura sale, l'umidità diminuisce) • aumentare la temperatura superficiale interna, operazione che richiede interventi strutturali come la posa di un cappotto termico o il posizionamento della finestra verso l'esterno. Tenere perennemente aperta la finestra non è una buona soluzione perché, se è vero che l'umidità in eccesso si disperde, è anche vero che, quando fuori fa più freddo, la temperatura dell'ambiente e delle pareti si abbassa. A una temperatura ambiente di 18 °C e con le pareti a 7 °C la condensa si formerà comunque, anche se l'umidità è ad appena il 50%. Temp. °C 18

Umidità 30%

35%

40%

45%

50%

55%

60%

65%

0,2

2,3

4,2

5,9

7,4

8,8

10,1

11,3

Pertanto, in mancanza di ventilazione meccanica controllata, il consiglio è quello di arieggiare evitando di far precipitare la temperatura. Per esempio, in inverno ha senso aprire la finestra del bagno appena fatta la doccia; una volta smaltita l'umidità in eccesso è preferibile richiuderla e magari lasciare aperta la porta interna.

L'ARTICOLO IN PILLOLE • Le finestre di oggi sono più "ermetiche" rispetto al passato; senza spifferi incontrollati tocca alle persone ricordarsi di aprirle per far circolare l'aria. • Se l'aria non viene ricambiata a sufficienza, aumenta la concentrazione di umidità (problemi di muffa) e di sostanze inquinanti (problemi di comfort). • Grazie alla ventilazione meccanica controllata l'aria si rinnova senza bisogno di aprire le finestre. • Oltre agli impianti centralizzati, esistono quelli decentralizzati da integrare al muro o al serramento.

MAGGIORI INFORMAZIONI Veico Strim Responsabile Productmanagement Maico v.strim@maico.com Karlheinz Santer Maico Technology k.santer@maico.com


La finestra chiusa che ricambia l'aria L'architetto Michael Tribus è il padre di "LiLu® simply Passive House", una finestra con la ventilazione meccanica integrata. Abbiamo intervistato il serramentista che ha realizzato l'idea dell'architetto Tribus: Helmut Moratelli dell'azienda Wolf Artec.

Quali sono le principali caratteristiche di LiLu®? "Scambia da 100 a 600 m3 di aria all'ora, quindi una quantità che nella versione grande va bene per una classe di 20-25 bambini. Se l'ambiente è più piccolo, magari con una sola persona, è possibile diminuire il carico della ventilazione. I diversi modelli di LiLu® sono tutti programmabili e possono essere dotati di una sonda di CO2 che rileva quanto l'aria è consumata: il ricambio aumenta o diminuisce di conseguenza". Quando il ventilatore è in funzione fa rumore? "Abbiamo isolato la fonte del rumore con pannelli fonoassorbenti, a loro volta incastrati in una cassa più grande. In più la macchina ventilante è isolata dalle tubazioni interne. Funziona come le matrioske, una scatola dentro l'altra, in modo che passi l'aria ma non il rumore".

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Rispetto a un impianto di ventilazione controllata centralizzato, quali vantaggi può offrire LiLu®? "È un sistema completamente autonomo. Per montarlo non ho bisogno di elettricisti o impiantisti, mi basta una presa della corrente. Quindi la posa in opera è molto veloce e non invasiva. Se dovessi rendere passivo un appartamento all'ultimo piano potrei farlo senza passare da una rete di tubazioni, semplicemente applicando la nostra soluzione verso l'esterno".

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Che cosa c'è nel futuro di LiLu®? "Ovviamente la ricerca continua, perché dobbiamo renderlo il più possibile stretto e integrabile nel muro, in modo che occupi meno spazio. In futuro non ci si renderà neanche conto che c'è".


CHIAMATEMI LILU Dentro questo nome, LiLu, ci sono le parole tedesche Licht (luce) e Luft (aria). "Volevo ridare alla finestra le sue funzioni principali – spiega l'ideatore del sistema, l'architetto Michael Tribus – cioè l'ingresso non solo di luce ma anche di aria. Il tutto rispettando i parametri energetici di una casa passiva". Ma che cos'è esattamente LiLu® simply Passive House? È un modulo di ventilazione meccanica controllata decentralizzato, che fa entrare l'aria fresca esterna e recupera fino al 90% del calore dell'aria viziata in uscita. Può essere fornito con un vetro fisso non apribile o come controtelaio all'interno del quale inserire una normale finestra. Sul lato esterno celle fotovoltaiche comandano il sistema, mentre all'interno del modulo appositi pannelli assorbono il rumore del ventilatore. Non ci sono ponti termici. LiLu® è in fase di test all'Università di Innsbruck (Austria) ed è seguito come progetto pilota dalla Passivhaus di Darmstadt (Germania).

LiLu® è un esempio di VMC decentralizzata. All'interno ci sono due piccoli ventilatori, uno per la mandata e uno per la ripresa dell'aria. Al momento in fase di test, sarà fornito con vetro fisso o come controtelaio in cui inserire la finestra

RITRATTO L'ideatore

Michael Tribus è titolare dello studio "Michael Tribus Architecture" a Lana (BZ). Pioniere delle case passive in Italia, nel 2004 Tribus ha progettato la ristrutturazione dell'edificio Expost di Bolzano, ex sede delle poste che oggi ospita gli uffici della Provincia: si tratta della casa passiva più grande in Italia, diventata manifesto del costruire ad altissima efficienza

energetica con il suo fabbisogno annuo inferiore a un litro per metro quadrato. Tribus collabora con il dipartimento di fisica delle costruzioni dell'università di Innsbruck diretto dal professor Wolfgang Feist, che progettò la prima casa passiva in Germania nel 1991. Dal 1999 ad oggi lo studio Michael Tribus Architecture ha realizzato più di quaranta case passive.

RITRATTO Il costruttore

Helmut Moratelli è titolare di Wolf Artec insieme al fratello Roland. Wolf Artec, consociata dell'azienda Wolf Fenster che produce porte, finestre e oscuranti, si occupa della progettazione e della realizzazione di serramenti speciali in legno e vetro e di elementi per facciate continue. Wolf Artec non possiede una

linea di produzione standard perché lavora su commissione e a stretto contatto con architetti e progettisti, soprattutto nell'ambito di appalti pubblici e ville di lusso. Fondata nel 2005 a Sciaves (BZ), conta 24 dipendenti e collabora con università e istituti di ricerca per sviluppare soluzioni adatte agli edifici a bassissimo consumo energetico.

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A suon di colori Sapete che cosa succede quando i valori di abbattimento acustico di facciata non raggiungono il limite dei 40 dB fissato dalla legge 447 del 1997? Si cerca un colpevole. E, come purtroppo insegna l'esperienza, il primo indiziato è spesso il serramentista. Il quale si trova nella scomoda posizione di dover dimostrare la propria "innocenza". Impossibile? Non piÚ. Con la tecnologia dell'acustica per immagini brevettata da Envircom, il serramentista può finalmente difendere la propria reputazione "a suon di colori".


La forza dell'immagine Essere etichettati come il punto debole in caso di mancato raggiungimento dei limiti di abbattimento acustico non è di certo vantaggioso. Né per gli affari, né per l'immagine dell'azienda. Tanto più che, spesso, si tratta di un pregiudizio. Sta al

serramentista difendere il suo lavoro e la sua reputazione agli occhi del mercato. Per fortuna ora ha a disposizione uno strumento che permette di "fotografare il rumore". E scoprire così le falle nell'isolamento acustico della facciata.

Di che colore è il rumore? La tecnologia dell'acustica per immagini è un sistema innovativo che permette di vedere il suono, ed identificare così con estrema precisione quali sono i punti deboli nell'isolamento acustico di una parete. Questo avviene sovrapponendo due tipi di dati: una fotografia della facciata e una mappa intensimetrica del rumore che passa attraverso la facciata stessa. Come viene realizzata la mappa di intensità acustica? Poniamo ad esempio che si voglia verificare la

L

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'acustica per immagini fotografa il rumore

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capacità di isolamento acustico di un serramento. Innanzitutto si posiziona all'esterno della facciata una sorgente di rumore, mentre all'interno una sonda catturerà il suono che passa attraverso la finestra. La finestra viene fotografata (o ripresa da una webcam), la fotografia viene suddivisa in quadranti e per ognuno di essi si effettua una rilevazione. Mettendo poi insieme tutti i quadranti si compone la mappa intensimetrica della finestra.


«

È uno strumento utile per individuare problemi specifici» Arch. Valerio Abbondanza

Senza macchia? Senza colpa! Grazie a questo metodo innovativo si può dimostrare non solo che, eventualmente, il serramento non è il punto debole, ma anche individuare qual è l'effettiva fonte di rumore, come ci spiega anche l'architetto Valerio Abbondanza, titolare di Cabit Spa, impresa di costruzioni di Cesena, che a gennaio ha utilizzato per la prima volta in uno dei suoi cantieri questa nuova tecnologia. Riferendosi al metodo di rilevamento dell'acustica per immagini l'architetto Abbondanza afferma: "Nel caso in cui sia difficile individuare la parte carente dal punto di vista dell'isolamento acustico, con questo metodo, che permette di ottenere un'immagine immediatamente comprensibile, è possibile capire esattamente dove sia il difetto". Oppure, nel caso in cui sia proprio il serramento il problema, si potrà conoscere esattamente in quale punto intervenire (il giunto di posa, il vetro, il fissaggio del vetro, l'imperfetta chiusura tra anta e telaio ecc.). E, una volta effettuate le modifiche,

sarà possibile verificare l'effettivo miglioramento di performance. "Con il rilievo tradizionale è difficile stabilire quanto incide una miglioria. Invece con questo sistema si controlla, punto per punto, tutta la parte da verificare e, grazie ai diversi colori, si scopre immediatamente la falla", spiega l'architetto Abbondanza. E sottolinea l'utilità di questa tecnologia per i serramentisti: "Si rivela utile per quel fornitore che, nell'ambito del collaudo complessivo di una porzione di immobile, sia convinto della rispondenza del suo prodotto ai requisiti richiesti. Egli può servirsi di questa tecnologia per dimostrare che il suo lavoro è in regola". L'acustica per immagini rappresenta quindi uno strumento che – nei casi di contestazione – può essere di difesa, ma che altrimenti può essere utilizzato per raggiungere risultati di isolamento acustico eccellenti, sapendo dove intervenire per migliorare la posa in opera oppure il serramento stesso.

La mappa intensimetrica rappresenta le onde sonore registrate dalla sonda: in rosso le onde con maggiore velocità (intensità), in blu le onde sonore più lente

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Come funziona?

Il primo passo: una fonte di rumore viene collocata all'esterno, una sonda si trova all'interno

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La fonte di rumore viene attivata, la sonda viene fatta passare lungo tutto il serramento

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La sonda rileva e registra l'intensitĂ delle onde sonore che passano all'interno


RITRATTO Valerio Abbondanza è amministratore delegato di Cabit Spa, azienda di Cesena specializzata in costruzioni edili, in particolare fabbricati residenziali di nuova costruzione e ristrutturazioni per la vendita successiva. Laureato in Architettura, lavora nell'azienda dal 1981. Cabit Spa ha dieci dipendenti e opera esclusivamente in Romagna.

La mappa del rumore viene costruita dal software: per ogni quadrante si hanno localizzazione esatta e intensità del ru-

more. Sull'immagine della parete viene posizionata la mappa del rumore: individuare i punti deboli (in rosso) è facile

L'ARTICOLO IN PILLOLE • Per dimostrare che il serramento raggiunge i valori di abbattimento acustico promessi si può utilizzare il metodo dell'acustica per immagini. • L'acustica per immagini mostra i punti deboli nell'isolamento acustico di facciata. • Il metodo permette di misurare esattamente l'intensità del rumore in ciascun punto della parete. • L'acustica per immagini può essere utilizzata anche per migliorare la performance del serramento.

MAGGIORI INFORMAZIONI Michele Bernardi Productmanagement Maico m.bernardi@maico.com Ing. Elena Stoppioni Direttore Tecnico E-DBLAB di Envircom ing.stoppioni@e-dblab.com

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Entrate!

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Proprio così, entrate in Maico anche quando è chiusa: seguite il vostro ordine, controllate a che punto è, inviatene uno nuovo. Non importa se vi trovate in ufficio, in cantiere o a New York. Ed è lo stesso se sono le otto del mattino o le otto di sera. Tutto questo è possibile grazie all'home banking della finestra. Come con la banca potete scegliere se andare allo sportello o gestire il conto via Internet, da oggi potete decidere se contattare Maico con i mezzi tradizionali o accedere alla vostra area riservata online. 24 ore su 24 e a costo zero.


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Maico vi lascia le chiavi Per i clienti che si riforniscono direttamente da Maico è stato messo a punto un servizio unico nel suo genere: una piattaforma elettronica per accedere alla propria situazione, con tutte le informazioni sugli ordini passati e in corso e la possibilitĂ di fare nuovi acquisti. Ăˆ come entrare negli uffici del proprio fornitore di meccanismi, le chiavi sono il nome utente e la password. Una volta dentro alla piattaforma elettronica il cliente può consultare il proprio stato e disporre operazioni. Un vero e proprio home banking della finestra senza costi aggiuntivi. Ecco alcuni esempi di che cosa i clienti Maico potranno fare.


Posso calcolarmi il preventivo da solo?

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Sì, basta inserire il codice di uno o più prodotti e specificare le quantità. I prezzi sono sempre aggiornati dato che vengono attinti dalla banca dati interna a Maico.

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D

alla piattaforma elettronica il cliente può controllare i propri ordini. Anche se è sabato pomeriggio


P

er inserire l'ordine più velocemente si può caricare il file del proprio gestionale

Come faccio l'ordine? Quando si è soddisfatti del preventivo si può procedere con l'acquisto. Per velocizzare ancora di più la procedura è possibile ordinare caricando direttamente il file del proprio programma gestionale, completo di codici e quantità.

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Quando sarà evaso il mio ordine? Accanto a ciascun articolo compare un pallino che segnala se il prodotto è standard (verde) o su commissione (rosso). In questo modo il cliente sa

subito – senza bisogno di chiedere a Maico – se l'articolo partirà entro due giorni o richiederà più tempo.

A che punto è il mio ordine?

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Una delle funzioni più utili della piattaforma elettronica è quella di avere tutta la propria situazione sotto controllo. Si può verificare: • se l'ordine è partito • se è partito completamente o in parte • quali sono gli eventuali articoli in rimanenza.

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Si possono monitorare non solo gli ordini inseriti dalla piattaforma, ma anche quelli effettuati via telefono, fax, email o MaicoWin! Più le bolle e le fatture. Insomma, il cliente ha sotto gli occhi le stesse informazioni che vede il suo referente all'interno di Maico.


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33 Non serve essere informatici Grazie all'interfaccia intuitiva, inviare ordini è facile e veloce. Non c'è bisogno di avere conoscenze informatiche avanzate, tutto quello che serve è un minimo di dimestichezza con il computer. Non ci sono nemmeno software da acquistare e installare perché alla piattaforma elettronica ci si collega via Internet. Basta richiedere a Maico il nome utente e la password.

Caro vecchio telefono I nuovi strumenti tecnologici non si sostituiranno ai vecchi ma li integreranno. Chi preferisce ordinare con una telefonata o un'email potrà continuare a farlo. Oppure potrà alternare la piattaforma elettronica agli altri mezzi di comunicazione. Il vantaggio della piattaforma elettronica è che permette di saltare i passaggi intermedi dato che è il cliente stesso a immettere l'ordine nel sistema di Maico. Questo riduce il rischio di errori nel passaggio dell'informazione e accorcia i tempi, nella massima flessibilità e senza vincoli di orario. Per essere sempre connessi con Maico e con il terzo millennio.

L'ARTICOLO IN PILLOLE • Maico ha sviluppato una piattaforma elettronica per i suoi clienti diretti. • Per entrare nell'area riservata bastano un collegamento internet e dati di accesso nominali. • Autonomamente e in qualsiasi momento si può: calcolare preventivi, acquistare, controllare gli ordini conclusi e in corso, richiedere bolle e fatture. • La piattaforma elettronica è un servizio gratuito.

MAGGIORI INFORMAZIONI Domenico Mirandola Responsabile processo soddisfazione ordini d.mirandola@maico.com


Ăˆ questione

di EVOLUZIONE Niente condensa perimetrale. Migliore isolamento acustico. Prestazioni complessive migliori. Maggiore qualitĂ e durata del serramento. Che cosa bisogna fare per rag-

giungere questi risultati? Nulla. Basta scegliere un vetro dotato dell'innovativo distanziale in silicone polimerico. A ben pensarci, è una semplice questione di evoluzione.

Charles Darwin.


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35 Finisce l'era del metallo Prima i distanziali erano in alluminio, poi si è passati a un materiale più performante, l'acciaio. Di recente si sono sviluppati sistemi che prevedono l'impiego misto di materie plastiche e metallo, arrivando al "bordo caldo" tradizionale (chiamato anche warm edge). Perché quest'evoluzione? Per rispondere alle richieste sempre più pressanti di isolamento termico e acustico derivanti dall'entrata in vigore dei decreti legislativi 192 e 311, ma più in generale per una maggiore sensibilità di imprese e privati. L'ultimo anello di questa catena evolutiva è il bordo caldo polimerico. Una soluzione innovativa e non ancora diffusa su larga scala, ma che promette di decretare l'estinzione di tutti i metodi precedenti. Perché permette di raggiungere prestazioni migliori in fatto di isolamento termoacustico, durata del serramento, resistenza all'usura, ritenzione dei gas. Chi accoglie questa innovazione può ottenere, senza alcuna fatica, un prodotto finale dalle prestazioni migliori.

, Niente mpeotnatlilotermici niente

Il distanziale in silicone polimerico permette di ridurre la perdita di calore interno fino a oltre il 90%


o i h c s i r o densa m i n i M di con Aumento della temperatura superficiale minima La caratteristica primaria dei nuovi distanziatori polimerici è la loro bassa conduttività termica rispetto ai distanziatori tradizionali: il valore psi (coefficiente lineare di tramittanza termica del bordo del vetro) è più basso. Questo significa che, soprattutto in corrispondenza del profilo inferiore, la temperatura interna di superficie è più alta. In genere di ben 9,2 °C rispetto all'alluminio (con una temperatura esterna di -18 °C e una interna di +21 °C).

5,6 °C

Distanziale polimerico

-0,7 °C

Acciaio inossidabile a spessore sottile

-0,2 °C

Alluminio a taglio termico

-3,7 °C

Alluminio

9,2 °C

Varia zione media della temperatu

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interna di superficie

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La temperatura superficiale minima registrata con distanziali in materiali diversi (temperatura interna +21 °C, temperatura esterna -18 °C)

ra


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37 I vantaggi sono palesi. Innanzitutto una migliore efficienza del serramento per quanto riguarda l'isolamento termico, potendo ottenere un Uw più basso senza dover intervenire su anta e telaio. E poi la riduzione del rischio di formazione di condensa lungo il bordo vetro. E sappiamo che cosa questo voglia dire: si evitano possibili danni al serramento stesso, ma soprattutto problemi e possibili cause con i clienti. Vi è poi un altro aspetto importante: in assenza di condensa e quindi di muffe, la qualità dell'aria all'interno dell'abitazione è decisamente migliore. Si scongiura la presenza di batteri e virus, e quindi si possono ridurre le manifestazioni allergiche e i problemi di igiene.

Migliore capacità d'adattamento Rispetto ai distanziali in alluminio, i distanziali in silicone polimerico sono in grado di adattarsi meglio ai movimenti del vetro, dovuti ad esempio all'irradiazione solare, alla dilatazione termica, ai carichi del vento o alla pressione atmosferica. Il materiale con il quale vengono realizzati (silicone polimero termoindurito) ha infatti elevate doti di elasticità, che gli permettono di espandersi e di contrarsi ritornando poi sempre alla forma originaria (vedi approfondimento "Come funziona il distanziale polimerico" a pag. 38). In questo modo si riducono le sollecitazioni sul silicone esterno, che potrebbero dar luogo a distacchi o incrinature nella sigillatura.

Sviluppate capacità anti-rumore Oltre all'isolamento termico, il distanziale polimerico è in grado di migliorare anche le prestazioni acustiche di un serramento (fino a 2 dB di differenza rispetto ai valori raggiunti con distanziale tradizionale). Il polimero espanso a celle chiuse di questi nuovi distanziali trasmette infatti le vibrazioni del suono in misura ridotta rispetto alle soluzioni utilizzate finora (in alluminio o bordo caldo tradizionale).

Massbiimliatà flessielasticità ed


Una vita più lunga Secondo gli studi realizzati sulle finestre con distanziale polimerico (fonte: studi Edgetech), l'aspettativa di vita del serramento è sensibilmente più lunga rispetto alle soluzioni tradizionali: fino a cinque volte tanto. Ciò è dovuto primariamente alla capacità elastica del distanziale, ma anche alla precisione nella produzione della vetrocamera. Il bordo caldo polimerico è infatti una soluzione che non richiede l'intervento

C ome f u n z ion a

il

distanziale polimerico?

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I nuovi distanziatori sono assolutamente privi di metallo. Sono realizzati invece in silicone strutturato espanso ottenuto da un polimero termoindurito e stampato a iniezione con desiccanti incorporati. Il materiale è molto flessibile e ha un basso delta di deformazione. La sua forma viene definita durante il processo di termoindurimento e non può essere cambiata: anche se il distanziale viene compresso riassume sempre la sua forma originaria.

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dell'uomo in fase di applicazione. Un impianto altamente tecnologico provvede alla sistemazione del distanziale lungo il perimetro del vetro, con la massima precisione e pulizia. Gli angoli vengono piegati direttamente in fase di applicazione ed è possibile ottenere un risultato ottimo anche su lastre di grandi dimensioni, sempre più frequenti. Argon e krypton sotto controllo L'utilizzo del distanziale in silicone polimerico influenza anche il procedimento di inserimento dei gas all'interno della vetrocamera, determinandone una maggiore ritenzione nel tempo, come conferma Andrea Vitali, presidente di PB Group, una delle poche aziende in Italia a produrre vetri con questo nuovo sistema: "Mentre finora per iniettare il gas si praticava un foro nelle canaline in alluminio, che poi veniva chiuso con un tappo in silicone o butile – e così non si sapeva quanto gas entrava realmente –, con il bordo caldo è l'impianto che effettua l'operazione: tiene divaricati i vetri nella parte inferiore, inietta il gas e poi li richiude immediatamente; in questo modo entra esattamente la quantità di gas che occorre. E la ritenzione è maggiore". Finora le aziende produttrici di vetrocamere con bordo caldo polimerico in Italia sono contate ma, visti i vantaggi di questo metodo, che permette di ottenere risultati migliori sotto tutti i punti di vista senza dover intervenire in alcun modo sul serramento, chi saprà riconoscerli per tempo potrà prendere parte fin da subito all'evoluzione.

L'articolo in Pillole • I nuovi vetri vengono realizzati con un distanziale privo di metallo: il bordo caldo polimerico. • Si può garantire un migliore isolamento termico, senza dover intervenire sul profilo. • Si possono ottenere: riduzione della condensa, isolamento acustico migliore, più durata e maggiore ritenzione dei gas.

Maggiori Informazioni Michele Bernardi Productmanagement Maico m.bernardi@maico.com

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Inter v i st a

ad

A n d r e a V i ta l i

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Signor Vitali, la sua azienda utilizza da qualche tempo vetri con distanziale caldo polimerico, realizzati da PB Group in collaborazione con Esiglass, azienda marchigiana produttrice di vetri partner di Saint Gobain. Come mai questa scelta? E come siete arrivati alle canaline Super Spacer (uno dei nomi commerciali del nuovo distanziale caldo polimerico, ndr)?

"Per ottenere una buona performance in termini di isolamento termico e acustico, oggi l'elemento più importante della finestra è il vetro. Per questo rappresenta anche il costo maggiore che incide sul serramento. Rispetto a prima, quando le vetrate isolanti potevano avere un peso del 10%, adesso la loro incidenza sul costo totale della finestra può superare anche il 30%, a seconda delle tipologie montate. Da qui la nostra scelta di intervenire anche nella produzione del vetro collaborando con un'azienda che ci permettesse di essere all'avanguardia.

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Perché non tutti i vetrai hanno la cultura del vetro: si limitano a produrre. E fare solo vetri non basta, oggi devi fornire l'Ug e i decibel. E questa canalina aiuta a raggiungere l'obiettivo". Ma che cosa ha di diverso la canalina Super Spacer rispetto alle altre?

"È una canalina che ha una conduttività termica 950 volte inferiore rispetto a quelle in alluminio, permette di ridurre del 94% la perdita di calore, di migliorare del 2% l'abbattimento acustico e riduce del 70% la formazione di condensa. Viste queste prestazioni eccezionali, abbiamo deciso di acquistare l'impianto per poter installare sui nostri vetri questa canalina invece delle canaline in alluminio. Fin da subito ho capito che era un'innovazione. E da settembre dell'anno scorso, sulle nostre vetrate isolanti montiamo esclusivamente canaline Super Spacer". Quali sono i vantaggi per chi acquista vetri con canalina Super Spacer?

"I vantaggi sono quelli che ho elencato prima, comunque in sostanza il vantaggio più tangibile è un guadagno del 10% sul rapporto tra vetro e telaio. Mi spiego meglio: con la canalina in alluminio, se il vetro ha un Ug di 1,1 W/ m²K si arriva a un Uw di 1,4 W/m²K. Se mettiamo il bordo caldo arriviamo a un Uw di 1,3 W/m²K, con la canalina Super Spacer si arriva a un Uw di 1,2 W/m²K". Sono stati espressi alcuni dubbi circa le prestazioni della canalina Super Spacer sul lungo periodo. Lei che cosa ne pensa?

"Per il momento personalmente non ho dubbi. Anche perché so come viene realizzata ed applicata. Innanzitutto non c'è bisogno di inserire i sali all'interno della canalina come avviene per l'alluminio (i sali sono contenuti nel materiale stesso della canalina Super Spacer, ndr). E poi la procedura di applicazione è molto più semplice, ma serve un impianto speciale.


I risultati possono considerarsi migliori?

"Io penso di sì. Perché, al di là delle maggiori prestazioni, il processo produttivo non richiede la mano umana nell'appoggiare la canalina al vetro (macchie o aloni lasciati dalle mani, appoggio leggermente piegato ecc.). Qui c'è la macchina che applica la canalina in modo perfetto e pulito".

questa soluzione deve capire che compra un Ug e non compra solo un vetro. Il sistema di vendita è cambiato, noi vendiamo Ug. Se vuoi raggiungere quel determinato Ug posso offrirti un vetro che, sebbene sia meno performante e meno costoso, può farti guadagnare il 10% sul valore Uw totale: grazie alla canalina Super Spacer. Quindi secondo me alla fine costa meno delle altre soluzioni".

Può fare un esempio?

"Se deve raggiungere un Ug di 1,4 W/ m²K deve mettere per esempio il gas argon, che costa 4-7 euro al metro quadrato. Con questa canalina può evitare di usare il gas argon, perché grazie alle sue prestazioni isolanti guadagna il 10% sull'Uw. Dal valore Ug al valore Uw si migliora la performance del 10%. E poiché la canalina non costa il 10% in più, alla fine si ha un vantaggio. In realtà questa soluzione costa meno delle altre". Pensa quindi che la canalina in alluminio verrà soppiantata dalla canalina Super Spacer?

"Ritengo che sarà un prodotto sempre più utilizzato. La canalina Super Spacer non è ancora molto diffusa, in quanto deve essere importata e occorre un impegno finanziario abbastanza importante. Ecco perché molti vetrai ancora non l'adottano. Ma ormai il mercato è pronto".

Rispetto a una soluzione in alluminio c'è un aggravio di prezzo?

"Sì, chiaramente costa qualcosina di più. Ma non penso che sia rilevante, visti i vantaggi. L'aggravio di prezzo è di circa 4 o 5 euro. Non mi sembra insostenibile. Il serramentista che usa

R i t r at t o Andrea Vitali è il presidente di PB Group. PB Finestre nasce nel 1970 nelle Marche come azienda che produce infissi in legno e poi anche in legno-alluminio. Vitali rileva l'azienda nel 1990, dopo aver lavorato per dieci anni nel suo reparto commerciale. Nel 2009 acquisisce una vetreria marchigiana e crea il gruppo PB. Oggi PB Group conta 110 dipendenti, ha uno stabilimento produttivo a Barchi (PU) e una sede amministrativa a Ponte Buggianese (PT), commercializza i suoi prodotti in Italia e all'estero (Stati Uniti, Russia e Grecia).

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Sempre con questo impianto viene inserito il gas. Il 90% dei vetrai fa un foro, mette il gas e poi stucca il vetro. Mentre il nostro impianto apre il vetro, inietta il gas e poi richiude il vetro. È un sistema all'avanguardia".


Provando si impara Certo, le prove valide per la marcatura CE dei serramenti si fanno in un istituto accreditato e notificato. Ma le prestazioni di porte e finestre si possono conoscere in anticipo: basta un banco di prova e l'azienda si trasforma in un mini laboratorio. Procedendo per tentativi ed errori, il serramento si perfeziona. E il costruttore impara.

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Chi produce serramenti e li ha testati in laboratorio per poter apporre il marchio CE sa che le prove sono rivelazioni: fanno crollare le certezze su una finestra che si credeva ermetica, mettono in luce con quanta accuratezza è stato assemblato un giunto angolare, sorprendono per il miglioramento di tenuta dopo aver sostituito una semplice guarnizione. Tutto questo si scopre durante una prova ufficiale negli istituti notificati che rilasciano i certificati per la marcatura CE. Al di là del marchio, è utile verificare la qualità di ciò che si produce man mano che lo si produce. E se non sempre si può andare in laboratorio, il laboratorio può venire in azienda.

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Il laboratorio di Cormo: a sinistra la camera climatica, a destra il banco di prova per testare aria, acqua e vento


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Un bagaglio di sapere

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Abbiamo chiesto a un'azienda che dispone di propri banchi di prova per che cosa sono utili. Risponde l'ingegner Enrico Piccinini, direttore del reparto di ricerca e sviluppo della cooperativa Cormo che realizza serramenti in legno: "Spesso i laboratori notificati vengono utilizzati anche per fare test di studio. Ovviamente questo comporta dei costi e dei tempi di attesa non facilmente sostenibili. Avere la possibilità di testare i prototipi in casa rende il lavoro di ricerca e sviluppo molto più agevole". Niente spostamenti né liste d'attesa: avere un banco di prova all'interno dello stabilimento è molto comodo. Con i test il serramentista può verificare che la tipologia di componente acquistata sia adatta al profilo (per esempio la lunghezza di una vite, la forma di una guarnizione o il numero dei punti di chiusura). Oppure può accertarsi che le performance dell'intera finestra siano quelle che si aspetta. O, ancora, può perfezionare il metodo di posa testando l'infisso installato su un campione di muro. Prova dopo prova, il serramento migliora e il costruttore aumenta il proprio bagaglio di esperienza e sapere. E se un buon prodotto potrà anche essere copiato, molto più difficile sarà copiare il bagaglio di know-how, di competenze delle persone.

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«

Fare ricerca e sviluppo in un laboratorio notificato comporta costi e tempi di attesa difficili da sostenere» Ing. Enrico Piccinini


Per renderci conto dell'utilità di testare i serramenti in azienda facciamo un paio di esempi concreti. Si tratta di problemi reali emersi durante pre-prove effettuate in Maico Technology: il test ha messo in luce un problema di cui il costruttore non era consapevole, si è intervenuti per correggerlo e alla fine le prestazioni del serramento sono migliorate.

ESEMPIO 1

Il banco di prova ha rilevato un'infiltrazione d'acqua sotto una porta-finestra. Il punto critico era il traverso inferiore tra la guarnizione sull'anta e la soglia (disegno nel cerchio rosso). Al costruttore è venuto in mente di sormontare questa zona con uno zoccolo rompigoccia per allontanare l'acqua che scorre sul lato esterno del serramento dalla guarnizione inferiore: un accorgimento semplice e insolito che è riuscito a bloccare le infiltrazioni (cerchio verde).

ESEMPIO 2

Per ragioni estetiche alcuni serramentisti realizzano finestre con le due ante complanari, senza fascetta centrale. In questi casi le infiltrazioni sono certe: l'acqua penetrerà dalla fuga tra le ante arrivando alla guarnizione centrale e oltre (cerchio rosso). Le soluzioni possibili sono due (cerchi verdi): aggiungere una guarnizione a labbro o tornare alla fascetta centrale. In entrambi i casi l'acqua troverà una barriera.

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COSA PUÒ EMERGERE DALLE PROVE


RITRATTO

Le prove ufficiali? Niente paura!

L'ingegner Enrico Piccinini è il responsabile del reparto ricerca e sviluppo di Cormo, cooperativa con sede a San Martino in Rio (RE) che produce serramenti. Nata nel 1890, oggi Cormo conta oltre 400 dipendenti di cui quasi la metà sono soci. La produzione annua è di oltre 100 mila finestre, 40 mila oscuranti e 13 mila porte d'ingresso. Oltre allo stabilimento emiliano ha sedi a Milano, Roma, Torino e Varese e commercializza i propri prodotti in Italia e all'estero.

I banchi di prova servono anche per prepararsi alle prove ufficiali per la marcatura CE. Prosegue l'ingegner Piccinini: "Abbiamo sicuramente sprecato meno tempo e meno risorse nel fare i test iniziali: utilizzare l'apparecchiatura per testare i campioni prima di portarli nel laboratorio notificato permette di correggere eventuali errori che altrimenti emergerebbero durante la prova ufficiale". I difetti possono essere corretti in anticipo, così come è possibile intervenire se la classe raggiunta dal serramento è più bassa di quella desiderata. Se queste scoperte venissero fatte in istituto, la prova si interromperebbe e si dovrebbe ricominciare tutto daccapo. Con dispendio di tempo e denaro.

FPC e QM

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Altri possibili utilizzi dei banchi di prova sono il monitoraggio della qualità in produzione tramite controlli a campione (l'FPC, Factory Production Control previsto dalla marcatura CE) oppure la sostituzione di un componente su infissi già certificati. In quest'ultimo caso le linee guida dell'istituto Ift di Rosenheim – QM 328 per i meccanismi e QM 338 per le guarnizioni – consentono di sostituire un componente testato secondo QM con un altro, sempre testato QM, senza ripetere le prove ITT. La responsabilità resta comunque del costruttore il quale, se ha un proprio banco di prova, può documentare il mantenimento o il miglioramento delle prestazioni dopo aver sostituito il componente.

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La camera climatica alterna il caldo umido al freddo secco. Così vediamo come il serramento invecchierà» Ing. Enrico Piccinini


Comunicazione d'effetto Sia ai clienti sia agli agenti di vendita, il serramentista può argomentare in modo più efficace le virtù dei propri infissi. Infatti il banco di prova si presta a dimostrazioni dal vivo per rendere tangibili prestazioni che, altrimenti, appaiono come sigle e numeri di difficile comprensione. Una prova che non rientra tra quelle obbligatorie per la marcatura CE ma che è di forte impatto perché mostra come il serramento reagirà al trascorrere del tempo è la camera climatica. L'ingegner Piccinini di Cormo ci spiega come funziona: "È una camera in cui applichiamo cicli di carico termo-igrometrico, cioè creiamo climi caldi umidi alternati a climi freddi secchi per invecchiare artificialmente i manufatti e poter così esplorare il comportamento nel tempo dei prodotti in legno. Questi test hanno evidenziato la criticità della verniciatura e, per certe tipologie di serramenti come gli oscuranti, ci hanno aiutati a innovare la 'struttura' del prodotto e a prolungarne così la durata".

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A chi serve

L'ARTICOLO IN PILLOLE

Senza dubbio ai costruttori di serramenti: le molteplici applicazioni del banco di prova che abbiamo suggerito lo rendono un strumento interessante per chi produce finestre, porte e oscuranti. Naturalmente l'investimento iniziale deve essere sostenibile. Se il prezzo si aggira intorno ai 30 mila euro (questo è il costo del banco distribuito da Maico Technology, vedi riquadro di approfondimento a pag. 50), l'acquisto è consigliato ad aziende medio-grandi.

• Le prove ITT previste dalla marcatura CE vanno eseguite in un istituto notificato o in un laboratorio come Maico Technology (che collabora con gli istituti). • Con un banco di prova in azienda ci si può preparare alle prove ufficiali per non avere sorprese una volta in istituto. • Il vantaggio principale del banco è che accresce la competenza di chi lo usa: si può verificare come le prestazioni del serramento cambiano modificando i componenti, il profilo e il metodo di posa.

Anche per commercianti e utensilieri Oltre che ai serramentisti un banco di prova è adatto ai commercianti, che potrebbero noleggiarlo ai propri clienti serramentisti, e agli utensilieri per testare i sistemi che progettano.

MAGGIORI INFORMAZIONI

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Ing. Karlheinz Santer Maico Technology technology@maico.com

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Intervista all'ingegner Valerio Mazza di Spi, azienda che costruisce serramenti e ha appena acquistato il nuovo banco di prova distribuito da Maico Technology.

Che cosa vi ha spinti a comprare un vostro banco di prova?

"L'esigenza nasce dalla volontà di immettere sul mercato serramenti di alta qualità. L'idea è quella di prendere a campione una delle finestre che realizziamo quotidianamente e provarla sul banco, se non una al giorno comunque fare una campionatura 'a spot'. Prevediamo di mettere il banco a fine linea cosicché, ogni qual volta si renderà necessario, prenderemo un serramento dalla produzione e lo testeremo. Avere un nostro banco di prova va sicuramente a vantaggio dell'immagine dell'azienda, ma anche della sicurezza del cliente che acquista". Senza banco di prova il controllo come viene gestito?

"Durante la fase di produzione gli operatori controllano la tenuta del serramento verificando che tutte le fughe siano corrette, cioè misurando la fuga tra anta e telaio. Questo garantisce il buon funzionamento dell'infisso laddove non ci siano vizi nascosti, per esempio un problema sul tappo di riporto che l'operato-

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«Costo e ingombro piccoli per testare serramenti grandi. Così il banco di Maico Technology ci ha convinti»

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re non riesce a vedere ma che magari la macchina mette in evidenza. Poniamo che arrivi una partita di tappi difettosi che fanno entrare dell'acqua dentro il serramento: di questo ci si accorge solo facendo una prova". Per quali altri scopi immaginate di utilizzare il banco?

"Anche per fare un pre-controllo prima di mandare il campione al laboratorio notificato per le prove ITT. Prima di inviarlo potremmo farci dei test in casa per vedere che tutto sia a posto, in modo da non inviare qualcosa che, una volta in istituto, faccia entrare acqua. L'obiettivo è avere la ragionevole certezza che non sarà necessario ripetere la prova ufficiale più volte".

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IDENTIKIT DEL BANCO DI PROVA

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Il banco proposto da Maico Technology è in grado di misurare: • la permeabilità all'aria secondo la norma EN 1026 • la tenuta all'acqua secondo EN 1027 • la resistenza al carico del vento secondo EN 12211, fino a una pressione di ± 2.400 Pascal. Il banco – con un ingombro di 2,3 metri di larghezza, 2,95 di altezza e 1 di profondità – permette di testare serramenti che vanno da mezzo metro fino a due metri e mezzo. Tutto ciò di cui la macchina ha bisogno è una presa elettrica e un attacco per l'acqua (se si sceglie il modello con ricircolo dell'acqua l'attacco non è necessario). Prima di una prova il banco si prepara molto velocemente: i pannelli che simulano la parete si fissano con un pratico sistema di aggancio, mentre il serramento da testare si blocca con apposite morse. Il costo è di circa 30 mila euro, che includono la macchina, il software (in italiano, inglese o tedesco) e un corso in cui viene spiegato come utilizzare il banco.


Vi aiuterà nella scelta dei componenti?

RITRATTO

"Fino a questo momento sulle guarnizioni facevamo delle prove di deterioramento ai raggi ultravioletti oppure di antisfilamento. Con questo banco sarà possibile andare più nel particolare".

L'ingegner Valerio Mazza lavora nel reparto ricerca e sviluppo di Spi, azienda di Maierato (VV) che produce e vende serramenti in PVC, PVC-alluminio, PVC-legno, alluminio e alluminio-legno. Partita nel 1985 sotto la guida di Francesco Mangione con appena tre dipendenti, oggi l'azienda conta 200 collaboratori, compresi gli agenti di vendita attivi in tutta Italia. La produzione si attesta intorno ai 35-40 mila serramenti l'anno, tra finestre, porte e sistemi oscuranti.

Quali caratteristiche del banco proposto da Maico Technology vi hanno colpiti e convinti?

"Sicuramente abbiamo apprezzato le dimensioni contenute e il rapporto beneficio/prezzo. E comunque la possibilità di provare infissi che possono arrivare anche ad altezze di due metri e mezzo. Per quello che dobbiamo fare va più che bene". Siete già venuti in Maico per fare un corso di formazione sul banco. È stato utile?

"Sì, certamente. Avevamo fatto diversi test in laboratorio, quindi conoscevamo la procedura di come si utilizza un banco di prova. Però i comandi specifici variano da banco a banco, quindi fare un corso ad hoc è stato utile".

Dettaglio: ugello per l'acqua

Il banco di prova collegato con l'unità centrale (apparecchiatura bianca in primo piano) e con un comune pc

Schermata del software

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La differenza si sente

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Se consideriamo il solo serramento ogni produttore sa (o dovrebbe sapere) esattamente qual è il valore di abbattimento acustico che il suo prodotto raggiunge. E sa benissimo quale sarà la differenza di risultato se utilizza un vetro rispetto a un altro. Ma quando si tratta del giunto? Chi può affermare di conoscere realmente la differenza tra un sigillante e un altro? E di poter prevedere il valore di abbattimento acustico che si otterrà a posa ultimata? Maico ed Envircom hanno messo a confronto i diversi sistemi di posa: ecco i risultati dei test.

L'articolo 129, comma 5, del Codice del Consumo afferma che il difetto di conformità derivante da un'installazione imperfetta è equiparabile al difetto di conformità del bene, quando l'installazione fa parte del contratto di vendita. In parole povere: se la finestra ha un valore di abbattimento acustico pari a 40 dB, ma una volta posata il valore registrato dovesse rivelarsi inferiore a 40 dB, la finestra sarà considerata difettosa. Dunque il prodotto che si deve garantire non è la finestra: è l'isolamento acustico dell'intero sistema. Giunto compreso. Il quale, perciò, deve avere prestazioni necessariamente pari o superiori a quelle dichiarate dal serramento.

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'isolamento acustico dipende anche dal giunto


La realtà dei fatti Nell'ambito di un progetto più ampio (vedi box nella pagina a fianco), Maico ed Envircom hanno sottoposto diversi metodi di sigillatura e isolamento dei giunti a cicli di prove per la verifica dell'abbattimento acustico. La particolarità di queste prove è data dal fatto che, rispetto a quanto viene normalmente fatto, per ciascun sistema di posa vengono rilevati i dati reali. Inoltre si tratta del primo studio di tipo comparativo tra i diversi sistemi di posa. Un esempio

Per verificarne la capacità di abbattimento acustico, il materiale da testare viene solitamente inserito in una fuga rettilinea tra due pannelli a elevatissima densità. Qual è il problema? Il problema deriva da due fattori. Il primo riguarda i pannelli utilizzati durante il test, che, essendo a elevatissimo abbattimento acustico, tendono a innalzare in maniera irrealistica il valore di abbattimento del giunto. Il secondo fattore riguarda invece il tipo di giunti testati in laboratorio: si tratta di giunti lineari, privi di angoli, e sono proprio questi ultimi a rappresentare la zona critica per il passaggio di aria e rumore. Il test Maico-Envircom è stato invece realizzato su un pannello con valore misurato di 46 dB (abbastanza simile a quello di un ottimo serramento), di dimensioni 148x123x9 cm, collocato nel muro utilizzando diversi sistemi di posa reali. Per questo motivo i risultati sono affidabili e precisi, ottenuti secondo un metodo scientifico. L'obiettivo è infatti quello di conoscere il reale valore di abbattimento acustico del giunto, considerando l'importanza crescente di questo aspetto e il controllo al quale sono soggetti i fornitori degli elementi di facciata. Essere informati, consapevoli e responsabili è fondamentale.

Che cosa ci dicono i risultati

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Sono stati effettuati due test: il primo su un montaggio in luce (fuga di 10 mm che corre sui quattro lati), il secondo su un controtelaio a "L" (fuga di 10 mm su tre lati e traverso inferiore in appoggio). Di volta in volta sono stati impiegati prodotti differenti e rilevati i risultati migliori ottenibili. Nel caso del montaggio in luce, il sistema di posa che ha dato il più alto livello di abbattimento acustico è la schiuma poliuretanica flessibile abbinata a una sigillatura con silicone (migliore risultato raggiunto 45 dB).

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o studio Maico-Envircom evidenzia i risultati ottenibili con ciascun prodotto isolante


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STUDIO COMPARATIVO SUI GIUNTI DI POSA Maico Technology ha condotto il primo studio che mette a confronto le prestazioni dei sistemi di posa. I giunti – realizzati con le diverse combinazioni di materiali in commercio – sono stati sottoposti ai test di: • abbattimento acustico (in collaborazione con Envircom) • permeabilità all'aria

• tenuta all'acqua. In questo articolo sono presentati alcuni risultati dei test acustici, le tabelle con i risultati completi saranno distribuite nei corsi sulla posa organizzati da Maico Academy ed Envircom. Delle prove di aria e acqua parleremo sul prossimo numero di Tecnogramma.

MAICOTECHNOLOGY

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Dal test emerge chiaramente che una schiuma di ottima qualità (sia tradizionale, sia flessibile), se posata a regola d'arte, può dare già da sola ottimi risultati in termini di abbattimento acustico. Ma dai valori registrati si possono dedurre altre importanti informazioni. Per isolare basta la schiuma

Impiegando unicamente la schiuma si possono ottenere 44 dB (sia con il montaggio in luce sia con il controtelaio a "L", giunto inferiore sigillato con silicone su entrambi i lati e butile). Ma attenzione: la schiuma è un isolante, non un sigillante. Va quindi sempre usata in abbinamento a un sigillante che la protegga da umidità e acqua. Il tempo di asciugatura è importante

Nell'ambito del test, la schiuma ha garantito la sua massima performance (portando il giunto a 44 dB di abbattimento acustico) anche senza rispettare i tempi di asciugatura. Ma questi sono fondamentali. Se si fa passare del tempo e asciugare la schiuma, il risultato sarà infatti differente. Tagliare la schiuma non pregiudica l'abbattimento acustico

Premettendo e sottolineando che tagliare la schiuma non è un'operazione corretta (rende la schiuma più deteriorabile in presenza di umidità), il valore di abbattimento acustico del giunto non peggiora dopo aver tagliato la schiuma sui due lati. Il silicone migliora la performance

Un'ulteriore sigillatura con silicone, su almeno uno dei due lati, permette al giunto di guadagnare un ulteriore dB di abbattimento acustico: da 44 a 45 dB.

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Il silicone da solo è un ottimo isolante

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Il silicone di per sé assicura un ottimo livello di abbattimento acustico: 41 dB se posato su un solo lato, 45 dB se applicato sui due lati (sempre con traverso inferiore in appoggio e sigillato con silicone esterno/interno più butile). Il coprifilo

L'uso di un coprifilo migliora sensibilmente le prestazioni nel caso di un giunto con scarso livello di abbattimento acustico di base (può portare da 30 a 36 dB). Nel caso in cui, invece, il giunto abbia già un ottimo valore, l'applicazione del coprifilo può peggiorarlo (rilevato da 44 a 43 dB).


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na schiuma di qualità dà ottimi valori

In aggiunta è stato testato anche il doppio giunto (telaio/muro + telaio/controtelaio): le diverse combinazioni di schiuma, silicone e nastro autoespandente da 58 mm di larghezza garantiscono – se questi sono posati a regola d'arte – una tenuta del giunto compresa tra 39 e 42 dB, sia con fuga di 10 mm su 4 lati, sia con traverso inferiore in appoggio.

Sapere per scegliere Il vantaggio maggiore di questo studio è la possibilità di confrontare i diversi prodotti in base alla loro capacità isolante e di scegliere di conseguenza. Le tabelle elaborate in seguito ai test rappresentano uno strumento di valutazione immediato e concreto per scegliere con buon senso il sistema di posa più idoneo in ogni singolo caso.

L'ARTICOLO IN PILLOLE

MAGGIORI INFORMAZIONI

• Il giunto deve raggiungere almeno lo stesso valore di abbattimento acustico del serramento. • È possibile conoscere il reale valore del giunto solo se le prove sono effettuate simulando reali situazioni di posa. • Lo studio comparativo effettuato da Maico ed Envircom permette di scegliere tra sistemi di posa differenti.

Michele Bernardi Productmanagement Maico m.bernardi@maico.com


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In principio era la carta. Fin dalla prima uscita ci siamo abituati alle pagine da sfogliare di Tecnogramma. Poi, pur mantenendo la forma stampata, la rivista è uscita anche in versione digitale sul sito www.tecnogramma.it Dal numero 17 la rivista si è smaterializzata: oltre alle pagine di carta, oltre ai clic del mouse, Tecnogramma è diventato voce. Tecnogramma da ascoltare, ovvero la lettura ad alta voce delle notizie dal mondo dei serramenti, è per: • chi vuole tenersi aggiornato ma non trova il tempo di fermarsi a leggere; • chi è spesso in viaggio con l'autoradio accesa; • chi è curioso di sperimentare questa nuova forma della rivista. Per ordinare il cd, compilate il modulo a destra e barrate l'apposita casella. Per scaricare il file audio in formato mp3 o per abbonarvi al Podcast con iTunes o con un altro lettore di Feed RSS, andate alla pagina internet www.maico.com/podcast

tecnogramma Periodico di informazione Maico n. 22 – Giugno 2011 Testi: Roberta Soda, Elisabetta Volpe Progetto grafico: Eugenio Zaffagnini

tecnogramma 22 - Giugno 2011

Redazione: Michele Bernardi, Martina De Rosi, Christian Gasser, Wolfgang Reisigl, Giuseppe Salghetti Drioli, Massimiliano Salvato, Alex Schweitzer, Veico Strim

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Hanno collaborato a questo numero: Domenico Mirandola, Marco Molinari, Hanspeter Platzer, Karlheinz Santer, Roland Santer Stampa: Athesia Druck – Bolzano Contatti: Maico Srl a socio unico Zona Artigianale 15, 39015 S. Leonardo (BZ) Tel. 0473 651 200 (centralino) tecnogramma@maico.com www.tecnogramma.it Periodico Tecnogramma - Sped. in A.P. 70% - DCB Bolzano - N° 2/2004 Autoriz. Dir. Prov. BZ N° 3399/ R4 - Registrato tribunale di Bolzano N° 1/91RST Direttore responsabile: E. Krumm - Direttore: W. Reisigl, Cas. post. N. 20 S. Leonardo

Ringraziamo chi ci ha fornito le immagini contenute in questo numero Partner F.lli Pavanello srl Viale del Lavoro 13 I-5100 Rovigo www.pavanelloserramenti.it info@pavanelloserramenti.it Per le immagini delle pagg. 10, 15 e 16 Arch. Michael Tribus Schiessstandg. 9/1 I-39011 Lana (BZ) www.michaeltribus.com michael.tribus@archiworldpec.it Per l'immagine di pag. 21 Envircom srl via Panciatichi 92 I-50127 Firenze admin@envircom.it www.envircom.it Per le immagini delle pagg. 24 e 25 Edgetech Europe GmbH Gladbacher Strasse 23 D-52525 Heinsberg www.edgetech-europe.com info@edgetech-europe.com Per l'immagine di pag. 38

PB Group - Industria Finestre Italia Via Filippo Turati 2 I-51019 Ponte Buggianese (PT) www.pbgroup.it info@pbgroup.it Per le immagini delle pagg. 35 e 41 Società Cooperativa Cormo Via Magnanini 40 I-42018 S. Martino in Rio (RE) www.cormo.com cormo@cormo.com Per l'immagine di pag. 42 Stock fotografici iStockPhoto - www.istockphoto.com Getty Images - www.gettyimages.com Foto originali Eugenio Zaffagnini Per le foto delle pagg. 4, 5, 26, 27, 50 e 51


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Impresa edile

Costruttore di serramenti

□ □ □ Arretrati

Rivenditore di serramenti

Settore legno

Settore PVC

Settore alluminio

Settore allu/leg

□ Sì

□ No

Progettista Altro (specificare):

Numero 4 Domotica Codice MP90

Raccolta I Il meglio dei nn 1-5 Codice 750041 Numero 7 Scuri e persiane Codice 750038

Numero 8 Superficie Tricoat Codice 750046

Numero 9 Pannelli per portoncini Codice 750070

Numero 10 Consumo energetico Codice 750081

CD Tecnogramma da ascoltare

CD Numero 18 Soluzioni informatiche Codice 750247

CD Numero 19 Rilevamenti in cantiere Codice 758027 CD Numero 20 Norma marcatura CE Codice 758043 CD Numero 21 Oscuranti Codice 758076

CD Numero 22 Ventilazione Codice 758091

Numero 11 Differenziazione Codice 750099

Numero 13 Montaggio ferramenta Codice 750121 Numero 15 Serramenti scorrevoli Codice 750161 Numero 16 Anta-ribalta Codice 750196

Numero 18 Soluzioni informatiche Codice 750241

Numero 19 Rilevamenti in cantiere Codice 758020 Numero 20 Norma marcatura CE Codice 758041

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tecnogramma 22 - Giugno 2011

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1981: anta-ribalta 2011: Multi-Matic

Trent'anni fa Maico porta in Italia i meccanismi per aprire le finestre a ribalta. Oggi c’è Multi-Matic: meno pezzi da gestire, punti di chiusura antieffrazione di serie, ante fino a 180 chili, stop al "calo dell'anta" e alla ruggine. Multi-Matic di Maico, una nuova generazione di ferramenta

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