Il Settimanale di Como, Bruno Gandola 50 anni di attività, a cura di Marco Gatti

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Como Cronaca

Giovedì, 16 novembre 2017 21

Tavernerio Una serata promossa dall’Amministrazione per ringraziare i volontari che si sono mobilitati nelle operazioni

Incendi: il “grazie” ai volontari S

abato 18 novembre, alle ore 21, presso l’Auditorium di Tavernerio l’Amministrazione comunale ha deciso di organizzare una serata per ringraziare i volontari che si sono prodigati per far fronte agli incendi che per giorni hanno bruciato i boschi di Tavernerio. Nel corso dell’emergenza sono state circa 150 le persone prodigatesi per arginare il fronte di fuoco che ha consumato circa 200 ettari di bosco.

La mostra a Milano. Presso la Galleria Previtali, fino al 20 gennaio

B

runo Gandola, 50 anni di attività”, è una mostra speciale quella allestita a Milano, presso la Galleria Previtali, per celebrare l’artista milanese molto legato al territorio comasco. Artista, insegnante, restauratore, consulente. È un lungo curriculum quello che accompagna la vita del maestro Gandola. Scegliamo soltanto alcune delle numerose “perle”: nel 1982 fonda, con la moglie Floriana Spalla, il Museo dello Stucco e della Scagliola Intelvese di Cerano Intelvi; è stato fondatore direttore e insegnante della Scuola di Decorazione Stucco e Scagliola della Comunità Montana Lario Intelvese; ha diretto i restauri degli affreschi e stucchi della Parrocchiale di Socco (Como). Numerose, inoltre, le sue pubblicazioni dedicate al restauro della scagliola. E si potrebbe andare avanti ancora a lungo… La mostra antologica (curata da Marco Carminati e Stefano Zuffi) presso la Galleria Previtali ripercorre mezzo secolo di attività dell’artista e dell’uomo Bruno Gandola. Sono alcuni degli amici più vicini all’artista che ci aiutano a disegnarne la figura: “Se volessimo definire brevemente, con due parole, le caratteristiche del poliedrico artista Bruno Gandola – scrive di lui Marco Carminati pittore, scultore, incisore, ceramista, orafo, scaglionista e all’occorrenza urbanista, diremmo semplicemente che è un uomo schietto e schivo. Che sia schietto ce lo comunica il suo stesso modo di essere, il suo conversare amabile, il volto solenne da patriarca, circondato da una folta barba e reso vivo da due occhi guizzanti, azzurri come il “suo” lago, il lago di Como. Schietto è anche il suo modo di porsi di fronte all’avventura d’artista. Fin dagli inizi, nella bottega del padre modellatore di gessi e stuccatore, Bruno Gandola ha imparato ad amare e conoscere i materiali, a plasmarli con sapienza e pazienza, ad anteporre alla teorizzazione, alla filosofizzazione, alla cerebralizzazione dell’arte, l’arte stessa, il fare artistico, il lavoro in bottega. Bruno Gandola è schietto e schivo perché non si è chiuso nelle ideologie, nei movimenti e nei manifesti, non si è mai allineato dietro i carri dei vincitori di turno. Continua

Bruno Gandola, 50 anni di attività Una rassegna da non perdere che racconta, attraverso le sue opere, il meglio di questo artista amante del Lario schivo per la sua strada, pago della sua solida e corroborante sapienza nel modellare, dipingere, comunicare. Continua schivo per la sua strada, lasciando volentieri ad altri i riflettori delle ribalte, le lodi dei maestri di pensiero prezzolati, le mondanità gonfie di nulla. Per sé Bruno Gandola riserva la soddisfazione interiore, schiva e schietta, di vedere un viandante fermarsi a bere alla fontana di Cerano, e di osservarlo mentre gira attorno al gallo di bronzo che brilla sotto i raggi dell’ultimo sole del giorno”. “La prima impressione che si riceve recandosi nello studio

di B. Gandola – le parole di Floriana Spalla - è un senso di ritorno al passato, nella romantica Milano delle case a ringhiera, con lo studio del pittore in soffitta e gli abbaini che guardano i tetti; ma appena entrati si avverte il senso di professionalità in un ambiente vasto e ben attrezzato, con molte tele appoggiate ai muri bianchi. Gandola è affezionato a questi oggetti, “ognuno mi ricorda un avvenimento” dice, “ha un suo passato da raccontare e mi fornisce il motivo ispirativo per un tema da sviluppare”. Egli conduce il suo lavoro con severa scrupolosità e costanza giornaliera. Quando inizia un quadro, non parte da una precisa idea, la va formando a poco a poco, e la chiarisce lungo la realizzazione dell’opera: “la prima cosa, è il formato della tela, che deve essere adeguata e deve appagare il senso dello spazio; poi si inizia a dipingere in modo spontaneo, semplice”. Questa affermazione è importante per Gandola, che si fa costruire telai con

misure particolari; anche i miscugli di pigmenti e cere, anche le vernici di fissaggio sono sue ricette. Questo atteggiamento non parte dal presupposto di rifiutare ciò che è prefabbricato, ma è finalizzato alla volontà della ricerca empirica che sta alla base del suo amore per la sperimentazione di tecniche e materiali diversi. Gandola ha un carattere ottimista, vive intensamente le sue giornate con la volontà di realizzare le proprie aspirazioni e i propri traguardi. Si dedica con pari impegno ai ruoli che la vita gli impone, di insegnante, marito, padre con cui fa il pittore. Non concepisce la vacanza come riposo, ama viaggiare per “vedere”, conoscere e poi dipingere; Gandola non condivide il divertimento fine a se stesso, la sua gioia è dipingere, il suo hobby è il suo lavoro. “Dipingo per me stesso; se dipingessi per gli altri farei altre cose. Non ho mai dipinti per guadagnare.” Sono parole che mostrano intenti di serietà e di volontà e dalle quali traspare la chiarezza dei suoi

intendimenti”. “Il colore è davvero un elemento sostanziale nella creatività di Bruno Gandola – scrive Stefano Zuffi -. Anche quando lavora con i metalli o con altri materiali della scultura, si ha sempre l’impressione che l’artista pensi “a colori”, studiando l’effetto delle superfici e delle luci in funzione di un effetto cromatico. Nella scultura Bruno Gandola cattura e restituisce il “colore” dell’ambiente, della luce, del mondo. Nella pittura la pasta calda e ricca del colore si sovrappone alla linea, la scavalca e diventa materia tridimensionale. Nell’incisione, il colore si fa più fluido e dilatato. Il mondo di Bruno Gandola è sempre in movimento: persone e animali, case e paesaggi, figure e scenari si mettono in azione, come in un eterno girotondo, dove il tempo non segue un percorso lineare, ma si annoda su sé stesso, ritorna indietro, attraversa le regioni del sogno e della fiaba. Nei colori di un’eterna primavera, il nostro amico Bruno ci offre ancora una volta il suo sorridente, appassionato, mite e intenso amore per la vita”. Nel corso della mostra sono organizzate serate a tema con interventi di Maria Teresa Baldini, Roberto Biffi, Marco Carminati, Stefano Zuffi e Rotary Club – Milano Europa. Tutti gli incontri si svolgeranno presso la Galleria Previtali alle ore 18.30. I prossimi appuntamenti si svolgeranno con il seguente programma. giovedì 16 novembre, Rotary Club – Milano International; sabato 18 novembre, Simone Simoncini: La canzon milanesa; giovedì 23 novembre, Marco Carminati: L’esperienza artistica di Bruno Gandola; giovedì 30 novembre, Maria Teresa Baldini: La creatività della istituzioni; sabato 2 dicembre, Tullio Vidulich: Gli alpini e la grande guerra; giovedì 14 dicembre, Stefano Zuffi: Colore e forma; sabato 16 dicembre, Associazione Amici Museo Casasco Intelvi: Arte e architettura; sabato 13 gennaio, Roberto Biffi: Arte, lirica e fumetto. Ad ogni incontro seguirà un rinfresco e l’omaggio di un’opera grafica di Bruno Gandola, sorteggiata tra i presenti.


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